Pubblicato il 28 aprile 2018, ultima modifica 2 maggio
Abbiamo visto come la classificazione dei gruppi di locomotive FS cercasse di convogliare alcune informazioni, tra cui indubitabilmente la principale, presente nel vapore e nelle macchine elettriche ed endotermiche, sia legata al rodiggio o almeno al numero di assi motori. Informazioni ausiliare riguardano la tipologia (nel vapore lotoconder o macchine a tender separato), il numero di motori (elettriche), il tipo di uso (diesel), la sequenza temporale di produzione. Talvolta (nei diesel) è anche presente una indicazione del costruttore del motore.
Nell’approcciare la classificazione di auto- ed elettromotrici la prospettiva fu completamente diversa, focalizzando prevalentemente sul numero di posti disponibili per i passeggeri, complementato da un indicazione della tipologia di motore, da indicazione del produttore e da altre caratteristiche che vedremo in dettaglio. Quando poi si passa agli elettrotreni (e autotreni) il panorama cambia di nuovo.
Ci arriviamo: un passo alla volta.
Iniziamo con la classificazione di tipo: in ambito FS si parla di Automotrici Leggere (AL), Elettrotreni (ETR) e Autotreni (ATR).
Automotrici Leggere
Le AL sono distinte in cinque tipologie: ALv, ALb, ALn, ALg e ALe – a vapore, a benzina, a nafta, a gasogeno, ed elettriche. Il vapore fu solo una breve fase sperimentale, rapidamente scartata.
La benzina, scelta iniziale per le Littorine, fu presto abbandonata per il pericolo di incendio, assai superiore che con i motori diesel (nafta), che quindi divennero la scelta obbligata per le linee non elettrificate.
Il gas (“gas di gassogeno”, un gas povero ottenuto dalla lenta combustione di carbone e legna in difetto di ossigeno, composto quindi da monossido e biossido di carbonio, azoto e idrogeno, con un potere calorifico pari a un ottavo di quello della benzina) fu usato come alternativa nel periodo della guerra e nei primi anni successivi, anche se sostanzialmente localizzato principalmente nella bassa padana (prevalentemente Mantova e dintorni, con qualche altra locazione nel Nord Italia).
Anche molte ALb (64 e 56) vennero per convertite a gas (metano) senza però cambiare marcatura.
Alle AL si associano dei rimorchi costruiti ad hoc, generalmente omogenei come disegno alla AL di riferimento. Essendo non automotori, perdono la A e diventano solo “L”, seguita però dall’indicazione del tipo di motore: quindi Ln ed Le (non ci risulta l’esistenza di Lv, Lb e Lg). Curioso no? Sono senza motore ma hanno indicazione della motorizzazione. Perché? Perché sono dotate di cabina di guida, e l’accoppiamento dei comandi da trasmettere alla automotrice ovviamente cambia a seconda del tipo di motorizzazione (e non solo: spesso anche dalla specifica famiglia).

Ln 664 e Le 640: simili ma non intercambiabili. In alto: Ln664.14xx a Lugo nel 92. Foto © Stefano Paolini da trenomania. In basso: Le 640.053 a Bolzano nel 1994 – Foto © Raffaele Bonaca da trenomania
Ecco che abbiamo gli ingredienti necessari per la classificazione: ad esempio ALb.25 (benzina a 25 posti), che fu la prima automotrice a cui si applicò queso schema di classificazione, oppure ALn.80 (nafta a 80 posti).

ALb 25, http://www.forum.ferrovie.it
Vi sono però altri due elementi: il costruttore, riportato come cifra iniziale nella marcatura a quattro cifre dei singoli esemplari, proprio come avviene con le motrici diesel, ed il raddoppio della prima cifra nel caso di automotrici telecomandabili da una analoga automotrice accoppiata.
I costruttore “storici” sono due, FIAT e Breda, che ebbero lo stesso numero usato per le motrici diesel: 1 e 2. Per il resto, vi furono alcuni modelli prodotti da OM (3), Ansaldo, (4), Reggiane (5) ed altri (6).
Ecco quindi che abbiamo ad esempio ALn.556.2xxx, diesel telecomandabile a 56 posti di costruzione Breda e ALn.668.1xxx diesel telecomandabile a 68 posti di costruzione FIAT e ALn. Spesso la prima cifra delle 3 x che individuano il numero di serie di una specifica macchina indica la sottoserie. Proprio le ALn.668 sono all’origine di una eccezione, causata dal loro gran successo: visto il gran numero di sottoserie già prodotte dal costruttore torinese, fu necessario fare un “riporto”. Poiché Ansaldo aveva già prodotto delle 2xxx, si decise di “ricominciare da tre”, e pertanto alcune serie FIAT sono delle ALn 668.3xxx. La cosa non presentava particolari problemi perché OM, titolare del numero “3”, aveva cessato la sua vita indipendente ed era stata assorbita da FIAT.
Va ricordata la speciale marcatura “t” (per “turistica”) applicata alla sola ALtn.444.
In anni recenti, che hanno visto la nascita dei “Minuetti“, tutte le convenzioni precedenti sono andate perse. Queste macchino costituiscono i gruppi ALn 501 e 502 senza più alcun riferimento al numero di posti o al costruttore (Alstom).
Infine, anche per le AL come ad esempio per le macchine a vapore il prefisso R indica scartamento ridotto, come nella RALn 60.

RAln.60 caricata su un carro a scartamento normale per il trasporto. Foto © G.Sparacio da ipdt-community.it
Automotrici Leggere Elettriche (ALe)
I criteri visti si applicano in buona parte anche alle ALe, ma con qualche differenza. Anche qui l’elemento fondamentale è l’indicazione del numero di posti a sedere, che va ad occupare le prime due cifre di ciascun gruppo. La telecomandabilità da una macchina analoga accoppiate era sempre presente, quindi nessun necessità di indicarla col raddoppio della prima cifra come per le ALn.
In precedenza le non moltissime elettromotrici (non leggere) esistenti seguivano lo standard delle locomotive elettriche, ed erano “E.”, come nel caso della E.623.
La prima elettromotrice marcata ALe fu la ALe 79.2001, con le sorelle 88 e 40 (esternamente uguali, differivano solo per il numero di posti offerti e il loro arrangiamento interno).
Si riconosce nel gruppo a 4 cifre l’indicazione del costruttore: Breda. Quasi subito però si decise di passare ad una marcatura di 3+3 cifre, e le due automotrici divennero ALe 792.001 e ALe 882.001. Di lì a poco ne vennero costruite delle varianti, per identificare le quali si giocò sull’ultima cifra, ottenendo le serie 790 e 880/883.
La prassi rimase in vigore, con un non chiarissimo significato della terza cifra, che venne slegata dall’identificazione del costruttore ma non ebbe un chiaro algoritmo di definizione, potendo essere zero come nelle ALe.840, uno come nella ALe.601 o ALe.801, tre come nelle ALe.803, quattro nelle Ale.804, senza però che ci siano state la ALe 800 o la ALe 802. Dopo il 1990 anche l’indicazione del numero di posti viene abbandonata, ed ecco quindi ad esempio le ALe.426, 501, 710.
Interessante la marcatura “bc” applicata ad alcune Le: sta per BiCorrente e dotava alcune Le 840 (che divenivano appunto Lebc 840) di pantografi trifase e di un sistema trasformatore-raddrizzatore che permetteva di alimentare sotto catenaria trifase i motori della ALe 840 a 3kV in continua accoppiate. Fu una prassi utilissima nel periodo in cui sulla Torino Genova convivevano le due diverse alimentazioni, perché permetteva di dover cambiare locomotore a metà tragitto.
Elettrotreni (ETR) e Autotreni (ATR)
L’elettrotreno è un convoglio automotore, in genere a composizione bloccata e non scomponibile, nel quale la trazione non è concentrata solo nel locomotore ma è distribuita su più carrelli, anche se non su tutti, nell’intero convoglio. Il primo fu l’ETR 200 – dove la prima cifra indica il costruttore, Breda, presto affiancato da un meno fortunato convoglio diesel: l’ATR 100, con l’1 che indica il costruttore FIAT.
Le denominazioni successive indicano varianti (ETR 220 e 240) o evoluzioni, con ETR 300 e la sua versione “accorciata” ETR 250, e successivamente la famiglia dei Pendolini, da ETR.401 a ETR.485. Non c’è un significato particolare attribuibile alle cifre usate nella denominazione. Inoltre, non sempre l’attribuzione della sigla ETR è corretta: ad esempio, l’ETR 500 (Frecciarossa) non è un elettrotreno, mentre lo sono alcuni convogli marcati ALe: ad esempio 426, 501, 710. Il Frecciarossa 1000 poi è stato curiosamente classificato come ETR 400, a ulteriore riprova dell’assenza di una logica stringente nella definizione delle sigle (la serie 400 non era stata riservata ai Pendolini?).
Quanto agli ATR, dopo la poco felice prestazione offerta dagli ATR 100, di fatto non se ne è più parlato in ambito FS, anche se, di nuovo, l’ALn.501 (Minuetto diesel) è tecnicamente un ATR anche se marcato ALn.
Di recente in ambito Trenitalia le idee sembrano un po’ confuse. I Coradia Jazz (ovvero i “Minuetti lunghi”) hanno avuto immatricolazione ETR.425 per le unità a 5 casse, ed ETR.324 per quelle a 4 casse, dunque con l’ultima cifra apparentemente indicante la composizione. Per i nuovi Rock che stanno arrivando sui binari italiani invece è la prima cifra della classificazione indicherà la composizione dell’elettrotreno, con classificazione ETR.421, 521 e 621 rispettivamente nelle composizioni a 4, 5 e 6 casse.
Ricordiamo infine che in anni recenti le sigle ATR ed ETR sono state impiegate da varie divisioni regionale per classificare alcuni mezzi destinati al traffico vicinale.
La “stranezza” del Minuetto sta nella sua classificazione in tre veicoli distinti “Alx501-Lx220-Alx502”, quando in realtà è un convoglio articolato e inscindibile…
Oltre che nella bassa padana già citata, automotrici a metano ex ALb64 furono assegnate negli anni ’40 alla MMO (Monza-Molteno-Oggiono).
Grazie
Le automotrici ALg non erano alimentate a metano (che è già un combustibile dal discreto potere calorifico) ma -appunto- dal cosiddetto “gas di gassogeno”, un gas povero ottenuto dalla lenta combustione di carbone e legna in difetto di ossigeno, composto quindi da monossido e biossido di carbonio, azoto e idrogeno, con un potere calorifico pari a un ottavo di quello della benzina.
Fonte e dettagli: https://it.wikipedia.org/wiki/Gassogeno
hai ragione! Le ALg erano a gasogeno, ma alcune ALb erano state invece convertite a metano, anche senza (credo) cambiare marcatura. http://www.fondazionefs.it/content/fondazione/it/it/approfondimenti/archivio/2016/10/2/le-automotrici-tra-guerra-e-ricostruzione.html