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Archive for the ‘Storia’ Category

Pubblicato il 19 novembre 2022

Un altro pezzetto di storia della scala N se ne va: è recentemente scomparso Vittorio Naldini che oggi, 19 novembre ’22, avrebbe compiuto 84 anni (era del 1938).

Vittorio era noto per la sua realizzazione di modelli ferroviari (e non solo, e in prevalenza in scala 1:160) in resina che avevano avuto un buon successo. Parliamo di cosa di altri tempi: ora che siamo abituati alla fotoincisione e alla stampa in 3D, gli oggetti clonati in resina possono spesso apparire approssimati e stortignaccoli (anche se a  volte possono invece essere davvero belli). Guardati però con gli occhi di solo una decina di anni fa o poco più erano comunque delle meraviglie o quasi, specie se osservati da una certa distanza (80 cm, vero Giancarlo?) mentre corrono sul plastico, e non indagati con la lente di ingrandimento in vetrina: per quello c’era l’H0, o meglio ancora le scala 0 e G.

Per ricordarlo, passiamo in rassegna qui alcune delle sue molte realizzazioni, senza pretesa di esaustività.

Vittorio ha realizzato i sogni di modellisti degli anni passati, mettendo a disposizione rotabili tutt’ora difficilmente reperibili nell’opera di altri: le ALe 601 e gli ETR 450 e 250, per fare qualche esempio.

Alcune realizzazioni sul banco di lavoro di Vittorio: un ETR 450 sul binario 2, mentre sul binario 1 riposa una E.428. Dietro la stazione si intravvedono un ALe.601, un tramvetto Roma-Fiuggi, tutto in N, ed un bus romano in H0

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Catalogo Tibidabo 1966

Pubblicato il 9 aprile 2022

Poche parole in questa nota…

Qualche tempo fa abbiamo avuto in regalo da Achille Carminati (sì, quello di ACAR models in scala N!) il catalogo Tibidabo del 1966: una piccola perla che ora abbiamo il piacere di condividere con gli appassionati della piccola scala.

Eccolo dunque riprodotto elettronicamente.

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Pubblicato il 28 agosto 2021

Siamo stati di recente bonariamente “rimproverati” per non aver mai dedicato un articolo a Claudio Cestaro. Imperdonabile, vero, ma il problema è che è assi difficile trovare materiale in proposito. Comunque, con qualche aiutino, ce l’abbiamo fatta, ed ecco qui il (poco) che siamo in grado di raccontare.

Si tratta del primo artigiano della scala N italiana: un vero pioniere, che ha aperto la strada. Dimostrando che era possibile creare dei modelli a mano, ha ispirato chi è venuto dopo di lui, e quindi probabilmente l’intera comunità della scala N italiana gli deve molto. I produttori industriali, infatti, hanno sempre un po’ snobbato il mercato italiano, asfittico se confrontato con quello di oltralpe. Certo, Lima e Rivarossi avevano realizzato dei modelli italiani, ma poca cosa: E.424, E.444 (sia prototipo, Lima, che di serie, Rivarossi), e la D.341 (incomprensibilmente fatta da entrambi!). Poi le E.626 e Gr.835 di Tibidabo, qualche carrozza (accorciate le Lima), e qualche carro merci. Gli N-isti più audaci ritagliavano due E.424 per ottenere una articolata, ma ci volevano fegato e passione (ne aveva sicuramente Giovanni Muzio, al quale abbiamo dedicato una nota). ma se qualcuno avesse voluto comperarsi una articolata, così caratteristica delle ferrovie italiane? Beh, negli anni ’70, qualcosina si trovava: Riviermodel, Comfer. Ne abbiamo già accennato parlando dei pionieri della scala N italiana. Però si trattava di cose di non facile reperibilità, e soprattutto, senza facebook &C, non era neppure facile sapere che esistevano!. Ma ecco poi che, esattamente 40 anni fa, sul numero di Aprile 1981 de “i Treni” (ancora non erano nati TuttoTreno e Mondo Ferroviario) appare per la prima volta una pubblicità che deve aver fatto saltare sulla sedia gli ennisti.

Annuncio pubblicitario sul numero di Aprile 1981 de “I Treni”

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Pubblicato il 12 settembre 2020, ultima modifica 21 settembre 2020

Nel primo periodo della storia dei TEE, i convogli erano costituiti da automotrici diesel, al fine di evitare i problemi legati al cambio di tensione al confine. Abbiamo già passato in rassegna alcuni di questi treni, a partire dall’italiano Binato Breda ALn.442-448 per incontrare poi il tedesco VT 11.5 che lo sostituì per il Mediolanum e lo svizzero RAe 1050. Oltre a questi, sui binari italiani giungeva anche un convoglio francese, RGP 1 anche detto RGP 825 e classificato come SNCF da (X 2739 + XR 7741) a (X 2749 +XR 7749). Veniva utilizzato per una delle relazioni Francia-Italia, il TEE “Mont Cenis” Lyon Perrache-Milano tra il 1957 e il 1960, mentre per altre percorrenze con i cugini transalpini si usavano i Binato Breda. A Milano RGP 1 ritornò poi come rapido di prima classe tra il 1972 e il 1978, sempre sulla relazione tra la città meneghina e Lione.

RGP 1 versione Trans Europe Express “Parsifal” – Foto Willi Marotz da eisenbahnstiftung.de

RGP 1, pur essendo uno dei TEE che hanno calcato i binari italiani, non è notissimo da noi: ad esso dedichiamo questa nota. In rete non se ne trovano moltissime informazioni: per fortuna però ci siamo imbattuti nel numero 26 dell’ottobre 2008 di una bella rivista francese, Ferrovissime, che ne parla diffusamente, mentre Il numero 71 di settembre/ottobre 2014 della stessa discute delle rimorchiate semipilota di questi convogli.

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Pubblicato il 7 settembre 2019

Tra le prime camminate in montagna che ricordo, ci sono le escursioni a Passo Pecol, partendo dalla Val San Nicolò, laterale della val di Fassa. Si passava per il Lagusel, bellissimo laghetto nel quale un vecchio tronco caduto segnava una lunga linea nera sul fondo verde, e si giungeva poi al passo, vicino al quale c’erano i tumuli di un vecchio cimitero di guerra.

Il Lagusel - Foto AT © Peer da www.trentino.com

Il Lagusel – Foto AT © Peer da http://www.trentino.com

Nei pressi trovammo spezzoni di filo spinato arrugginito, e un frammento di una granata, evidentemente sfuggiti ai recuperanti del primo dopoguerra. Già, quel meraviglioso paradiso alpestre era stato l’inferno per dei giovani ragazzi di cent’anni fa.

Fu proprio la tragedia di quella guerra a portare tra i monti, nelle valli secondarie, la ferrovia. Fu così per la Val di Fiemme, ed anche per la Val Gardena.

Ferrovia della Val di Fiemme (Fleimstalbahn)

Ma andiamo con ordine.
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Pubblicato il 29 giugno 2019

Le forniture di automotrici FS erano sempre state affidate a FIAT e Breda, ma nel 1936 le ferrovie nazionali decisero di rivolgersi ad Ansaldo per due commesse di tre esemplari ciascuna. Ansaldo aveva esperienza sia nel settore ferroviario che in quello dei grandi motori termici, ma fino ad allora non aveva mai messo assieme i due aspetti.

Ebbe così origine la serie “4” delle ALn 56: ricordiamo che il prefisso del numero di serie identifica il costruttore, così la serie “1” era FIAT e la “2” Breda.

Depliant Ansaldo - Foto Sistema Archivistico Nazionale, postata da pamwagner sul forum.ferrovie.it

Depliant Ansaldo – Foto Sistema Archivistico Nazionale, postata da pamwagner sul forum.ferrovie.it

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Pubblicato il 30 dicembre 2017

Contenti di quanto trovato sotto l’albero? Facciamo un salto indietro di cinquantasette anni, e vediamo cosa trovò qualche fortunato bimbo dell’epoca.

Ogni tanto ci divertiamo a fare un po’ di archeologia ferromodellistica, e così oggi ripercorriamo un particolare della paleostoria della scala N.

L’immagine della copertina della rivista Miniaturbahnen del novembre ’60 é ben nota, ed é una pietra miliare, in quanto segna il preannuncio della scala 1:160. Si trattava della “Arnold Rapido 200”, che ancora non era proprio la vera scala N: aveva uno scartamento da 8 mm invece che da 9 mm, e la scala dichiarata era 1:200, ma era il seme dal quale, meno di due anni dopo, sarebbero arrivati gli Arnold Rapido “Neun”, nove millimiteri.

Il prim plastico Arnold, su una copertina di MiBa (Miniaturbahnen) del 1960

Il primo plastico Arnold, su una copertina di MiBa (Miniaturbahnen) del 1960

Quel vecchio plastichetto, archetipo di quelli che lo avrebbero seguito, era indubbiamente affascinante. Ebbe vita breve, poiché fu commercializzato solo per un anno e mezzo, fino al cambio di scartamento, ma fu in grado di dare un’impronta al futuro che lo avrebbe seguito.
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Pubblicato il 2 dicembre 2017

Eccoci ad una nuova puntata sulla storia delle automotrici FIAT  prima generazione. Trattiamo di quelle costruite fino al 1940 che appartenevano alle Ferrovie in Concessione, escludendo quelle sarde e siciliane delle quali abbiamo già detto in altre note.

Santhià-Biella (Prog. FIAT 005 del 1933 e 009 del 1934)

Cominciamo dal 1933, anno di apparizione delle ALb 48, ALb 64 e ALb 80, che erano i progetti FIAT 004 A, B e C rispettivamente. In quell’anno la casa torinese aveva sviluppato anche il progetto 005: si trattava di una automotrice analoga alla ALb 48 di serie (stessa lunghezza – 14.800 mm- e stessa capienza: 48 posti), ma sprovvista della ritirata, così come lo erano i prototipi della ALb 48, che però erano più corti. La macchina era stata costruita per la ferrovia concessa Santhià-Biella.

Mappa della Ferrovia Santhià-Biella CC Arbalete da wikipedia

Ne abbiamo recuperato in rete alcune immagini.

FIAT Mod.005 per la Santhià-Biella, Foto Centro Documentazione Storica FIAT

FIAT Mod.005 per la Santhià-Biella, Foto Centro Documentazione Storica FIAT

FIAT Mod.005 per la Santhià-Biella nel 1933, Foto Centro Documentazione Storica FIAT

FIAT Mod.005 per la Santhià-Biella nel 1933, Foto Centro Documentazione Storica FIAT

Altra immagine della FIAT Mod.005 per la Santhià-Biella – Foto FIAT

FIAT Mod.005 nel 1933 circa, in compagnia di due ALb 48 – Foto Centro Storico FIAT. Da notare l’assenza dei vetri poligonali frontali che avrebbero successivamente caratterizzato la maggior parte delle littorine FIAT

Sempre per la Santhià-Biella, ma nel 1934, fu realizzato il progetto FIAT 009: una macchina analoga alla ALb 80: stessa lunghezza: 22.000 mm, ma con 64 posti (16+32 di terza classe e 16 di seconda).

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Pubblicato il 23 settembre 2017, ultima modifica 1 maggio 2021

Le Capitole” é uno dei treni che hanno un posto nella storia delle ferrovie, e che di conseguenza è piuttosto famoso. L’appellativo era attribuito ad un treno rapido delle SNCF che a partire dagli anni ’60 collegò le stazioni di Parigi Austerlitz e Tolosa Matabiau effettuando servizio di sola prima classe.

Le Capitole in corsa, da una cartolina

Lo abbiamo citato parlando delle UIC-Y francesi: qui ne approfondiamo storia e dettagli.

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Pubblicato il 12 agosto 2017, ultima modifica 6 gennaio 2023

Al termine della prima guerra mondiale, varie locomotive appartenute all’impero austroungarico e agli stati tedeschi entrarono nel parco FS. In parte vennero usate come parziale pagamento dei danni di guerra (le cosiddette “prede belliche”) ed in parte rimasero come ripartizione esistente nei territori annessi: Trentino, Alto Adige e Venezia Giulia. Ne abbiamo già incontrate diverse in altre note: pur non avendo avuto un ruolo importante nella storia ferroviaria della penisola, sono in genere ben note ai modellisti, poiché le case fermodellistiche del mondo germanico (Arnold, Fleischmann, Minitrix, Roco), avendo a catalogo varie motrici tedesche, con poca spesa riuscivano a realizzare versioni “internazionali” delle prede di guerra adatte ai mercati adiacenti: Italia, Francia, Olanda, Polonia…

Iniziamo ad esaminare le motrici con rodiggio 2C, o 2-3-0: questa volta ci concentriamo sulle P8 prussiane che in Italia divennero le 675.

FS Gr.675.007

FS Gr.675.007

In una prossima nota tratteremo e le non troppo dissimili S10 e S10-2, che dettero origine ai gruppi italiani 676 e 677, e considereremo anche le austriache 32f e 109, che divennero Gr.652 e 653. Ma iniziamo dunque con le più famose: le P8.

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