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Archive for the ‘Tecnica modellistica’ Category

Pubblicato il 15 aprile 2023

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Nella parte 1, pubblicata diversi anni fa, abbiamo discusso dei colori usati negli oltre 100 anni di storia delle FS. Abbiamo visto come per un lungo periodo i colori fossero esclusivamente quelli del colorificio Lechler, e come negli anni più recenti si sia ricorso a standard internazionali di definizione dei colori, ed in particolare alla serie RAL.

Abbiamo anche discusso del fatto che le definizione del colore “giusto” di un modello sia una chimera, in quanto vari fattori di alterazione sono presenti: dall’invecchiamento della colorazione a causa di agenti meteorologici al mescolamento di tinte simili che poteva avvenire nei depositi durante le operazioni di manutenzione, per non parlare del fatto che la fotografia altera i colori per cui ogni discussione sulle tinte “corrette” rischia di diventare analoga a quella sul sesso degli angeli.

Cionondimeno, il modellista si trova nella necessità di effettuare scelte e trovare le giuste boccette di colore da usare per il pennello o per l’aerografo.

Per molti anni in soccorso del povero fermodellista è giunto il dott. Lorenzo Toffano, titolare dell’azienda Dr. Toffano Polimeri della provincia di Varese. Lorenzo, oltre che essere un imprenditore laureato in chimica industriale, era un appassionato aeromodellista, e quindi comprendeva bene desideri ed esigenze di chi ama riprodurre la realtà in miniatura. Coniugando la passione per il lavoro con quella per lo hobby aveva specializzato la sua azienda in vernici di qualità a basso impatto ambientale, ed in particolare per colori per il modellismo statico e dinamico.

In ambito fermodellistico, aveva messo a catalogo tutte le tinte usate nella lunga storia FS, vendute in pratiche boccettine da 25 ml dal costo compreso tra 3 e 3.5 Euro. Come si può vedere nella seguente immagine, vi si trovava di tutto, compreso 17 diverse sfumature di grigio

Palette dei colori FS di Dr.Toffano

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Pubblicato l’11 febbraio 2023

Nella prima parte abbiamo introdotto i timoni di allontanamento. Ora cerchiamo di approfondire, provando a calcolare di quanto occorre allungare il gancio, e per poi giungere a dimensionare un timone. I conti li eseguiamo per la scala N, ma ovviamente tutto questo può essere riportato per le altre scale modellistiche moltiplicando i valori che usiamo per un opportuno fattore dato rapporto tra le scale stesse: per la H0 tale fattore vale 1,84.

Faremo dei semplici calcoli usando della trigonometria elementare. Chi vuole può saltare questa breve trattazione e andare direttamente alle tabelle riassuntive dei risultati riportate al termine di questa nota.

Quanto deve essere l’allungamento del gancio in curva?

Questo dipende da tre fattori: il raggio R della circonferenza percorsa, la lunghezza L del rotabile ed un valore H legato alla sua larghezza.

Nel seguito schematizzeremo un rotabile considerandolo come il rettangolo rosso in figura, ovvero un rettangolo avente lunghezza L pari alla lunghezza fuori respingenti e larghezza H pari alla distanza tra i respingenti (poiché sono questi i punti di contatto tra due rotabili che ne determinano il posizionamento quando sono agganciati).

Schematizzazione di un rotabile ai nostri fini

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Pubblicato il 28 gennaio 2023

Un classico problema nella modellazione di rotabili in scala è come ottenere un agganciamento realistico. Al vero, due rotabili agganciati hanno questo aspetto: i respingenti si toccano.

Agganciamento al vero

Nel modellismo invece, spesso accade questo:

Agganciamento in scala N

Perché succede, e come si può ovviare? E’ questo il tema di questa nota.

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Pubblicato il 7 gennaio 2023, ultima modifica 29 gennaio 2023

Di recente abbiamo parlato dell’Archimede, particolare convoglio diagnostico di Rete Ferroviaria Italiana, e ci eravamo ripromessi di esaminarne le riproduzioni modellistiche, cosa di cui ci occupiamo questa volta.

Archimede a Bolzano nel 2013 – Foto Mauro Crepaldi da trainsimsicilia.net

Siamo abituato a pensare che in scala H0 si trovi di tutto. Eppure curiosamente pare che nessun produttore, né industriale né artigianale, abbia prodotto questo particolare convoglio, anche se, specie nella scala maggiormente diffusa, si produce proprio di tutto. Ad esempio ACME si è presa la briga di modellare proprio la E.402.101 che differisce dalle sorelle per la presenza di 13 nervature sulle fiancate invece che 10 (sapevate che ci sono anche i “contanervature”?), ma non ne ha fatto la versione Archimede. Probabilmente hanno fatto i loro conti, e deciso che a fronte del gran numero di piccoli particolare da modificare o aggiungere a vari rotabili non c’era sufficiente mercato.

Chi vuole un Archimede in miniatura non dunque altra scelta che farlo da sé.

Dettaglio di una carrozza dell’Archimede autocostruita da Graziano Cucchi in scala N

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Pubblicato il 10 dicembre 2022, ultimo aggiornamento 16 dicembre 2022

Non c’è dubbio che per molti anni le locomotive simbolo delle FS siano state le articolate, tanto che una di esse figura in uno dei loghi storici della società.

Logo FS anni ’70

Avevano un aspetto unico – e non solo in Italia – con le due semicasse separate dal soffietto, che le rendeva immediatamente riconoscibili (tra le ferrovie Svizzere entrambe le RhB che le SBB avevano una motrice che pareva costruita sulla stessa idea, ma lo snodo tra le casse era solo verticale e non orizzontale: RhB Ge 6/6 II e SBB Re 6/6 prototipo). Le articolate italiane erano le motrici di punta delle loro epoche, quelle di Espressi e Rapidi, basta pensare al treno Azzurro.

Ovvio quindi che fossero nei desideri dei ferromodellisti, e che quelli in scala N ne sentissero fortemente la mancanza, visto che i produttori industriali non le avevano a catalogo. In questo racconto vediamo come tale mancanza sia stata progressivamente colmata negli anni. Diremo solo dei modelli prodotti per la commercializzazione, e quindi acquistabili da chiunque. Non citeremo, a parte quella con cui la saga inizia, le realizzazioni fatte da hobbisti per se stessi: di alcune abbiamo detto in altre note su questo blog.

Iniziamo dunque la lunga storia. Il primo modello in scala 1:160, una E.636, lo vidi esposto in una vetrina nel centro di Firenze, nel 1968. Chi ne fosse il produttore resta ignoto: ne abbiamo parlato in Mistero Fiorentino. Molto probabilmente era ottenuto partendo da due Lima E.424, come faceva Giovanni Muzio.

E.636 di Muzio

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Pubblicato il 18 settembre 2021

“Bolzano, stazione di Bolzano. Coincidenza immediata con treno locale per Merano al binario uno. Servirsi del sottopassaggio. Affrettarsi, treno in partenza!.” Questo è quel che gli altoparlanti dichiaravano ogni giorno, quando alle 16:49, il treno 281 Alpen Express da Roma per München, Hamburg, København giungeva sul binario 3.

Alpen Express
a Campodazzo (BZ), 1 giugno 1967, foto Brian Stephenson da railpictures.net.

Essendo in Alto Adige, seguiva la traduzione in tedesco – o in qualcosa che gli assomigliava, giacché non sempre le pronuncia dell’annunciatore di turno era impeccabile, e il tedesco con marcato accento veneto non è proprio comprensibile.

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Pubblicato il 17 aprile 2021

Abbiamo di recente parlato di intersezioni (incroci) ed abbiamo visto come in generale invece che intersezioni semplici si abbiano doppi scambi inglesi, che sono anche detti “scambi intersezione doppi” (in inglese “Double slip crossing“, in tedesco “Doppelkreuzungsweiche“).

Schema di uno Scambio Intersezione Doppio, dagli Appunti del corso di
Progettazione di Sistemi ed Infrastrutture di Trasporto a cura di
Sergio d’Elia. Demetrio Festa, Giuseppe Guido

Come si vede in figura, questi deviatoi hanno 8 aghi la cui posizione determina il percorso.

Con lo scambio inglese è possibile il passaggio da un binario all’altro (è quindi un’intersezione ed anche uno scambio). Ovviamente permette di risparmiare spazio e, quando usati in sequenza, anche di ridurre il numero di “curve” necessarie su un tracciati che si intersecano.

Sequenza di scambi inglesi (e scissors crossovers).

Questa volta entreremo in dettaglio su queste tipologie di deviatoi, e ne vedremo le istanziazioni in scala N, discutendone anche alcuni aspetti elettrici.

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Pubblicato il 6 marzo 2021

Abbiamo di recente visto come si possano azionare posti di blocco per permettere il transito di più convogli su un’unica linea suddivisa in segmenti, un po’ come avviene al vero, e come si possano gestire confluenze e biforcazioni di linee dotate di posti di blocco. L’ipotesi di lavoro era che si potesse rilevare il transito di un convoglio (ad esempio tramite magnete + reed, o come noi preferiamo magnete + sensore ad effetto Hall). Inoltre si assumeva la presenza di convogli tradizionali, ovvero con la motrice in testa e la presa di corrente solo sulla motrice stessa.

In presenza di convogli di reversibili (push-pull, o automotrici) quest’ultima assunzione non è più valida, ed inoltre è possibile che il magnete si trovi ad entrambe le estremità del convoglio (ma potrebbero esservene altri nel mezzo, se ad esempio uniamo due convogli composti di automotrici, che possono circolare separatamente oppure assieme. Anche nelle trazioni multiple potremmo avere problemi, perché la lunghezza di due locomotori accoppiati potrebbe essere eccessiva per i sezionamenti previsti dalla soluzione standard. Del caso di convogli reversibili ci siamo occupati già per gestirne le soste, sia su binari unidirezionali che bidirezionali.

Veniamo quindi ora alla discussione di un binario unidirezionale dotato di posti di blocco. Come abbiamo visto nella nota citata, la soluzione standard è che il transito sulla sezione N faccia scattare il rosso sulla N-1, ed il verde sulla N-2. Vediamo come possiamo implementarla nel caso dei convogli generalizzati che abbiamo descritto.

Schema elettrico di un posto di blocco, per convogli in movimento da destra a sinistra. Il relè mostrato per il blocco N-2 ed i relativi cablaggi vanno ripetuti per ciascun blocco.

La soluzione sarà simile, ma è necessariamente più complessa, tanto che avremo bisogno di tre relè per posto di blocco invece del singolo che ci bastava nel caso semplice.

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Pubblicato il 20 febbraio 2021

Abbiamo di recente iniziato a vedere come si possa facilmente costruire un controllo alternativo per il ponte trasbordatore girevole Minitrix.

Ricordiamo che in passato abbiamo discusso dei ponti trasbordatori, e mostrato come al vero esistano, e siano esistiti anche in Italia, ponti trasbordatori girevoli analoghi al modello che Minitrix proponeva in scala N e che attualmente è fuori produzione.

ALv72 sul ponte trasbordatore girevole delle officine OM a Milano – foto OM collezione Luigi Iorio da Photorail.com

Il circuito di controllo che abbiamo discusso nella precedente puntata partiva dall’esame delle piedinature elettriche del modello Minitrix e riusciva  gestire gli aspetti infrastrutturali, ovvero la movimentazione del ponte (traslazione e rotazione). Avevamo lasciato in sospeso la gestione della parte ferroviaria, e la discussione della digitalizzazione della stessa. Completiamo ora il lavoro discutendo anche di questi ultimi aspetti.

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Pubblicato il 13 febbraio 2021

Annunciato qualche tempo fa, è ora disponibile ad un prezzo assai interessante il primo kit di Locomodels: una splendida E.636 in scala N! Ne abbiamo già parlato per le preview viste in qualche fiera, ma la notizia è che ora è ordinabile, con un tempo di consegna previsto (stando al sito) di due settimane.

La E.636 LoCo in kit montata

Il kit “Basic” per l’autocostruzione della E.636

Vediamone i dettagli, ma prima inquadriamo questa iniziativa nel contesto della scala N.

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