pubblicato l’11 febbraio 2012, ultima modifica il 14 ottobre 2013 |
La (poco nota) serie E.434 è molto particolare: consiste di una sola motrice. Non è l’unico caso: anche le serie D.461, E.220, e E.471 sono di un solo esemplare, la E.666 addirittura di zero (solo un pre-prototipo, ma ne abbiamo già parlato). Una aspetto curioso è che il numero del suo unico esemplare non è come ci si potrebbe aspettare E.434.001, bensì E.434.068! Non solo. Dato che, secondo la convenzione standard, la terza cifra dell’identificativo del gruppo avrebbe dovuto indicare il numero di motori, la serie avrebbe dovuto chiamarsi E.438 (le E428 c’erano già…). Ma a dispetto di ogni logica, invece della E.438.001 ci fu la E.434.068. Inoltre, se le regole di attribuzione dei codici alle locomotive fossero sempre state rispettate, la E.434 avrebbe dovuto essere un’altra… Ma questa è un’altra storia. Andiamo con ordine.
Nel novembre del 1954, la locomotiva E.424.068 fu modificata e passò alla serie E 434, mantenendo il suo numero di sequenza. L’aspetto esterno della motrice non mutò, se non per la nuova immatricolazione. Fu dotata di nuovi carrelli Im 1250 atti ad ospitare 8 motori invece dei 4 permessi dal carrello tipo I 1250 FS delle E.424, già in opera anche sulle E.636. Dall’esterno i due tipi di carrello sono pressoché indistinguibili.

Carrello E.424 a confronto con quello della E.434. Come si vede, esternamente non si notano differenze.
La macchina venne dotata dei motori di nuova progettazione, 82-330 a 6 poli e doppio avvolgimento indotto connesso in serie. Con un rapporto di trasmissione 20/69 raggiungeva una velocità di 120 km/h e aveva una maggiore potenza della E.424. Fu adottata la nuova trasmissione ad “anello danzante”: un sistema di trasmissione basato su bielle e leve, ben descritto a pag. 10 di una dispensa del corso di Sistemi Elettrici dei Trasporti del prof. Turri (Facoltà di Ingegneria, Università di Padova). Tale caratteristica sarebbe in seguito divenuta la caratteristica vincente del progetto E.646.
La E.434 era (come le E.424) dotata di pantografi di tipo 42 LR (leggero rinforzato).

Rara immagine della E.434 – Foto © Michele Mingari, da http://www.acmetreni.com
Per vent’anni la E.434.068 fu utilizzata come macchina-laboratorio per provare nuove idee e soluzioni. Nel maggio del 1974, finito il ciclo delle prove, la motrice fu riconvertita in E.424.068. Successivamente trasformata in navetta, fu rinumerata in E.424.268. La sua ultima sede fu Palermo, ove venne accantonata.
La presenza di questa serie (anche se fatta di una sola macchina) fece sì che la Tartaruga, nata nel frattempo, diventasse gruppo E.444, lasciando successivamente un buco nella sequenza dei gruppi di macchine Bo’Bo’.
Michele Mingari ha dedicato alla E.438 un libro che viene distribuito da ACME assieme al modello prodotto nel 2013.
Nel modellismo
Una macchina con una storia come questa si propone come esemplare da collezionismo. Rivarossi, poco prima del fallimento, produsse una serie numerata di esemplari della E.434.068, nella sua linea di punta “Galletto”.
ACME l’ha messa a catalogo tra le novità dell’autunno 2013.
In scala N, ci ha pensato Alfonso Scoppetta (HiTechRRModelling): ha messo a catalogo una delle sue E.424 trasformata in E.434.
La realizzazione di Alfonso è un bella macchina con carrozzeria in resina di buona qualità, dotata di un eccellente motore Mashima a 3 poli dal funzionamento estremamente dolce (anche grazie al volano), ed in grado di marciare a velocità bassissime senza problemi. Trazione e presa di corrente sono su tutte le ruote, e la macchina supera senza alcun problema pendenze di anche il 6%.
Su sul forum ASN c’è stata una lunga discussione in proposito dei carrelli (che a me paiono ben riusciti: ricordiamo che due anni fa, la prima versione delle E.424 di HiTechRRModelling aveva dei carrelli DB decisamente inadatti).
A voler essere pignoli (come Richetto rimproverava sempre a Mago Zurlì), guardando con attenzione la foto della fiancata si nota ad esempio che nel carrello di sinistra la prima boccola è esattamente in corrispondenza dell’asse della sala, mentre la seconda è fuori asse di circa 2 mm (ovvero il carrello potrebbe essere leggermente troppo lungo rispetto alla fiancata dello stesso), ma è davvero una cosa quasi impercettibile in vetrina, figurarsi se poi la motrice è sul plastico…
Cos’è la sala? Ricordiamo che nella tecnica ferroviaria una coppia di ruote con il relativo asse viene chiamata sala (dalla già citata dispensa del prof. Turri…).
Sempre per fare le pulci ad un modello peraltro davvero molto buono, noto che sul lato AT non ci sono le prese d’aria – che all’epoca della E.434 erano ancora presenti (anche Alfonso, artefice del modello, mi conferma che effettivamente ci dovrebbero essere…). In particolare, guardando la foto di Mingari, si vede che sul lato AT ve ne sono due coppie (l’altra fiancata dovrebbe invece essere giusta).
Inoltre il pantografo è, come avviene per moltissimi modelli, un Sommerfeldt: ottimo pantografo – ma con i bracci un pò troppo grossi per la scala e noto per avere l’asta diagonale frontale “alla tedesca” (scende da sinistra a destra) invece che come nel Tipo 52 da destra a sinistra. Ma il Tipo 52 sarebbe comunque sbagliato: dovrebbe infatti essere un Tipo 42LR. Il purista non avrà problemi a rimediare, sostituendo i pantografi se vorrà. Anderbbero anche aggiunte le targhe sulla fiancata, operazione facile con delle decals.
La cassa della macchina credo sia di derivazione Lima (del resto era una delle casse più belle prodotte da Lima in scala N), e guardando l’imperiale si può notare il separatore D’Arbela, il che colloca storicamente la macchina nel suo primo decennio di vita.
La cassa può essere sfilata dal telaio con una certa facilità, cosa che consiglia una certa cura nel maneggiare il modello (ma chi non maneggia con cura i propri gioiellini?).
Davvero ottimo il sistema di luci a led bianchi e rossi a seconda della direzione di marcia, con luce quasi costante a diverse velocità (la variabilità è assai minore di quella dei modelli dotati di lampadine a incandescenza). Di nuovo, ad essere superpignoli il “bianco” è un po’ azzurrino invece che (semmai) giallastro. I microled sono montati su un circuitino stampato fatto ad hoc. Per evitare di avere luci in cabina i finestrini sono resi ciechi: per accorgersene bisogna esaminare con attenzione la macchina da molto vicino.
Ultimo piccolo appunto, la mancanza di decals.
Nel complesso si tratta di un modello molto ben riuscito esteticamente, con proprietà di marcia assolutamente eccellenti, presentato in una bella scatola di legno.
E poi, è una E.434, una chicca che non può mancare!
I carrelli della E 434 068 si distinguevano dai carrelli delle E 424 dalla forma delle sabbiere, le quali, non più piatte, anticipavano quanto sarebbe stato poi impiegato sulle E 646. Inoltre il rapporo 20/69 permetteva una velocità massima di 110 km/h, impiegato sperimantalmente poi anche sulle E 646 036 e 037 di prima serie, divenute poi E 645 016 e 017.
Separatore d’Arbela e porta d’accesso frontale caratterizzano la locomotiva nei primi anni di impiego, dal 1954 ai primissimi anni ’60, periodo di adozione dell’IR CGE JRM29, mentre la porta frontale è stata eliminata sulle E 424 e quindi anche sulla E 434 a partire dalla seconda metà degli anni ’60. Non è escluso quindi che la E 434, fotografata pochissimo, si sia presentata nel tempo in vari aspetti, ovvero con separatore e porte frontali, poi con le sole porte frontali, poi nellultimo aspetto, senza porte frontali. Con ogni probabilità le prese d’aria ad orecchia lato cabina AT sono state eliminate nel 1974, alla riconversione in E 424 068.
Modellisticamente, la fiancata dei carrelli del modello HiTech-RRM risulta corta rispetto al passo esatto del carrello in quanto riproduce quella della E 646 di 2^ serie (erroneamente usata per il carrello delle E 424 Lima, notoriamente più corto). Direi che per perfezionare la cosa, la fiancata più adatta da utilizzare è senz’altro quella della E 645 prodotta da CIL, con passo e foggia delle sabbiere esatte.
LV
[…] La E.424 è una delle macchine simbolo di un intera epoca delle FS: quella che va dal dopoguerra all’arrivo dell’alta velocità. Da essa discende la E.434: una macchina usata come prototipo-laboratorio, esistita in un solo esemplare e della quale abbiamo già parlato. […]
[…] le FS avrebbero poi creato gruppi anche per modifiche sperimentali su una singola macchina, come nel caso della E.434. Ricordiamo che la convenzione originale per la numerazione dei gruppi, peraltro ripetutamente […]