Pubblicato il 4 luglio 2015
Uno degli aspetti interessanti del ferromodellismo é che ciascuno lo può intendere o vivere a suo piacere, in molti modi diversi. C’é chi privilegia l’aspetto filologico, e colleziona modelli dei quali cura i minimi dettagli, verificandone la fedele aderenza all’originale. Magari li tiene in vetrina, ma se li fa girare sicuramente verifica con cura e attenzione la composizione dei convogli. Ad altri invece piace vedere treni “belli e interessanti”, e non si schifa di mettere una bella carenata americana degli anni ’30 col suo convoglio colorato accanto a un ICE tedesco dei giorni nostri.
C’é poi chi i treni li vuol vedere correre, magari su lunghi paesaggi, a velocità realistica, e chi li preferisce far sfrecciare.
Qualcuno ama automatizzare il più possibile il plastico, altri vogliono effettuare manovre complesse.
Altri ancora amano dettagliare il paesaggio, ed il treno diventa solo uno degli elementi da vedere.
Probabilmente si potrebbe allungare questa bozza di catalogo, e poi ci sono approcci ibridi, che mescolano i diversi punti di vista.
Insomma, il mondo é bello perché é vario, ed, almeno sul plastico, ognuno ha il diritto di fare quel che più gli piace: tanto non fa del male a nessuno.
L’approccio di Stefano Dalli al ferromodellismo é molto personale ed abbastanza singolare. Se un approccio rigoroso alla fedeltà del modello ferroviario é diffuso abbastanza da aver generato la definizione di “contachiodi”, meno frequente nel ferromodellismo è il tentativo di riprodurre fedelmente un particolare paesaggio o degli specifici artefatti umani. Proprio da qui invece parte Stefano, che si autodefinisce “un fermodellista ‘sui generis'” ammettendo di sapere molto poco di tecnica e la tecnologia del mondo ferroviario – ed evidentemente non essendo interessato ad impararla. Subisce però la fascinazione del treno, forse perché legato al viaggio, alle vacanze, al paesaggio che cambia continuamente….
Costruisce plastici piccoli in scala N, ispirandosi prevalentemente a ferrovie secondarie di montagna, come nel caso che avevamo già segnalato relativamente al Landwasser e mettendo una cura quasi maniacale nel riprodurre i particolari:edifici, infrastrutture, alberi, ecc.. Queste caratteristiche sono esemplificate nel piccolo plastico di Schlossbach, che prende il nome da un ponte posto sulla bellissima linea Innsbruck-Mittewald e riprodotto dalla Noch.

Noch art. 62840 – Schlossbachbrücke in scala N
La ferrovia collega il Karwendel bavarese di Garmisch-Partenkirchen con Innsbruck, la capitale del Tirolo. Il ponte Schlossbach è un punto di riferimento della ferrovia del Karwendel e si trova sopra la gola di Schlossbach.

Il ponte sulla fossa di Schlossbach – Foto Creative Commons di Alletto da wikimedia.it

Transito sullo Schlossbachgrabenbrücke – Foto © Verdi1 da Panoramio

DB Br.411 (ICE-T) Innsbruck- Garmisch in transito sullo Schlossbach – Foto © MT da bahnbilder.de
Il modello in scala N é lungo 36 cm, ed é un bell’esempio dell’eccellenza della moderna tecnologia di taglio laser. Il ponte, fatto di cartone laser speciale, é ricco di dettagli, e riproduce i rivetti della costruzione in acciaio e le superfici delle tavole sulla cima del ponte sono ben strutturate. Per contro, si tratta di un oggetto caro e delicato.
Comunque era il punto di partenza. A questo punto si tratta va di costruirvi intorno l’intero plastico, inserendo degli elementi realistici. Innanzitutto, per ambientare correttamente il ponte, Stefano ha persino contattato l’impresa “Teupe & Söhne Gerüstbau GmbH” incaricata dalla OBB austriaca di restaurare il ponte sulla fossa di Schlossbach in occasione del centenario nel 2012 per farsi mandare disegni di dettaglio!

Disegni originali dello Schlossbach, dal sito di Stefano Dalli
Stefano ha poi cercato degli elementi che potessero corredare adeguatamente il soggetto principale, scegliendoli qua e là, ma unificati dalla scelta geografica del Tirolo (quello austriaco per il ponte, e quello italiano – un pochino allargato al bellunese – per gli altri elementi):
- Il Castello di Andraz Livinallongo
- Il rifugio Sass dla Crusc in val Badia
- Il mulino di Seres-Longiarù in val Badia
- Il ponte coperto di San Martino di Sebato (in Val Pusteria, alla confluenza della Val Badia)
- La cappella di San Giorgio a Tesido, in Val Pusteria
- I portici di Glorenza, in Val Venosta
- Fontana-lavatoio di Costalta di Cadore

Portici e mura di Glorenza

Rifugio Sass Dla Crusc visto da dietro il Castello di Andraz

Ponte coperto e mulino. Foto Dalli

Fontana-Lavatoio di Costalta di Cadore, qui ancora non inserita nel plastico – Foto Dalli
Di questi elementi, alcuni sono riprodotti fedelmente (1, 2, 6), altri sono modificati (3 e 4): ad esempio il ponte coperto é sensibilmente accorciato rispetto all’originale, per ragioni di spazio. La cappella di San Giorgio é servita come ispirazione per una chiesetta, con riproduzione fedele degli affreschi, ma con struttura modificata.
Ogni singolo elemento é stato comunque oggetto di studio, modellazione 3D ed in qualche caso stampa in 3D di alcuni particolari. Non scendiamo nel dettaglio dei lavori, perché sono ben documentati altrove (sul sito di Stefano stefano.dalli.it, ove sono visibili anche immagini e filmati e in particolare in un pdf scaricabile dal sito stesso, che é ricco di descrizioni accurate e di immagini degli originali).
Questi elementi principali sono complementati da alcune componenti più di fantasia, anche se sempre ispirati al reale:
- un belvedere con un tablà
- una baita con delle scene di sfalcio e con un carro tirato da cavalli
- la stazione, con zona di attesa ispirata a quelle della Ferrovia della Val Venosta, una moderna rimessa vetrata e una carbonaia con gru, e con una pista ciclo-pedonabile con un passaggio in un tunnel aperto lateralmente

Stazione con panchine in stile venostano – Foto Dalli

Carboniera

Rimessa (vetrata) e sottopasso ciclopedonale – Foto Dalli
Il layout é quanto di più elementare si possa immaginare, con un semplice, piccolo ovale e una zona stazione minima. L’ingombro totale é di soli 1050 x 720 mm.

Layout del plastico di Schlossbach, dal sito di Stefano Dalli

Vista dall’alto del plastico
Nonostante la semplicità ferroviaria, il plastico risulta estremamente interessante e affascinante, e non manca di catturare l’attenzione dei visitatori nelle varie mostre in cui capita venga esposto.
Qui ci limitiamo a presentare alcune immagini, in parte scattate al Model Expo di Verona 2015 ed in parte tratte dal sito di Stefano, al quale rimandiamo per approfondimenti.

Cappella ispirata alla chiesa di San Giorgio

Rifugio Sass Dla Crusc

Dettaglio delle travature a copertura del castello

Un GTW della Val Venosta transita sullo Schlossbach. In basso la cascata, in alto a destra la chiesa di San Giorgio. Foto Dalli.

Il Belvedere

Salita al Castello e Rifugio – Foto Dalli

Una “hiker” sale verso l vigneto posto sopra la galleria

In primo piano, in basso, il mulino. In alto la scena dello sfalcio, con i tipici essicatoi di fieno nord-tirolesi. Foto Dalli

Merci in transito sul ponte – Foto Dalli
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