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Archive for the ‘Infrastruttura ferroviaria’ Category

Pubblicato il 30 settembre 2023

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La sagoma limite è il contorno che definisce quali siano i limiti trasversali dei rotabili. Qualunque mezzo circolante sui binari deve stare entro tali limiti per essere ammesso alla circolazione: in caso contrario potrebbe urtare degli ostacoli (ad esempio, ma non solo, in galleria). E’ nota anche con il nome di “gabarit”, che altro non è che il suo appellativo francese.

Sagome Limite di Carico

Nelle stazioni si trova un portale per verificare che un rotabile rientri  nelle dimensioni previste. Di solito lo li trova nella zona “merci” accanto alla pesa, come ad esempio nella stazione di Monte Amiata.

Pesa e portale di controllo sagoma limite alla stazione di Monte Amiata, foto da digilander.libero.it/imieitreni di Guido Gambara e Valerio Varriale

Lo vediamo schematizzato tra gli accessori di Auhagen in scala H0:

Pesa e sagoma limite di Auhagen (H0)

Su un plastico un angolino con pesa e sagoma limite non dovrebbe mancare! Ma vediamo di approfondire il discorso.

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Pubblicato il 17 dicembre 2022

Il treno è considerato più sicuro mezzo di trasporto terrestre. Certo, nella statistica che conta i morti per milione di kilometri percorsi l’aereo fa meglio, ma in quella dei morti per milione di ore viaggiate il treno lo supera. Come si fa a garantire la sicurezza del trasporto ferroviario? Norme e controllo sono un fattore, ma un altro è la manutenzione preventiva. Proprio sul fronte della manutenzione e verifica dell’infrastruttura  ferroviaria Rete Ferroviaria Italiana si è posizionata, agli albori del nuovo millennio, ai vertici mondiali con la nascita di un convoglio molto speciale: l’Archimede.

Convoglio Archimede, foto Paolo Carnietti da http://www.645.040.net

Archimede misura tutte le componenti dell’armamento ferroviario (rotaie, traversine, massicciata), ma anche la funzionalità della linea di alimentazione e degli apparati tecnologici di sicurezza che controllano la circolazione e che sono disseminati lungo la linea.

Convoglio Archimede a Torino nel 2005 – Foto Massimo Rinaldi da tplitalia.it

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Pubblicato il 25 giugno 2022

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La nuova idea per i collegamenti ferroviari tra il continente e la Sicilia: convogli modulari. Di che si tratta?

E’ un treno composto di due sezioni autonome, ovvero in grado di muoversi indipendentemente (talvolte dette “antenne“), che viaggiano agganciate per un tratto per poi separarsi.

L’idea è che i due convogli viaggino assieme lungo la penisola, per poi dividersi a Villa San Giovanni, imbarcarsi entrambi su un traghetto e poi, una volta sbarcati, procedere separatamente uno lungo la costa Est e l’altro lungo quella Nord dell’isola.

Da qualche giorno non è più solo un’idea, essendosi concretizzata in alcuni InterCity. Si ipotizza poi che in un prossimo futuro questi IC possano essere sostituiti da speciali Frecciarossa.

Due semipilota a centro treno congiungono i due semiconvogli diretti verso la SIcilia, foto tratta da un filmato su youtube.

Ma è un idea nuova? E soprattutto, è una buona idea? Per cercare di capirlo ripercorriamo un po’ di storia.

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Pubblicato il 5 marzo 2022

La complicata orografia elvetica richiede spesso, per congiungere i diversi cantoni, di scavalcare montagne, cosa che d’inverno può divenire molto complicata. Tenere aperti i passi tra bufere di neve richiede un sacco di lavoro non facile e non privo di pericoli. Spesso invece per la costruzione di ferrovie non vi è stata altra scelta che scavare lunghi tunnel che hanno fatto la storia delle ferrovie: Gottardo, Lötschberg, Sempione… A questo punto, una possibilità era quella di far usare questi tunnel anche alle auto – ovviamente imbarcandole sui treni: nasce così il concetto dei cosiddetti “treno navetta per auto”.

Autozug della Matterhorn–Gotthard-Bahn (MGB) a Oberalp, trainato dalla Deh 4/4 22 “St. Niklaus”. I passeggeri viaggiano nella carrozza passeggeri B 2282. Foto Kecko da wikimedia

La Svizzera è ovviamente la regina del settore, ma esempi in Europa ne abbiamo anche altrove.

In Austria l’Autoschleuse Tauernbahn ha recentemente festeggiato i 101 anni di esercizio, correndo tra Böckstein (Salisburgo) e Obervellach (Carinzia) attraverso il Tunnel dei Tauri.

In Slovenia  attraverso la galleria di Piedicolle (Bohinjski predor) vengono congiunte Santa Lucia d’Isonzo (Most na Soči) e Bohinjska Bistrica. Famosissimo è ovviamente l’Eurotunnel della Manica dove oltre ai passeggeri anche le loro auto possono essere “traghettate” tra Francia e Gran Bretagna. In Germania lo Sylt Shuttle (DB) e l’Autozug Sylt (RDC Deutschland) trasportano auto non in in tunnel, ma sulla Hindenburgdamm tra Niebüll e Westerland sull’isola di Sylt.

Un servizio di navetta di questo genere era attivo anche tra Italia e Francia, sul Frejus, e Italia e Svizzera via Sempione.

Treno navetta per trasporto auto sul Frejus nel 1979, al traino della E.626.272 – Foto Luigi Iorio da tranzitaliafoto

Nella nostra penisola ne avevamo, negli anni ’60, un esempio analogo con la navetta tra Pontremoli e Borgotaro per evitare di passare dal Passo della Cisa, fortunatamente visibile in un video.

La navetta della Cisa (clicca sull’immagine per vedere il filmato)

Anche il vicino Passo del Bracco era evitabile con soluzione analoga, con navette tra La Spezia e Riva Trigoso (almeno per un periodo, direttamente tra Genova e La Spezia).

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Pubblicato il 28 Novembre 2020, ultima modifica 16 Dicembre 2023

Cosa sia una piattaforma girevole lo sanno tutti. Non tutti però ne conoscono una particolare declinazione: quella a settore. Eppure in Italia ve ne è una in un luogo assai famoso per gli appassionati di Ferrovia: Pietrarsa.

Piattaforma girevole a settore a Pietrarsa

Altra vista della piattaforma girevole a settore di Pietrarsa

SI tratta di una porzione di cerchio (un settore circolare) nel quale un ponte girevole può muoversi, andando a porsi in corrispondenza di uno o dell’altro binario. Quella partenopea permette di scegliere tra tre diversi binari.

Per quanto si tratti di una rarità ferroviaria, quello di Pietrarsa non è l’unico caso in Italia.

I resti di una piattaforma di questo tipo, con un angolo di rotazione di 90º, sono ancora visibili nella ex zona industriale di Bolzano.

Piattaforma girevole a segmento di Bolzano – Foto Luigino da wikimedia

Ma vediamo di approfondire un poco…

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Pubblicato il 7 Novembre 2020

Ferrovie Nord Milano, Ferrovienord, LeNord, TreNord, NordCargo… E’ la stessa cosa o sono cose diverse? Sicuri di capirci davvero qualcosa?

Semipilota Casaralta – vecchia livrea FNM – Foto Paolini

La 668.131 LeNord nel 2007 a Iseo – Foto © Stefano Paolini da http://www.photorail.it

ES 64 F4-093 Nordcargo da flickr

Mazinga Trenord – Foto DeCampo84 da wikimedia

Noi no, e quindi abbiamo un po’ studiato per chiarirci le idee. Proviamo a raccontare qui quel che abbiamo imparato.

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Pubblicato il 6 giugno 2020

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Abbiamo di recente esaminato le geometria dell’armamento in scala N di Arnold, Minitrix e Roco – quest’ultimo ora commercializzato da Fleischmann come serie di binari senza massicciata. L’offerta originale di Fleischmann, quella dei binari con massicciata tuttora presenti a catalogo, è oggetto di questa nota.

Si tratta di una proposta apparentemente molto semplice e razionale. Già una rapida occhiata all’esempio che da anni viene mostrato sui cataloghi fa cogliere al volo la razionalità cartesiana del disegno.

L’eleganza modulare delle geometria Fleischmann

Ma entriamo nei dettagli.

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Pubblicato il 16 maggio 2020

Già nel 1959 l’azienda tedesca Trix fornisce modelli in scala 1:180 non motorizzati (Schiebetrix: “schieben” significa “spingere”), ma senza un corrispondente sistema di binari. Nel 1964, seconda dopo Arnold e a pari merito con Piko, inizia a produrre trenini elettrici in scala N. Il sistema di binari offerto all’epoca non ha tante pretese ma ha già una sua articolazione interessante: comprende due raggi di curvatura, due scambi basati sul raggio R1 con angolo di 24º e interasse di 33,6 mm.

Aggiungendo una curva di 6º e compensando con una controcurva R1 di 30º si ha un interasse di 52,1 mm, utile per realizzare la banchina di una stazione.

SIstema di binari Minitrix originale, dal catalogo Minitrix del 1967.

Il sistema esordisce quindi in modo semplice e razionale.

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Pubblicato il 2 maggio 2020, ultima modifica 15 maggio 2020

Abbiamo di recente visto come la geometria Roco fosse “pasticciata”, con una molteplicità di lunghezze non facilmente rapportabili tra loro. Ora esaminiamo un caso che possiamo definire opposto: una geometria razionale e semplice, basata su pochi elementi e ben fondata: quella di Arnold.

Ne seguiamo la storia, fino alla relativamente recente uscita di produzione dei binari Arnold, avvenuta  quando l’attuale proprietario Hornby ha deciso di concentrarsi solo sui rotabili. E’ una storia che risale agli albori della scala N, con i primi cataloghi Arnold che già contengono i necessari elementi di base.

Binari Arnold, dal catalogo 1963/64

Troviamo lo scambio con deviata a 15º, un binario diritto di uguale lunghezza (111 mm), uno lungo il doppio (222 mm) e uno da 57,5 mm. Può sembrare un numero strano, ma se lo moltiplichiamo per il coseno di 15º otteniamo 55,5, che è la metà di 111. Questo significa che se il binario è inclinato di 15º, la sua proiezione sull’asse orizzontale è pari a metà dell’elemento base, il che ci permette di fare costruzioni nelle quali due binari paralleli connessi tra loro sono perfettamente allineati.

Arnold, Semplice combinazione con gli elementi base originali.

Il “mezzo binario”, cioè quello da 55,5 mm, non c’è: non apparirà mai a catalogo, nemmeno in futuro. Strano, perché sarebbe davvero utile in alcuni casi.

Altra combinazione di binari Arnold (qui il “mezzo binario” sarebbe comodo…)

Gli altri elementi presenti a catalogo sono curve di vario tipo. Vi sono quelle denominate “Normalkreis“(cerchio normale) di diametro 384 mm (quello che poi diverrà noto come “Raggio R1”) in elementi da 15º (ventiquattresimi di cerchio), 45º (ottavi di cerchio) e 90º (quarti di cerchio). A differenza di quel che faranno poi gli altri costruttori, notiamo che Arnold parla (nei suoi primi cataloghi) di diametri invece che di raggi: in fondo ha un senso, perché il diametro fornisce una immediata indicazione della dimensione del plastico minimo.

Oltre ai “Normalkreis” troviamo i “Parallelkreis“(cerchio parallelo) di diametro 444 mm (il futuro R2) per fare il doppio binario, inizialmente prodotto solo come ampie curve da 45º. Infine, c’era lo “Spezialkreis“(cerchio speciale) di diametro dichiarato pari a 784 mm e da 15º, che serviva per compensare lo scambio.

Arnold, Combinazione degli elementi base originali, con curva “Spezialkreis” (in rosso)

Nei cataloghi dell’epoca vi era un errore: d=784 mm significa r=392 mm, e se questo fosse il raggio usato per la deviata dello scambio, la lunghezza del ramo di corretto tracciato (ottenibile come r sin 15º, ripetendo i ragionamenti già fatti nel caso della geometria Roco) dovrebbe essere di 101 mm, e non di 111…

Per ottenere 111 mm il raggio della curva dovrebbe essere di 430 mm. Ma aspettiamo un poco e vedremo: la storia ci darà ragione…

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Pubblicato il 7 marzo 2020, ultima modifica 21 gennaio 2023

Intermodalità è un concetto chiave per la modernizzazione del trasporto merci. Il caso più eclatante è quello dei containers, che possono essere caricati su navi, treni e camion per trasportare merci dall’origine alla destinazione. Nel caso del trasporto aereo abbiamo invece containers specializzati, ma almeno uno di questi (M6: venti piedi, o 6 metri circa) è usato anche in ambito stradale e ferroviario.

Spesso però parlando di intermodalità la prima cosa che viene in mente è il trasporto di autotreni carichi sui carri (ad esempio i Saadkms) come nella RoLa – Rollende Bahn tedesca.

Carro Saadkms – Foto © Mauro Rastello da Trenomania

Meno immediato è pensare al trasporto stradale di carri merci: ci questi ci siamo già occupati altrove (nota sui Culemayer).

Culemayer tra Milano e Limbiate, data imprecisata., probabilmente negli anni ’80. Marco Moerland da Flickr

Ancor meno intuitivo è il caso di rotabili ferroviari che trasportano rotabili ferroviari: ma proprio di questi discutiamo questa volta.

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