Pubblicato il 28 maggio 2016, ultima modifica 29 maggio 2016
“prego sali sali pure… – no non mastico l’inglese – I don’t speak… – so solo giusto qualche frase…
è carina da morire – quanta roba porcaloca…”
Whoops… no, non é dell’inglesina di Baglioni che voglio parlare… Il tema di oggi riguarda alcune motrici inglesi giunte al sole del BelPaese. Non sarà un discorso lungo, non sono certo tante quante le tedesche.
Una (serie) è ben nota: la ex LMS D3/7 che, giunta da noi nel periodo bellico, si é fermata qui andando a costituire il gruppo Ne 700 delle FS, per passare poi a LFI e come macchina da cantiere da Cariboni – Bonciani. Di quella abbiamo già discusso diffusamente.
Oltre a queste, vi é qualche altra motrice britannica giunta fino a noi. Ad esempio, a metà anni ’70 effettuava servizio presso l’azienda di manutenzione ferroviaria romana Attilio Rossi (oggi Gefer S.p.A.) una Class 10, che a prima vista può sembrare simile alla Ne 700, ma non ha l’asse cieco che caratterizza quest’ultima, ed é più corta.
Sono famose un paio di foto di Roberto Cocchi che la ritraggono nel Comasco, ad Albate Camerlata: le uniche che si trovino della motrice, che però risulta essere stata vista anche nel Veronese, in livrea gialla. Quando fu fotografata da Cocchi doveva essere giunta da poco: il fotografo la ricorda in veste verde scuro.
La storia motrice é abbastanza misteriosa, essendo assai difficile trovare documentazione. C’era chi sosteneva trattarsi di una NS Class 500 (o 600, 700) olandese: non cambierebbe gran che, perché comunque le motrici olandesi (soprannominate “Hippel”) sono di origine e fabbricazione albionica. Una lista di tutte le Class 08 caricata sul sito www.railway-centre.com non menziona macchine giunte in Italia. Peter Hall, che mantiene un sito in cui traccia le motrici inglesi all’estero, discute ampiamente la questione e sostiene che si tratti di una Class 10.
Notiamo che la Class 10 é sostanzialmente uguale alla Class 08, a parte il motore prodotto da Blackstone invece di quello English Electric che muove queste ultime (per inciso, anche le Class 09 sono una variante delle 08, dalle quali differiscono per il rapporto di trasmissione). Le zone d’ombra sono molteplici: quello che però é certo é che la macchina inglese, Class 08 o Class 10 che sia, passata o meno per l’Olanda, in Italia ha operato.
Le Class 03, 04, 06 e 07
Le indagini di Peter Hall riportano la presenza di varie altre motrici inglesi in Italia. Si tratta di almeno sedici motrici, suddivise tra Class 03 e Class 04 (di nuovo, assai simili tra loro), e Class 06 e 07. Sono suddivise in due gruppi: il primo importato nel 1972, il secondo nel 1977.
Il primo gruppo di cui parla Peter ruguarda sette Class 03 o 04 che sono stati esportate nel bresciano d’Italia nel 1972: si tratta delle D2019, D2032, D2033, D2036, D2216, D2289 e D2295 .
Le D2019, D2032 e D2216 sono andate allo Stablimento ISA, Ospitaletto.
Le D2289 e D2295 hanno avuto come destinazione le Acciaierie di Lonato Spa.La D2289 è stato vista a Lonato in livrea verde, e più di recente (settembre 2015) rossa, della 2295 non ci sono immagini.
Le D2033 e D2036 hanno avuto come destinazione la Siderurgica Spa, Montirone (BS).
Come si può notare in foto, la principale differenza esteriore tra Class 03 e Class 04 é lo scarico dei gas sul cofano, che su (alcune) 03 invece che essere conico come sulle Class 04 assume quasi la forma di un fumaiolo e viene chiamato “vaso di fiori” (Flowerpot) .
Il secondo gruppo menzionato da Peter concerne otto macchine furono acquistate dal gruppo Lucchini nel 1977 per lo stabilimento di Servola (TS). Si trattava di una Class 07 (n. 07009, ex D2993), una Class 06 (n. D2432) e di sei Class 03 e 04: D2010 (03010), D2098 (03098), D2153 (03153), D2156 (03156), D2157 (03157), D2164 (03164).
La loro presenza in Italia è meno ben documentata di quella delle motirci del primo gruppo.
Delle Class 06 D2432 e Class 07 D2993 (alias 07009) appena giunte a Trieste vi sono immagini di Alessandro Albè (tratte dal sito di Peter Hall).
Vi è anche un’immagine che mostra quattro della Class 03 appena giunte presso la Acciaieria Ferriera Adriatica di Trieste, ancora con le insegne della BR: si tratta delle 03157 (D.2157), 03164 (D2164), D2432 (Class 06) e D2993 (07009, Class 07).
Tra fine anni ’80 e inizio anni ’90, il gruppo Lucchini acquistò delle motrici tedesche per sostituire le inglesine. Pare che la Class 06, in disuso dal 1984, sia stata demolita nel 1986. La Class 07 é passata alla Attilio Rossi e demolita forse nel 1977.
Le D2157 (alias 03157) e D2164 (alias 03164) furono ricostruita dalla IPE e cedute alla Acciaierie ISA di Montichiari (BS) dove sono sopravvissute fino al 1997 quando sono state demolite.
La D2156 (alias 03156) pare sia la macchina che é poi stata monumentata all’ingresso dello stabilimento di Ferramenta Pugliese, a Terlizzi (Ba). Su google maps la si vede fotografata dall’alto.
Nel complesso, grazie all’accurato lavori di Peter Hall, la vicenda delle inglesine in italia è piuttosto ben documentata.
Signorine “mature”
La storia delle inglesi in Italia però non termina qui. Come sappiamo, le ferrovie sono nate in Inghilterra, ed le prime locomotive nel resto nel mondo erano, in origine di fabbricazione britannica. Questo vale anche per le prime ferrovie italiane, ed in particolare per la Napoli-Portici, le cui prime tre macchine (Longridge, Vesuvio e Bayard) erano state costruite nel 1839 da Longridge & Co.
Le macchine non sono sopravvissute al tempo, ma una copia della Bayard é stata ricostruita ed é conservata presso il museo di Pietrarsa (Na). Non si tratta di una copia statica: il seguente filmato la mostra in piena efficienza!
In scala N
Le macchine della Napoli-Portici non sono state riprodotte in scala N. Tuttavia Minitrix aveva commercializzato un modellino della Adler, che é ben diversa dalla Bayard: lunghezza 7620 mm contro 9480 mm, diametro ruota motrice 1372 mm contro 1680 mm. L’aspetto complessivo é però sorprendentemente simile, forse anche per il fatto che le proporzioni tra gli elementi si mantengono. Il fattore di accorciamento (circa 1,2) é più o meno lo stesso che si ha con le carrozze Lima. Le differenze sembrano tali da permettere al modellista di usare la Adler come base per la Bayard, ottenendo quest’ultima un po’ fuori scala ma ragionevolmente simile. Quanto al metterla sul plastico, come abbiamo visto nel filmato potrebbe essere fatta circolare come convoglio storico anche sotto la linea area.
Attenzione però a non confondere la Adler con la più o meno coetanea Saxonia, che é nettamente differente dalla Bayard (rodiggio B1 anziché 1A1). Anche di questa c’era un modello Minitrix.
Riproduzioni in scala N delle Class 08 (09,10) e della Class 03 (04) sono prodotte da Graham Farish. Delle 06 e 07 non ci occipamo, trattandosi, per l’Italia, di singole macchine delle quali pare non esserci alcuna documentazione fotografica.
La 03/04 si può trovare in una versione base, un po’ approssimativa, o in versione superdettagliata, sempre da Graham Farish, a seconda dell’epoca di produzione.
La 03/04 la mostriamo nella bellissima versione superdettagliata e invecchiata (“wheatered“) da themodelcenter.co.uk
La Class 08, nella sua bruttezza, ha qualcosa di affascinante.
Molto simpatica la presentazione del modello fatta da un ragazzino inglese in tono assai professionale… “which is good“.
Una verniciata in verde scuro, ed eccola pronta a prendere servizio sul plastico ad Albate Camerlata…
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