Pubblicato l’8 novembre 2017
Nel giugno 2017 si è celebrato il cinquantenario della “Tartaruga”, la E.444 delle FS. Non vi sono stati grandi clamori, ma l’evento non è passato inosservato. TuttoTreno le ha dedicato uno speciale, che fa seguito a quello che le dedicò nel 1997 per il trentennale, ed è apparso un bellissimo libro di quasi 400 pagine, subito vendutissimo, autori Luigi Voltan e Mario Di Fabio, Tiziano Edizioni.
Un altro “mezzo secolo” si compie oggi, 8 novembre 2017: è il cinquantesimo della comparsa del primo modello in scala N della Tartaruga, ad opera della vicentina Lima che l’anno prima aveva dato il via, con la sua linea “Micromodels”, alla scala N italiana. Per inciso, fu un caso in cui il modello in scala N precedette quelli nelle altre scale.
Qui vogliamo celebrare questo compleanno, ripercorrendo la storia della Tartaruga in scala N.
Iniziamo proprio raccontando quella giornata.
L’8 novembre 1967, alle ore 9.00 del mattino, a Roma Termini si avvia un treno con una classificazione particolare: TV33069. Non c’entra Treviso, è diretto a Napoli via Formia. TV sta per Treno Veloce. In testa, la E444.001, prima unità prototipo di una nuova serie di macchine, all sua prima corsa ufficiale, con alla guida i macchinisti Arrighi e Pini. Al seguito,un bagagliaio-posta serie 93.250, una UIC-Y di prima classe, quattro UIC-X di prima ed a chiudere una UIC-X di seconda con comparto ristoro.
Con questa motrice le FS vogliono dare un senso di discontinuità all’immagine della ferrovia. Così anche i colori sono nuovi, ed eleganti: grigio perla e blu orientale. La macchina viene dapprima benedetta, e poi battezzata con una bottiglia di spumante, come una nave, dalle più alte autorità politiche e dell’azienda FS: Aldo Moro, Presidente del Consiglio, Oscar Luigi Scalfaro, Ministro dei Trasporti, Ruben Fienga, Direttore generale delle FS, e numerosi altri funzionari del Ministero e dei vari Servizi dell’Azienda.
Nel corso del viaggio la macchina toccherà i 207 Km/h, restando sopra i 200 Km/h per 10 Km e raggiungendo Napoli in 88 minuti. Ricordimo che in quegli anni le motrici italiane più veloci raggiungevano solo i 140 Km/h. Dopo una breve sosta nella città partenopea, il treno, classificato TV 34020, riparte alle 11.17 e ritorna a Roma, giungendo sul binario 1 alle 12.41,
L’evento fu celebrato anche con la produzione di un cortometraggio che paragona la E.444 ad una vedette. E’ chiaramente datato e, a vederlo oggi, piuttosto lento, ma il minuto finale presenta delle sequenze davvero belle – in particolare le inquadrature del pantografo durante la corsa.
Quello che è meno noto è che, in occasione della corsa inaugurale, le FS donarono a tutti gli invitati un modellino in scala 1;160 della nuova locomotiva, custodito nella teca di legno e plexyglass prodotto dalla Lima.
Il modello Lima
Si apre così la storia delle Tartarughe in Scala N. Il catalogo dell’anno successivo, 1968, riporta la E.444 assieme alle D.341 e E.424 che erano presenti nella linea Micromodel sin dall’inizio. Il numero a catalogo è 206. Come tutti i modelli Lima di quegli anni, ha i ganci a occhiello: una sorta di gancio H0 in versione ridotta.
Il modello esordisce con interessanti modifiche tecniche rispetto alla meccanica delle precedenti E.424 e D.341, che avevano dei motori molto primitivi montati sul telaio, e trasmissione a vite senza fine. La Tartaruga nasce con motore montato sul carrello, e trasmissione a ruote dentate. E’ un gran passo avanti, anche se ancora le qualità di marcia lasciano a desiderare.
Nel 1969 la motrice grigio-azzurra conquista l’onore della copertina del catalogo – non avendo in produzione le Gran Confort TEE, le si associa una UIC-X tedesca nei colori rosso e crema, che così all’occhio non esperto richiama la prestigiosa composizione dei TEE.
L’onore della copertina del catalogo le toccherà più volte: 1970, 1971 e 1973, a indicazione di come in quegli anni fosse considerata il modello di punta della casa vicentina.
Il 1969 è anche l’anno dell’abbandono dei ganci a occhiello per l’adozione dei ganci Arnold, ormai divenuti uno standard, anche se per un po’ di tempo i due tipi di gancio convivranno: ed infatti sulla copertina del catalogo la Tartaruga presenta ancora il gancio vecchio.
Il modello resta in produzione a lungo. Vive un nuovo momento di gloria nel 1977, per l’inaugurazione del primo tratto della Direttissima Roma-Città della Pieve avvenuto il 24 febbraio. In tale occasione viene reiterato il dono ai viaggiatori di un cofanetto contenente la E.444, uguale a quello del 1967 ma con targa adattata all’occasione. Il logo Lima, prima posto sul retro del cofanetto ed ora in bella mostra davanti, é quello nuovo degli anni ’70. In realtà in testa al treno, composto di carrozze Gran Comfort, non c’era la Tartaruga prototipo riprodotta da Lima, ma due E.444 “prima serie” come quelle realizzate in scala N da Rivarossi. Chissà se qualcuno dei passeggeri omaggiati si sarà accorto della (peraltro evidente) differenza…
Negli ultimi anni Lima procede ad una modifica di motore e trasmissione di tutti i suoi modelli, migliorando nettamente la qualità di marcia. A catalogo il numero cambia in 220237L. Nelle immagini seguenti vediamo a confronto la versione originale, con ingranaggi visibili sotto la coppia di ruote in alto a destra, e la Tartaruga Lima di ultima generazione, riconoscibile per gli ingranaggi centrali.
Il modello viene abbellito con scritte (appare tra l’altro la Tartaruga sulla fiancata) e una miglior verniciatura (ad esempio dei corrimano).
La nuova versione resterà in produzione solo per breve tempo. perché presto giunge la fine per la casa vicentina: quella che conosciamo nell’epoca globalizzata del nuovo millennio ne conserva solo lo storico marchio, ormai di proprietà britannica e con produzione cinese.
ArMo
Negli anni che precedono l’uscita dell’ultima versione della Tartaruga prototipo Lima, Cantarella, con il marchio ArMo, ne propone una versione migliorata. Si tratta di poche varianti, come la sostituzione degli orribili pantografi Lima con dei Sommerfeldt, la pittura in argento delle cornici dei finestrini anteriori di cabina e l’aggiunta di corrimano con del filo metallico e la modifica delle prese d’aria a orecchio (forse per riprodurre la 004?).
Rivarossi
Nel 1969 la casa comasca si accoda a Lima, entrando sul nuovo mercato della N in collaborazione con l’americana Atlas. Il suo primo catalogo presenta con l’art. 2196 una E.444 prototipo, analoga a quella Lima.
In realtà questa non verrà mai prodotta: quando arriva davvero sul mercato, non è in versione prototipo ma in versione di prima serie (per la gioia degli ennisti, che altrimenti avrebbero avuto un duplicato di un modello già disponibile!). Ripercorriamo la storia delle Tartarughe Rivarossi seguendo le tracce di Valestelor, che in proposito ha fatto un eccellente lavoro, tanto che lo citiamo quasi verbatim.
L’unità riprodotta è la E444 015 (art. 2196), stessa numerazione di quella in scala 0, che si presenta nel suo stato d’origine, senza la fascia rossa frontale (versione cosiddetta “BaffoBlu”) e con la modanatura in rilievo che cinge la cassa. La qualità della riproduzione molto buona e le eccellenti proprietà di marcia ne fanno un modello che sarà ammirato e conteso dagli Ennisti per mezzo secolo (finora). In più, ha i fanali che si illuminano durante la marcia, cosa che affascina il bambino che è nascosto in ogni modellista. Ancor oggi, il modello non sfigura affatto a fianco di prodotti realizzati con tecnologie assai più moderne e precise. Sono presenti alcuni difetti minori: ad esempio manca il camminamento sull’imperiale, i pantografi sono neri e le ruote rosse invece che bruno o nere, e i disegni della tartaruga sui fianchi delle cabine sono sovradimensionati – ma sappiamo che a volte il modellismo non deve semplicemente riportare in scala esatta tutto, ma piuttosto dare una impressione complessiva che “renda bene” l’originale.
Il fregio frontale FS e la relativa modanatura sono stampati correttamente in rilievo, con ottimo effetto, e non semplicemente tampografati come sulle coeve E.444 in scala H0.
Il modello è un po’ caro, a 7.500 Lire, confrontate con le 2.750 della Lima, ma la qualità della realizzazione giustifica il gap di prezzo.
Nel 1972 le FS commissionano (al vero) la E.444 di seconda serie. Esteticamente le differenze sono minori: la disposizione e l’orientamento delle prese d’aria ad orecchia su entrambi i lati, la presenza lato cabina AT di un ulteriore portellino, e la presenza sul frontale, vicino al numero progressivo, di un piccolo portello per l’accoppiatore della frenatura elettrica, in caso di utilizzo di due unità. Non si giustifica, nel piccolo mercato della N, la modifica dello stampo per adeguarlo. Quando invece, a partire da agosto 1973, viene aggiunta al vero la fascia rossa frontale, Rivarossi risponde prontamente – qui il costo di produzione è molto più basso, trattandosi solo di una modifica della verniciatura, e il risultato assai evidente, tanto da convincere molti modellisti che già hanno in deposito una “BaffoBlu” ad aggiungere la “BaffoRosso”.
Peraltro il modello rimane invariato anche nella numerazione (E.444.015,): si poteva fare una scelta più furba, ma in realtà per leggere il numero ci vuole la lente, e quindi non è un dettaglio così rilevante. Varia il codice articolo che nel 1975/76 riceve il suffisso “/N” e poi dal 1977 diviene, nell’ambito di un cambio di numerazione complessivo, 9161.
Vengono modificati i pantografi, ed è un peccato perché la prima versione aveva l’asta diagonale corretta (guardando frontalmente, sale da sinistra a destra) mentre nella successiva l’asta diagonale ha l’inclinazione opposta. Ebbene, la prima è quella “italiana” che si ritrova nel Pantografo Tipo 52, la seconda è la versione dei pantografi tedeschi. E visto che praticamente tutti i produttori montano i pantografi Sommerfeldt, quasi tutti i modelli di motrici italiane in scala N hanno i pantografi sbagliati… Faceva eccezione la Tartaruga Rivarossi, ma purtroppo solo in prima versione. Di nuovo, si tratta di un piccolissimo dettaglio che comunque ai più sfugge o non interessa.
Fino alla metà degli anni ‘80 la E444, viene venduta anche nella confezione 9006 “Italien-Holland Express” che comprende anche due carrozze FS UIC-X ed un vagone letto. La confezione 9096 è uno starting kit che comprende anche un ovale di binari ed un trasformatore.
Dopo la metà degli anni ’80 vengono introdotti i pantografi rossi, e nel 1986 viene annunciata una macchina con diversa numerazione: la E444.006 (art. 9162).
Nel 1987 le FS modificano 18 motrici allungando i rapporti di trasmissione, e curiosamente le rinominano E.447. Strano, perché nella tradizione della marcatura delle motrici elettriche FS, prima ma anche dopo il caso delle Tartarughe, i numeri dispari hanno designato il rapporti più corto (es, 625, 645, 633) usualmente destinato alla trazione merci e non quello più lungo. Poi in genere il numero cambia di una unità, mentre qui si vara di tre, chissà per quale ragione.
Rivarossi coglie al volo l’occasione, e mette a catalogo nel 1988, l’art. 9164 che rappresenta la E.447.023. Per la verità cambia solo la stampa del numero di serie sul frontale della macchina, anche se lo stampo resta quello, con le modanature che sulle E.447 non ci sono. Ma è un piccolo dettaglio poco visibile, e i modellisti corrono a comprarla, Lo stesso anno viene messa a catalogo (art. 9163) anche una E.444 con diversa numerazione: è la 053.
Nel 1992 si ha un ultimo aggiornamento con l’adozione di una migliore motorizzazione a cinque poli (Mabuchi). Per individuare la motorizzazione senza smontare la loco, basta guardare il sottocassa del modello: se il portacarboncino che si vede ha un foro piccolo come uno spillo, il motore è il vecchio Rivarossi a tre poli, mentre se il foro è piu grande è il Mabuchi a 5 poli.
Sempre nell’ultima produzione, vengono eliminati i giunti cardanici in plastica rossa o nera con un tubetto siliconico tra gli alberi del motore e quelli di trasmissione, diminuendo la rumorosità di marcia.
I nuovi modelli vengono proposte in due nuove numerazioni, la E.444.091 (art. 9158) e la E.447.041 (art. 9159). Costano 170.000 Lire, oltre 22 volte il prezzo di 13 anni prima: sono anni in cui l’inflazione è pesantissima.
Va detto che il modello la 091 non riproduce fedelmente la loco vera: essendo questa di seconda serie e non di prima per prese d’aria a orecchio sulla fiancata in numero e posizione differente.
I due modelli rimangono comunque in produzione per poco tempo. L’azienda intanto assorbe Lima, ed annuncia l’uscita di una Tartaruga di prima serie nella nuova linea MiniTrain del marchio vicentino (un rebranding del proprio modello?). Dovrebbe essere l’art. 220237 ma non esce mai, perché nel frattempo Rivarossi acquisisce anche la storica Arnold Rapido, e nell’ambito della ristrutturazione aziendale decide di delegare la scala N al marchio tedesco.
Torniamo indietro di qualche anno. Al vero accade che attorno ai 30 anni di vita, tra il 1989 e il 1994, la E.444 venga profondamente modificata, con il revamp che le cambia i connotati, facendole perdere l’eleganza di origine ma migliorando, tra altre cose, aerodinamica e comfort per i macchinisti. Non sono però anni facili per le case modellistiche storiche, così né a Como né a Vicenza si pensa a realizzare un nuovo stampo.
Fabrizio Vescovo, titolare del negozio Euromodellismo di Milano, incarica Laser di produrgli delle casse per la E.444R (detta “Ribollita”). Vengono clonate in resina fiancate e imperiale, mentre le cabine sono realizzate ex novo. La carrozzeria è realizzata in modo da calzare perfettamente sul telaio Rivarossi. Ne vengono commercializzate due versioni: l’art. 1001 che presenta varie numerazioni di servizio bianche, a il 1001,1 che riproduce la macchina con varie numerazioni rosse. Tra quelle con i numeri rossi vi è la E.444R.058 che vediamo in foto.
Di lì a poco arriverà, al vero, anche la nuova livrea XMPR, ma Euromodellismo, che probabilmente ha già venduto tutta la sua produzione, non prende in considerazione la possibilità di una nuova edizione del modello. Ci penserà uno dei personaaggi storici della Scala N italiana: Gianfranco Bianco, creatore del (piccolo) marchio Tibidabo.
Mehano – Tibidabo
A Novegro 2001, Gianfranco Bianco, creatore del marchio Tibidabo che già negli anni ’60 aveva realizzato la E.626 in scala N, presenta due future realizzazioni: E424 e E444R, mostrandone i campioni dei suoi stampi. Un anno dopo, a Novegro 2002, presenta i primi campioni definitivi. E’ riuscito a fare un accordo con la Jugoslava Mehanotechnica, che è già stato uno dei fornitori di Rivarossi, La distribuzione avvenne nell’autunno/inverno successivo (2003). I due modelli sono poi declinati ciascuno i varie livree. Saranno commercializzati con due marchi: Tibidabo e Mehano, anche se quest’ultimo sarà quello di maggior diffusione.
Ne nasce una Ribollita piuttosto bella, con un aggiuntivo che permette di inserire un vomere intero levando il gancio Arnold sul frontale del modello e guadagnando in resa realistica. La velocità massima è limitata (ironico che sul plastico la tartaruga finisca per essere la motrice più lenta!): ad alcuni piace, ad altri meno. De gustibus disputandum non est. Resta il fatto che questi modelli Mehano viaggiano, in scala, al massimo 120 Km/h, il che va bene per la E.424 ma non per la E.444 a meno che il plastico non sia tutto curve…
Le versioni prodotte comprendono la livrea di origine (più curata di quella Euromodellismo, con numero di serie 107), la XMPR di origine con il frontale verde, e la XMPR definitiva con la bandiera italiana messa di traverso (verde, bianco e rosso, con numero di serie 075). Il prezzo di origine si aggira attorno ai 150 €.
Ne riproponiamo varie immagini.
Ferrovia del Caimano
Come abbiamo visto la crisi del settore aveva messo fuori gioco sia Lima che Rivarossi, ma di modellisti che cercano la Tartaruga ce n’é ancora diversi, Inizia così la caccia all’usato, e su ebay i ricercatissimi modelli Rivarossi spuntano quotazioni pari al nuovo se non superiori, arrivando a passare anche l’asta dei 150 Euro per un modello perfettamente conservato (fenomeno che continua tutt’oggi).
E’ così che Ilario Baccari pensa a produrre delle carrozzerie clonando in resina il modello Rivarossi ormai fuori produzione: la sua hobbystica “Ferrovia del Caimano” realizza delle belle casse. Motorizzarle non è difficile, dato che reperire modelli commerciali con passo e interperno accettabili non è difficile: vanno bene ad esempio i diffusi diesel tedeschi V160.
AssoEnne -Almamodels
Una riedizione della E.444 si ha ad opera di Almamodels, poi ripresa da Assoenne, creatura di Marco Gallo che ad Almamodels succede, e che terminerà presto la sua breve esistenza confluendo in NParty. Comprende sia la versione “BaffoBlu” che la “BaffoRosso”.
Irmodel
Nino Iraci (Irmodel) ha prodotto alcune versioni: la 019 e la 053, ma sopratutto la 005 Elettronica – che altrimenti mancherebbe alla scala N! La 444019 presenta la particolarità di essere tra quelle modificate con portelli dei gruppi statici al posto dei motoalternatori.
Nel listino 2010 la 019 quotava 230€, e la 005 era dichiarata “in preparazione”. Non sappiamo se sia poi arrivata in commercio.
Euromodell FP
A gennaio 2011 Bodo Fonfara annuncia che la sua Euromodell FP produrrà in piccola serie la Tartaruga. Il prezzo annunciato è – come sempre – da gioelleria: 850 Euro. Del resto si tratta di un modello costruito a mano, in ottone con dettagli in fotoincisione, con dei pantografi sottili e realistici. Il modello, del peso di 160 grammi, è azionato da un motore Faulhaber (Typ 1319) con due volani dal diametro di 11 mm e trazione su tutti gli assi. Splendido modello, per i pochi che se lo possono permettere. Riempie un “buco” nella scala N italiana, perchè a differenza delle Rivarossi è una “seconda serie”.
Euromodell FP ha riprodotto anche la E.444R.036 in XMPR.
Eurotrain SL
Anche la breve e travagliata vita di Eurotrain SL lascia un piccolo segno nella storia della Tartaruga. A Verona ModelExpo 2012 presenta dei cloni in resina del modello Rivarossi che sono ceduti, grezzi, a 10 €.
HiTech RR Models
Lo stesso anno, presso la stessa fiera è acquistabile un’altra versione della Ribollita, ed è quella nella livrea finora mancante: la ESCI, che al vero interessò solo quattro motrici, tra cui la 081 riprodotta. E’ realizzata da Alfonso Scoppetta con il marchio HiTech RR Models.
ASN
Nel 2016 ASN annuncia il progetto di rifare la E.444 prototipo in scala esatta (la Lima era troppo larga). Il lavoro congiunto di alcuni soci (Maldifassi, Malinverno, Cordioli, Cucchi e Chivella) che mettono a disposizione le loro competenza produce un kit motorizzabile con una Minitrix 216.
Il kit comprende la cassa in resina, fusioni in metallo bianco dell’imperiale e del sottocassa e degli aggiuntivi come le trombe, le prese d’aria, le fiancate dei carrelli, una lastrina degli aggiuntivi in fotoincisione come i corrimani, i mancorrenti, le tubazioni, i tergicristalli, i fregi, le griglie, i Rec, i ganci, una lastina con i noti pantografi di Mario, decals, respingenti, vetri tagliati a misura e istruzioni per l’assemblaggio.
Pirata
Ancora Verona 2016: Pirata annuncia la produzione di nuove tartarughe e ne mostra un prototipo
Dovrebbe trattarsi del primo modello di una locomotiva realizzato in modo industriale da Pirata in collaborazione con Mehano, usando tecniche quali termoplastica e tampografia, e non dovrebbe essere una mera riedizione dei modelli del passato della casa slovena. Promette di avere luci a microled, funzionanti e sincronizzate con il senso di marcia e presa DCC standard NEM. Curiosamente, la produzione prevista (almeno in una prima fase) invece non comprende la ESCI presentata, ma invece una versione grigia della E444R.013 in corsa di prova nel 1993, due diverse versioni in livrea di origine (la 046 e la 103, diverse per la posizione del logo FS frontale, sul lato destro sulla prima e centrale sulla seconda), e due versioni XMPR1 (la 005 e la 110 che si distinguono per la fascia inferiore, blu nella prima e verde nella seconda). Prezzo annunciato: 179 €, più o meno lo stesso delle Mehano di un tempo, ma oltre dieci anni più tardi. Per fortuna non c’è più l’inflazione degli anni ’70, con buona pace di chi nostalgicamente dice che la Lira era meglio.
La XMPR2 e la ESCI non sono previste in prima battuta, perché al vero presentano modifiche importanti: griglie, prese d’aria e soprattutto un finestrino accecato, e quindi necessitano di una modifica allo stampo. Dunque il programma è di fare una prima produzione con le cinque versioni annunciate, e solo successivamente modificare lo stampo, il che che renderà successivamente impossibile produrre nuovamente i primi modelli.
La produzione era prevista per Marzo ’17. ma a Verona e Novegro si rivede sempre solo il solito prototipo. Quando arriveranno sui plastici?
Colli
A Novegro 2017 si vede il preprototipo di una E.444 in metallo di Lorenzo Colli. Lo stampo è a buon punto. Il 2018 ci porterà la versione definitiva?
Fratix
Analogo discorso per Fratix, che sempre a Novegro 2017 presenta una versione in resina caricata. Anche qui manca ancora il telaio con la motorizzazione. Interessante osservare che si tratta di un modello della seconda serie di Tartarughe.
Alcune elaborazioni
Alcuni modellisti non si accontentano della produzione industriale, e cercano di migliorare i modelli o di derivarne versioni particolari. Ne presentiamo una piccola rassegna relativa alle Tartarughe, certamente non esaustiva.
Blaine Bachmann aveva elaborato la Lima nel 2001, migliorandone vari particolari e producendo delle decals poi messe a disposizione della comunità. Con queste ultime si possono anche modificare i numeri di serie delle Rivarossi. Aveva anche sostituito la motorizzazione con un modello Kato, pubblicandone le istruzioni (in inglese).
I resinai sono sempre all’opera, e in circolazione si trovano anche cloni della carrozzeria del prototipo della Lima.
Danifer (Giuseppe Borzellino) ha messo a disposizione dei modellisti interessati vetri con le cornici di sicurezza per migliorare il modello Rivarossi.
Proprio il modello Rivarossi è stato oggetto di elaborazioni da parte di Antonio Aznar, che ha digitalizzato il modello aggiungendo nuovi pantografi, tubi freno, e riuscendo ad abbassare leggermente il modello sui carrelli, migliorando il realismo e “sporcando” il modello (weathering).
Antonio ha pubblicato anche un video che permette di apprezzare il modello.
Interessante anche l’elaborazione di Graziano Cucchi, che è partito da un modello Rivarossi disastrato per realizzare la 056. In effetti le Tartarughe shunt chopper (056 e 057) in N mancavano! Le modifiche apportate riguardano l’imperiale, le prese d’aria aggiunte, le fiancate dei carrelli. Alcune scritte provengono dal Kit E444.001/ASN.
Gli Zaggia (padre e figlio) hanno invece lavorato su un modello Mehano, con l’aiuto di decals fatte ad hoc da Maurizio Chivella. Uno sguardo al frontale rende merito al gran lavoro fatto. Va ricordato che siamo in scala N, e che la foto è grande almeno il doppio del modello!
Chi poi vuole adeguare la velocità del modello può procedere alla sostituzione del motore. Il Mashima originale viaggia a 7800 giri/min., ma la maggior parte dei motori usati, ad esempio, nelle meccaniche giapponesi effettuano tra i 12000 e i 16000 giri/min: 13.000/7.800*120 (120=vmax in scala della Mehano) fa la magica velocità di 200 Km/h, giusta giusta…
Conclusione
Passato il cinquantesimo compleanno, la Tartaruga di Trenitalia sta per andare in pensione (noi umani invece dobbiamo attendere i 67…). La sua versione in scala 1:160, invece, di pensione sembra non volerne sentir parlare: a cinquant’anni dall’esordio, i tre principali produttori della N italiana hanno in ancora in cantiere dei modelli promettenti e interessanti. Speriamo che le promesse siano da ferroviere, e non da marinaio!
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