Pubblicato il 18 gennaio 2020
Quelli che di solito sono chiamati “incroci” andrebbero più correttamente detti “intersezioni”. Si hanno quando due binari si incrociano a raso senza possibilità di cambiare binario di percorrenza. Tutti i sistemi commerciali di binari modellistici ne presentano almeno uno, ma spesso anche più, a diversi angoli di incrocio (tipicamente 15º, 30º e 90º). Nei plastici sono spesso presenti, specie quando due linee con correnti diverse si incontrano. Nella realtà sono invece molto più rari: fateci caso! Al vero, infatti, quando due binari si incrociano, lo fanno nella gran maggioranza dei casi con uno scambio inglese che permette di cambiare linea.
Anche nell’immagine sopra, gli incroci “semplici” che si vedono sono riconducibili ad una “forbice”: tipica configurazione applicata a due binari paralleli che permette, in uno spazio limitato, di spostarsi da sinistra a destra o viceversa.
In genere la “forbice” si presenta con quattro scambi ed un incrocio centrale. Tale configurazione è detta in inglese “scissor crossover” per la sua forma a forbice per la presenza del rombo centrale (l’incrocio).
Certo, vi sono altri casi nei quali gli incroci sono indispensabili, come per le “Stelle di inversione” dove ne occorrono tre.
Il record per la densità di incroci lo deteneva sicuramente la stazione di Newcastle in Inghilterra.
Ad oggi la sua struttura è completamente cambiata, e di incroci non ve ne sono più. Sono rimasti invece degli scambi inglesi (per forza, visto dove siamo…).
L’incrocio (o intersezione) ha poi senso quando si attraversano due binari di scartamento differenti, perché in tal caso l’opzione di cambiare linea non è data.

Stazione di Sassari nel 1970, dettaglio da una foto postata sul forunm ferrovie.it con un incrocio tra scartamenti diversi.
Rare sono le intersezioni a raso a 90º, ormai scomparse sulle linee e rimaste forse in qualche raccordo industriate. Un caso noto era quello dell’incrocio tra la ferrovia Bolzano-Merano e la ferro-tramvia Lana-Postal (tra l’altro le due linee aeree avevano tensioni differenti).
Per inciso, in scala N troviamo incroci a 90º nei sistemi di binari di Arnold e Kato.
Come dicevamo, sul plastico invece la presenza di incroci non è infrequente: le due linee che si attraversano sono elettricamente isolate una dall’altra, e quindi in varie occasioni risultano assai comodi e semplici da usare, mentre la gestione degli scambi inglesi al loro posto sarebbe elettricamente complicata (almeno nei plastici analogici).
Negli scambi modellistici i quattro cuori sono problematici, perché metterebbero a contatto rotaie con diverse alimentazioni: vengono pertanto in genere realizzati in plastica. Sono quindi neri, e piuttosto brutti (anche se siamo abituati a vederli…).
Questi segmenti non conduttori possono essere all’origine di irregolarità nella marcia: la perdita di tensione elettrica può causare il fermo della motrice, allo stesso modo in cui può avvenire sugli scambi, ma qui con frequenza maggiore per la presenza di vari cuori.
Per minimizzare il problema, l’incrocio Minitrix a 30º presenta due soli cuori di plastica: il prezzo che si paga è la non indipendenza elettrica delle due linee che si incrociano.
Peco offre invece l’incrocio “electrofrog” interamente in metallo (così come i suoi scambi dello stesso genere che abbiamo discusso in una precedente nota).
Ovviamente però le complicazioni elettriche sono non banali. Tutte le “V” sono elettricamente connesse, e quindi l’incrocio si presenta con quattro zone elettriche, per ciascuna delle quali vi è un filo di alimentazione sotto lo scambio. Le abbiamo colorate nella seguente immagine. I controbinari centrali (evidenziati in giallo) non sono elettrificati.
L’incrocio va quindi gestito elettricamente quasi come se fosse uno scambio, o un doppio scambio inglese, dando le polarità a seconda della percorrenza voluta. In genere lo si fa in connessione con il controllo degli scambi che definiscono l’instradamento che conduce all’intersezione.
Supponiamo di avere il polo positivo sul rosso e quello negativo sul verde. Negli attraversamenti dal basso a destra verso l’alto a sinistra (LL-UR: Lower Left to Upper Right) e viceversa la zona viola dovrà assumere polarità positiva (rossa) e quella blu la negativa (verde).
L’opposto accade per attraversamenti lungo l’altra direttrice (UL-LR, Upper Left to Lower Right) nel qual caso il blu deve essere positivo (rosso) e il viola negativo (verde).
Se vi sono dei grattacapi nel gestire questi incroci, per contro si hanno alcuni vantaggi: non vi sono gli antiestetici cuori neri (anche se le controrotaie centrali sono invece forse un po’ troppo massicce), ma soprattutto pure motrici piccole come i Köf, per i quali gli incroci tradizionali sono un vero incubo, viaggiano anche a bassa velocità senza alcun problema.

Köf FS di Arnold Rapido, da https://trenini.jimdo.com/
Ci fermiamo qui, per ora: una prossima volta entreremo più in dettaglio negli “Scissor crossovers” in scala N.
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