Pubblicato il 23 maggio 2020
Immaginate un bambino svizzero che a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 vada per diverse estati in vacanza in Liguria. In quegli anni ci si sposta prevalentemente in treno – la motorizzazione di massa è alle porte, ma non è ancora giunta. La famiglia parte dai pressi di Zurigo, salendo su un convoglio che in composizione ha carrozze provenienti da Scandinavia, Germania, Olanda e Francia, ma anche le vetture castano/isabella del paese verso cui il treno si dirige.

Treno internazionale a destinazione Italia sulla ferrovia del Gottardo (Wassen 1955, 11419 SBB Ae 6/6, Foto Brian Stephenson da railpictures.net)
Il viaggio sarà lungo e occuperà la giornata intera, ma il bimbo non si annoia. Il suo nasino è incollato al finestrino mentre il treno attraversa il meraviglioso scenario del Gottardo: i monte e i boschi sono belli, ma la cosa che più lo diverte è cercare di scorgere un altro convoglio giù in valle, sui binari su cui il suo treno è passato poco prima nel suo lento e sinuoso arrampicarsi. Intravvedere per un attimo un altrettanto sinuoso Coccodrillo prima che l’oscurità delle viscere della montagna spenga il panorama gli dà un sussulto.
Dopo varie ore di viaggio, passato il confine con la lunga sosta per il controllo dei documenti, si giunge a Milano Centrale. Il chiasso della stazione, con il carretto tirato a mano da un omino in giacca bianca che tende bibite e panini alle braccia che dai finestrini si protendono verso di lui fa capire che sì, siamo arrivati in Italia. Lì prova l’emozione più grande, quando per la prima volta vede apparire un treno davvero speciale: invece che il solito verde muschio delle carrozze elvetiche, o del bicolore castano-isabella dei treni italiani è di un elegantissima accoppiata di azzurro e blu.

Treno Azzurro a Milano Centrale – Foto tratta dal profilo Facebook del Centro Storico Fiat
Negli anni successivi, quando il rito del viaggio estivo si ripeterà, già prima di giungere a Milano lo prenderà una strana inquietudine: rivedrà il Treno Azzurro? Ma per ora il viaggio prosegue. Dopo Milano c’è la grande pianura, fino a giungere ad altri monti, gli Appennini, con altre gallerie. Quando finalmente si sbuca dall’ultima, e si apre il finestrino, l’aria già sa di mare: quel mare che poi, da Genova fino alla stazione di arrivo, irromperà con lampi del suo poderoso blu tra un tunnel e l’altro, lungo la linea costiera.

E.431.015 in transito presso la Galleria del Malpasso, giugno 1954, foto Ciganovic FS- coll. B. Cividini
E il colore del mare, che promette giorni di vacanze indimenticabili, fa ripensare a quel treno strano, come disegnato dal mare e dal cielo stessi: blu di sotto, azzurro di sopra…
Arrivati a destinazione, ogni poco dalla spiaggia si potevano vedere i convogli trainati da una motrice trifase.

San Remo. Il treno trainato dalla E.421.015 transita tra la passeggiata Imperatrice e la spiaggia, foto Ciganovic FS
Può questa esperienza infantile restare impressa nel fondo dell’anima? Sì, tanto che oltre mezzo secolo dopo il bambino – perché dentro di noi, nascosto, resta sempre il bimbo di una volta, anche quando i capelli sono ormai diradati e argentati – sente ancora il bisogno di rivedere quel treno fantastico, e allora se lo costruisce…
Mezzo secolo dopo, in una nuova casa, Robert ha finalmente tanto spazio per fare un plastico (attualmente in costruzione) ambientato sul Gottardo in epoca III – IV. La prima cosa da fare è stata scegliere la scala: in N si possono fare treni più lunghi e con raggi di curva più realistici. Sulla linea del Gottardo bisognerà far passare i treni internazionali. Ma dove sono le carrozze italiane degli anni 50 e 60 in scala N? Ci sono le bellissime tipo 1937 di Lorenzo Colli, ma nient’altro, o quantomeno Robert non ne trova. In effetti, a parte le vecchie Tibidabo tipo 1921, davvero poco realistiche e non utili per il traffico internazionale degli anni 60, ci sarebbero le carrozze di Danifer e qualche realizzazione nell’immenso parco “Visentin”, ma evidentemente sono poco note e non facili da trovare. Così decide di autocostruire le carrozze FS tipo 1946 e 1955. Per fortuna ci sono i libri di Voltan, e con l’aiuto addizionale dei disegni dell’archivo FS di Firenze riesce a creare i modelli 3D al computer. Trova poi una ditta che faccia la stampa, ed ecco risolto il problema!

Una ABz Tipo 1955 appena uscita dalla stampante – Foto Robert Kurmann
Beh, a dirlo sembra facile, ma ci sono ancora un sacco di aspetti da curare, prima di giungere al prodotto finito! Tanti sono i dettagli da mettere al loro posto.

Una ABz castano quasi ultimata, ed ambientata nel classico scenario di Cervo – Foto Robert Kurmann
La strada è lunga: in primo luogo il prodotto della stampa 3d va ripulito, poi si deve passare il primer ed infine provvedere alla verniciatura, produrre le decals e applicarle. Occorre aggiungere il telaio, i carrelli con i ganci e i finestrini prima di arrivare in fondo al percorso (Si notino le maniglie sui finestrini, ricordando sempre che siamo in scala N!).

Tre stadi della lavorazione – Foto Robert Kurmann
Già, i carrelli… Farli in 3D, con così tanti dettagli fini, pareva complicato. Per farli in fusione di metallo si sarebbe dovuto trovare un’azienda che li realizzasse, ma non è stato possibile. Alla fine, dopo tanto cercare, ha trovato i carrelli Fleischmann delle
carrozze passeggeri SBB di 2a classe per treni espressi tipo B (Umbauwagen), che sono disponibili anche come pezzi di ricambio (in versione con e senza dinamo), ed hanno struttura e dimensioni ragionevolmente simili a quel che serve: verniciati in castano possono andare! Essendo industriali (e Fleischmann) hanno un’ottima stabilità e scorrevolezza, ed il vantaggio di avere ganci con timone di allontanamento e la predisposizione per la presa di corrente per l’illuminazione interna.
Ah, ecco, illuminazione interna… Si’, perché anche gli interni sono modellati, ed allora vale la pena di illuminarli. Gli interni sono stampati insieme al telaio, compresa la parete dei compartimenti.

Gli interni, stampati sul telaio.

Lastrina per l’illuminazione montata.
I finestrini sono di Plexiglass da 1 mm stampato con un colore argento metallico per rappresentare le maniglie.
Le proprietà dinamiche, fondamentali sul plastico, sono dimostrate dal seguente video, anche in condizioni critiche come i passaggi sugli scambi, e la marcia a spinta. La motrice è una nobile
Euromodell FP.
Ma vediamo ora in dettaglio le carrozze realizzate, anticipando che dei dettagli di questa famiglia al vero parleremo in un prossimo post. Avvertiamo che non si tratta ancora delle versioni definitive, con tutte le scritte a posto.
Az 23.500-677 Tipo 1955
Iniziamo con una foto al vero.

Az.23.565 – Foto FS
I modelli prodotti sono verniciabili in castano-isabella, castano o grigio ardesia.

Az Tipo 1955 in castano isabella

Az Tipo 1955 vista di tre quarti
ABz 64.100-190 Tipo 1955
Come per le precedenti, iniziamo con delle foto al vero.

ABz.64.132 Tipo 1955 lato ritirata, Foto Breda

ABz 64.5xx Tipo 1957 lato corridoio in Grigio Ardesia, Foto da un catalogo ACME
Anche le ABz hanno vestito diverse livree: castano-isabella in origine, poi solo castano, quindi grigio ardesia. Contrariamente a quanto sostiene wikipedia, non ebbero la livrea del Treno Azzurro.

ABz Tipo 1955 in castano isabella, lato compartimenti

ABz lato corridoio

ABz castano

ABz n scala N, di Robert Kurmann – E’ una tipo 1955, e la livrea Treno Azzurro è una licenza poetica, ma presto verranno realizzate le carrozze “giuste” per tale livrea.
Bz 30.800 Tipo 1956R
Delle seconde classi, è stata per ora realizzata una vettura piuttosto particolare, scegliendo di riprodurre il Tipo 1955R. Queste carrozze, ottenute ristrutturando delle vecchie Cz 30000, ebbero due versioni: la più numerosa (anche se con soli 15 esemplari: Bz 30.801-815) aveva ampi finestrini Klein.

Tipo 1956R Bz 30.801-815, foto dal Forum Alifana.it
L’altra versione, il cui aspetto ricorda quello delle Cz 33.000, fu realizzata in un singolo esemplare: la Bz 30.800. Grazie a Gigi Voltan, ne abbiamo reperito una immagine al vero.

Bz 30.800 Tipo 1956R
Abbastanza curiosamente, questo esemplare unico è stato riprodotto in H0 da ACME

Modello ACME 50615 riproducente la Bz 30.800
Ecco invece le immagini della realizzazione di Robert in scala N.

Bz.80300 lato corridoio

Bz.80300 lato ritirata

Bz.80300 di tre quarti
Bagagliaio Dz 83.000-109 Tipo 1946
Di questa vettura di accompagnamento, vi fu la versione “bagagliaio” Dz 83.000 – 109 e, più tardi, anche quella bagagliaio-posta DUz 93.100 – 139, nota come Tipo 1949. Quest’ultimo fu anche in livrea Treno Azzurro.

DUz 93, Foto FS

Dz 83, Foto FS

Bagagliaio DUz 93Tipo 1949, ancora da ultimare
Il lavoro è “in progress“. Robert conta di realizzare almeno tre convogli da 10 vetture l’uno, e sta ancora raffinando i suoi modelli e lavorando alle altre seconde classi (oltre a quella mostrata). E’ anche un bell’investimento, perché tra stampa 3D, carrelli, stampa del plexyglass, stampa delle decals eccetera il costo per vettura si avvicina ai 100 Euro. Sorprendentemente tanto, tenuto conto che i modelli vanno poi dipinti, assemblati e rifiniti? Beh, va tenuto conto del fatto che i servizi a cui Robert si rivolge sono svizzeri, e i prezzi ne riflettono la natura.
Seguiremo il suo lavoro, aggiornando questo post quando vi saranno novità. Nel frattempo, visto che l’argomento è assai interessante, studieremo la grande famiglia di carrozze a corridoio laterale del dopoguerra, che va dalle Tipo 1940 alle Tipo 1959: vi saranno sul tema (che è decisamente articolato e non facile) diverse note nel prossimo futuro.
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caspita…. voglio il contatto di questo signore… un genio!!!! Certo non economiche, ma vediamo un po’……….
Giacomo, mi spiace ma Robert desidera completare il suo lavoro prima di essere contattato. Quando verrà il momento ti farò sapere!