Pubblicato il 20 Novembre 2021, ultimo aggiornamento 26 febbraio 2022
E’ passato ormai un secolo dalla nascita delle prime carrozze moderne di FS! Era infatti il 1921 quando fu firmato il primo ordine per delle vetture a cassa metallica. Fino ad allora il telaio era in metallo, ma la cassa era in legno. La cassa metallica permetteva di aumentare rigidità e sicurezza della vettura.
Si tratta di quattro tipi di carrozze di prima (A), seconda (B), terza (C) e mista prima/seconda classe (AB).
Furono utilizzate ovunque in Italia, e fino agli anni ’50 anche in composizione a treni internazionali. Con il giungere delle UIC-X negli anni ’70 passarono a servizi meno prestigiosi su treni locali o straordinari. Qui ne ripercorriamo caratteristiche, storia e livree.
Le carrozze, ordinate a partire dal 1921, furono consegnate tra il 1922 ed il 1930, e fino al 1950 furono abilitate al servizio internazionale. Vennero prodotte in gran numero, per un totale di 1557 carrozze così’ ripartite:
-100 prime classi (AIcrz 10000, poi Az)
-270 seconde classi (BIcrz 20000, poi Bz)
-710 terze classi (CIcrz 30000, poi Cz)
-477 miste di prima e seconda classe (ABIcrz 50100 e 50500, poi ABz).
Sono tutte caratterizzate da finestrini doppi (a bifora), eccetto per le Cz che hanno un solo finestrino per compartimento. Sopra ciascun finestrino, sul solo lato compartimenti, si trovava un aeratore. Tutte le vetture avevano lunghezza di 21054 mm e interperno di 14.520 mm, e non vanno confuse con le serie successive costruite negli anni ’30, simili per struttura ed aspetto ma più lunghe. Le ruote hanno diametro di 1010 mm.
Allo stato di origine, in prima classe ci erano 7 compartimenti da 6 posti in velluto rosso, di dimensioni generose (moduli da 2.140 mm). In seconda classe erano presenti 8 compartimenti da 8 persone (moduli da 1870 mm), con sedili in velluto nei coloro bigio e caffè (verde in anni successivi). Successivamente anche in alcune prime classi il velluto fu verde.
Le terze classi avevano ben 10 compartimenti da 8 con panche in legno, e la dimensione dei moduli (1.481 mm) era decisamente sacrificata. Curiosa era la soluzione per le miste, che avevano… 7 compartimenti e mezzo! Tre compartimenti di prima classe avevano moduli da 2070 e ospitavano 6 persone ciascuno, quattro erano di seconda classe (modulo da 1.850 mmm, 8 posti) e mezzo scompartimento aveva 4 posti che guardavano una parete! (nella seconda serie ABz 50.500-606 i moduli di prima classe guadagnavano 3 cm ciascuno a danno delle ritirate). Esternamente le ABz si riconoscono facilmente proprio per via del “mezzo compartimento” a cui compete un solo finestrino invece che una coppia.
Il riscaldamento era ovviamente in origine solo a vapore. Negli anni, fu affiancato ed in alcuni casi poi sostituito da quello elettrico. Negli scompartimenti era possibile escluderlo in caso di temperature troppo elevate, e radiatori erano presenti anche nel corridoio, nello spazio tra un compartimento e l’altro, e nei bagni.
L’illuminazione era elettrica, grazie a batterie poste nel sottocassa. Di riserva vi erano lumini di paraffina. Nei compartimenti il lampadario aveva due luci bianche, ed una centrale blu a luce soffusa per la notte. In corridoio e nelle due ritirate, una per estremità, la luce era solo bianca. I soffitti erano in legno smaltato di bianco. Le ritirate inizialmente avevano, nelle prime vetture prodotte, finestrino composto a vetro opalino singolo, apribile a vasistas per permettere l’aerazione.
Ben presto furono però sostituiti dagli eleganti vetri compositi con elementi fusi in bronzo che disegnavano un profilo a losanga, nella quale i triangoli che la compongono erano in origine dipinti di blu.

Interno ritirata Az 10000, con il tipico finestrino. Si notino anche le mattonelline alle pareti, che facilitavano la pulizia. Foto FS
L’imperiale era in origine in tela olona, e vi erano due tappi per il rabbocco delle casse d’acqua. Le scelta derivava probabilmente dal desiderio di “smagrire” le vetture, contenendone la massa. La tela olona è un tipo di tessuto grezzo, pesante e molto resistente usato per le vele nautiche e per applicazioni per cui serviva un materiale robusto ed economico. Imbevuta con olio di lino diventava impermeabile ed era usata come tela cerata per carri coperti, le capote dei calessi e per la copertura di vetture tranviarie.
La soluzione però dovette rivelarsi insoddisfacente: a partire dalla seconda serie di ABz si ebbe una prima variante, con i ricaschi laterali dell’imperiale in metallo, fissati con chiodature su centine lignee. A partire dal 1926 si decise una modifica più radicale e si modificarono gli imperiali, sostituendo la tela con lamiera metallica chiodata, con coperchi delle casse d’acqua. Le carrozze costruite dopo tale data nacquero già con imperiali metallici.
I tiranti sotto il telaio, presenti sulle prime carrozze prodotte, risultarono assenti sulle successive.
Le carrozze costruite inizialmente avevano carrello AB (AB/m da metà anni ’60), che divennero ABB per le vetture costruite dal 1927 e ABM per quelle nate dal 1929. La velocità massima ammessa era di 120 km/h, ridotta a 100 km/h dal 1978.
A parte le terze classi, che come abbiamo visto stipavano le persone in spazi angusti e scomodi, le vetture erano per l’epoca lussuose e curate. Del resto rappresentavano l’Italia all’estero, e gran cura fu messa in molto dettagli, giungendo persino a realizzare in bronzo la scritta Ferrovie dello Stato sulla cornice dei gradini di accesso.
Nella lunga storia del gruppo vi furono varie modifiche e cambi di classe: ne parleremo in una prossima nota. Quasi tutte le carrozze sono state radiate entro il 1990.
Livree
Le carrozze erano nate in livrea verde vagone, con sottocassa e carrelli neri e il tetto in tela dipinta di grigio cenere. Quando gli imperiali furono modificati aggiungendo dei ricaschi metallici, questi furono in qualche caso grigio come la tela, ed in altri verde, come documentato da alcune foto FS. Le scritte erano in giallo con ombreggiatura rossa. L’indicazione della classe era riportata in numeri romani (I, II, III).
In assenza di foto a colori, riprendiamo alcuni disegni da ildeposito.net, dove è stato fatto un eccellente lavoro di ricostruzione delle varie versioni di vetture di questa famiglia, o facciamo riferimento a modelli industriali in scala H0.

Vetture ABIcrz in livrea verde: in alto versione iniziale con tiranti, vetro ritirata semplice, imperiale grigio, in basso senza tiranti, vetri compositi nelle ritirate, ricaschi dell’imperiale dipinti di verde – immagine da ildeposito.net.
Nel 1936 la livrea delle carrozze passò al nuovo castano-isabella: cassa, sottocassa e ricaschi sull’imperiale erano castano, il tetto era argento mentre l’isabella era confinato alla fascia dei finestrini. (Nota: nelle seguenti immagini la diversa curvatura del tetto nel modello Roco rispetto alla foto dal vero riflette una effettiva differenza tra sottoserie di carrozze). Le scritte erano in giallo ombreggiato in rosso.
Dopo la guerra, per indicare la classe furono utilizzate le cifre arabe 1, 2, 3 in giallo in luogo delle cifre romane presenti in precedenza.
Nel 1958 venne aggiunta la striscia gialla indicante la prima classe subito sopra ai finestrini.

Az – ex ABz – Modello Roco 45550 http://www.reynaulds.com
Dal 1961 alcune vetture furono colorate in solo castano, con tetti color alluminio, ricaschi compresi.
Nel 1964 venne adottato la nuova livrea con cassa in grigio ardesia per la cassa, con sottocassa nero e tetto in alluminio. La striscia indicante la prima classe divenne bianca.
Composizioni
Queste carrozze sono state utilizzate in tutta Italia. A partire dagli anni ’20 entrarono in composizione ai treni più prestigiosi, interni ed internazionali.
Negli anni ’50 fu ritirata l’abilitazione per l’estero e le carrozze furono utilizzati solo per i treni nazionali sia a lunga percorrenza (quindi principalmente E.428 ed E.636, oppure vapore) che locali (soprattutto vapore, E.428, E. 326, E.424) – e ovviamente varie trifase sulle linee di competenza.
Negli anni ’70 l’avvento delle UIC-X le emarginò progressivamente, anche a causa della limitata velocità massima che le spinse sempre più verso il traffico locale, dove si trovavano assieme a Centoporte, Corbellini, Tipo ’46 e Tipo ’59.
Nelle prossime note dedicate a questa serie discuteremo dell’evoluzione di queste carrozze nel tempo, e delle loro rappresentazioni modellistiche e delle vetture incorporate in amministrazioni estere dopo la seconda guerra mondiale.
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