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Archive for the ‘Carri italiani’ Category

Pubblicato il 20 agosto 2022

Abbiamo recentemente discusso dei vari aspetti del trasporto autovetture sui treni. Questa volta focalizziamo sulle riproduzioni dei carri in questione (prevalentemente bisarche) nella N-ostra scala.

Iniziamo con i carri italiani, prima di esaminare i modelli esteri. In 1:160 fin dagli anni ’60 i carri Pay delle FS sono stati riprodotti in scala N da Lima.

Carro Pay al vero

Lima n.481, poi 320481 da lima-n-scale-freight-cars.webnode.cz

Carro Pay Lima n.481, poi 320481 da lima-n-scale-freight-cars.webnode.cz

Carro Pay SITFA in versione arancio, Lima 320481, da lima-n-scale-freight-cars.webnode.cz

Come da tradizione Lima, ne fece versioni “spacciate” per carri di diverse compagnie ferroviarie: DB, SBB, RENFE, BR, SJ. L’intera collezione è visibile su lima-n-scale-freight-cars.webnode.cz.

Carro “britannico” di Lima (Art. 792)

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Pubblicato il 30 aprile 2022

Nella puntata precedente abbiamo visto come per il riscaldamento delle carrozze, originariamente concepito a vapore prodotto dalla locomotiva, abbia avuto necessità di introdurre carri speciali quando i convogli erano a trazione elettrica o diesel.

Un problema analogo si pose quando le vetture a riscaldamento moderno (elettrico: REC) si trovavano in servizio con motrici diesel. Solo quelle di ultima serie (D.445) hanno infatti a bordo una apparecchiatura ausiliaria il cui scopo è quello di azionare generare corrente elettrica da dare in pasto alla condotta REC. Tutte le motrici diesel più vecchie, dalla D.341 alla D.443, abbisognavano di un carro speciale che a bordo aveva un motore diesel che azionava un generatore elettrico: si tratta della versione moderna dei carri riscaldo, noti anche come carri motogeneratori, o furgoni generatori.

D345.1044+nVDrec nel 1990 – Foto Claudio Gori da Flicker

E’ questo il tema che affrontiamo nella presente nota.

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Pubblicato il 19 febbraio 2022

Il trasporto di automezzi sui treni copre diverse esigenze: trasferimento di nuove produzioni dalla fabbrica al venditore sul territorio, trasporto di mezzi commerciali (camion) per ridurne la percorrenza su strada (intermodalità, es. Rollende Landstrasse), trasporto di auto al seguito di passeggeri, navette per evitare passi alpini o altre difficoltà, trasporto di mezzi militari a fini bellici o di esercitazione: ricordiamo ancora i convogli che fino gli agli anni ’70 trasportavano camion militari, carri armati e autoblindo. Talvolta il trasporto di automezzi avviene su pianali ordinari (carri K e R, dei quali abbiamo già discusso in passato [1][2]): non ce ne occupiamo qui). Questa volta ci interessiamo del solo trasporto di autovetture al seguito, ovvero al trasporto di auto come “bagaglio appresso” di passeggeri (in genere nei treni notturni) lasciando da parte per ora altre modalità di cui ci ripromettiamo di parlare presto.

La storia dei carri dedicati al trasporto di autovetture al seguito in Italia inizia negli anni ’50 con carri coperti con porte di testa e pareti imbottite, atti (non solo ma anche) al trasporto di automezzi. La marcatura originale era HHe, divenuta poi Hbccqrs.

Hbccqrs – da FS, I Nostri Carri per le Vostre Merci, ed. 1972

Figurino del carro Hbccqrs – da FS, I Nostri Carri per le Vostre Merci, ed. 1972

La sigla indica: H=Carri coperti di tipo speciale , b =lunghezza piano di carico tra 12 e 14 m (per carri a due assi) e volume utile ≥ 70 m3, cc = con porte di testa ed atto al trasporto di auto , q=condotta di riscaldamento che accetta tutte le tensioni ammesse, r=condotta RV (riscaldamento a vapore), s=ammesso a circolare al regime S (100 km/h). Successivamente la  condotta vapore fu eliminata e contestualmente la marcatura perse la r.

Furono costruiti in 50 esemplari con un peso medio a pieno carico di 17 tonnellate. Erano pensati per una maggiore protezione delle auto trasportate, e furono dedicati al trasporto di quegli autoveicoli che risultavano fuori sagoma per essere caricati sui carri aperti (dei quali parleremo tra poco). Nel 1982 risultavano ancora in uso in due espressi periodici notturni (1756/1757 Roma – Calalzo, e 1286/1287 Roma – Bolzano). erano in genere usati in numero di due per convoglio, raramente fino ad un massimo di tre.

Una decina di anni dopo li ritroviamo sui treni periodici 1601/1602 Roma Tiburtina-San Candido e 1606/1607 per Calalzo.

Alcuni di questi carri sono ricevettero  in anni recenti la nuova livrea verde di Mercitalia.

Hbccqs nel 2013 in livrea verde – Foto Roberto Bartoletti da toprail.it

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Pubblicato il 29 gennaio 2022

L’archivio Luce è una preziosa risorsa che mostra innumerevoli aspetti della vita italiana dagli anni ’20 agli anni ’60. In questa nota si limitiamo a segnalare alcune gemme di grande interesse per gli appassionati di ferrovie: dei bellissimi documenti storici di quasi un secolo fa: correva l’anno 1924…

Iniziamo con uno della durata di quasi venti minuti:

Le locomotive e i locomotori

Il filmato inizia con una carrellata di quattro minuti su varie locomotive a vapore: una 816 in un porto, una 835, poi una 735, una 910, una 940. E’ poi la volta di una 740, una “Pacific” 690, una 471 e una 981 ad aderenza mista.

FS 816 in servizio in un porto

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Pubblicato il 15 gennaio 2022, ultimo aggiornamento 8 dicembre 2022

Nell’epoca del vapore, quello prodotto dalla locomotiva serviva a far muovere il treno, ma in parte minore veniva usato anche per riscaldare le vetture. Una condotta ad hoc lo distribuiva alle vetture trainate, nelle quali veniva convogliato nei termosifoni. Dal 1907, tale funzione fu sussidiata da un carro apposito, detto carro riscaldo. Era anch’esso dotato di una caldaia, e presidiato da un fuochista. Il vapore prodotto serviva, appunto, solo per il riscaldamento. Questo si rendeva necessario quando la motrice non poteva fornire vapore alle vetture, in genere perché era una locomotiva di dimensioni ridotte e tutto il vapore prodotto andava usato per lo scopo primario. Divenne poi particolarmente importante quando la trazione divenne elettrica (sia con le locomotive trifase, che con le prime motrici a corrente continua).

Il primo posto nel convoglio trainato da una E.428 è per il carro riscaldo. Foto da forum-duegieditrice.com

Una E.646 con due carri riscaldo in composizione. Foto dal forum-duegieditrice.com

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Pubblicato il 18 dicembre 2021, ulltimo aggiornamento 21 aprile 2024

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Una carro F con pantografo? Che ci fa?

Carro Vre 951 con pantografo – Foto Reinhard Dietrich da wikimedia

E’ una carro speciale che era di stanza a Chiasso ed aveva lo scopo di testare il circuito REC delle vetture.

Ok, ma cos’è questo REC? Seguitemi, che lo scopriamo insieme!

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Pubblicato il 13 giugno 2020

Nel recente articolo sui carri trasportatori abbiamo citato il fatto che presso la Ferrovia Elettrica Trento Malè oltre ai carri Pnz erano in uso anche i carrelli trasportatori Casaralta di tipo “Langbein” (6 coppie) numerati da CT 01 a CT 12.

Dettaglio di un carro CT – Foto Trentino Trasporti

I carri trasportatori sono, come abbiamo visto, dei veri e propri carri merci, concettualmente un pianale sul quale sono montate due rotaie, e su queste ultime viene caricato il carro di altro scartamento da trasportare. I carrelli trasportatori invece, sono, come si vede bene nella foto sopra, dei carrelli (tipicamente a due assi) sui quali va caricato una sala (un asse)  del rotabile da trasportare. Nel caso dei Langbein questo avviene tramite una sorta di uncino a forma di U entro il quale va a posarsi la sala. Ne serve ovviamente una coppia per caricare un carro a due assi. Quelli della FETM, entrati in servizio nel 1963, avevano massa a vuoto di 1750 kg per ciascun carrello e portata massima 18t.

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Pubblicato il 1 dicembre 2018, ultima modifica 2 dicembre 2022

A partire dal 1931, le FS costruirono dei particolari grandi carri merci: gli FDIz 149 (000-249), detti anche Tipo 1931T perché ottenuti da trasformazioni di carri esistenti. Erano particolari per varie ragioni: avevano una velocità massima ammessa elevatissima per un merci (120 Km/h secondo i dati riportati da Fondazione FS), ed erano in realtà degli ibridi tra i carri merci (infatti sono di tipo F, carro merci coperto) e dei bagagliai (D). Le altre due lettere della sigla ci dicono che erano dotati di mantici di intercomunicazione (I) e che erano a carrelli (z).

Carro FDIz restaurato e fotografato a La Spezia Migliarina. L’esemplare ha carrelli di tipo AM e AB in luogo degli AA ed è dotato di REC (foto Sturla – 20 agosto 2016, da http://www.binariedintorni.it/)

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Pubblicato il 13 ottobre 2018, ultima modifica 24 marzo 2019

Un mio amico, quando ero ragazzino, aveva dei trenini Märklin. Non che mi entusiasmassero (la presa di corrente centrale mi pareva proprio brutta), ma alcune cose avevano un fascino particolare. Aveva un SBB Ae 6/6 (che ho sempre trovato essere una motrice di eleganza rara), e due belle carrozze passeggeri svizzere che avevano una particolarità: gli aeratori sul tetto erano in realtà dei perni rotabili che aprivano le porte delle carrozze. Mi pareva una meraviglia. Aveva poi un’altra cosa piuttosto curiosa: un vagone-trasformatore.

Märklin 4617, Tiefladewagen mit Trafo

Pur essendo molto diverso, richiamava alla mente un vagone trasformatore verde che si poteva vedere lungo le linee ferroviarie, in genere fermo su un tronchino all’interno di una zona recintata, e collegato alla linea aerea. C’e n’era uno anche vicino a Bolzano, e mi era capitato spesso di vederlo. Oggi so che quello che vedevo sul tronchino era una sottostazione elettrica ambulante.

Sottostazione Ansaldo-B, da UnFerroviereMacchinista.it

In questa nota parliamo proprio di questi particolari rotabili.
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Pubblicato il 21 ottobre 2017

I carri pianale, che in epoca pre-uic erano denominati P, si dividono in tre famiglie: i K (a due assi), gli R (a carrelli) e gli S (a carrelli, di tipo “speciale”). Degli R abbiamo parlato tempo fa. Qui esaminiamo i K: come è facile intuire, si tratta di carri di concezione più vecchia, essendo a due assi anziché a carrelli. Sono infatti in calo: ad esempio dei 3610 Kbs in dotazione alle DB nel 1994, ne restavano solo 495 nel 2008.

Non sorprende quindi che vi sia meno varietà rispetto ai carri R già visto. Attualmente la documentazione Trenitalia ne menzione due tipi: Ks e Kgps .

Carro Ks

Carro FS Kgps

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