Pubblicato il 22 febbraio 2020, ultima modifica 20 gennaio 2024
La Camilla può essere definita come una fuoriserie FS (Il suo secondo soprannome fu peraltro “Testarossa“!): un modello unico sia come forme che come livrea, anche se sotto il vestito si trova un “banale” E.636.
È ben nota ed amata da modellisti e appassionati di ferrovie. Ha una storia interessante, che inizia con una tragedia.
L’incidente
Il 23 dicembre 1987 la E.636.284 era di turno al tiro di un merci, quando ebbe un tragico incidente a Villastellone, nei pressi di Torino. Ne abbiamo trovato il racconto sul forum-duegieditrice:
“A quei tempi, a Villastellone giungevano ogni settimana vari treni di automobili, che venivano scaricate in un terminale raccordato a sud della stazione. Prima e dopo le operazioni di scarico, le bisarche venivano ricoverate su una parte della “seconda promiscua”, il binario di precedenza in mezzo ai due di corsa, la cui lunghezza consentiva di accogliere due treni (a metà percorso, quasi davanti al fabbricato viaggiatori, ci sono delle comunicazioni con i binari di corsa). Quella sera, un treno di bisarche vuote era fermo nella metà “nord” del binario di precedenza, mentre nella parte “sud” c’era un treno merci in partenza con in testa la E 636.284 (direzione nord, verso Trofarello: da lì poi si può proseguire verso Torino o invertire la marcia e andare verso Genova /Piacenza). Se tutto fosse andato come doveva, il treno in partenza avrebbe impegnato uno scambio in deviata e si sarebbe immesso sul binario pari della linea Savona/Cuneo – Torino.”
Il capostazione dette il via libera, ma lo scambio che immette sul binario di corsa da quello di precedenza non era ancora stato girato ed il convoglio andò a schiantarsi sul treno di bisarche vuote sulla seconda promiscua. Nonostante la bassa velocità (18 km/h: il treno era appena partito, e avrebbe dovuto affrontare una deviata) lo scontro fu violento e fatale.
“Nell’urto la bisarca era stata sollevata e il suo telaio aveva sfondato la cabina, subito sopra il pancone; il piano superiore della bisarca aveva invece strisciato sul tetto della cabina, la quale rimase quindi “incastrata” tra i due piani del carro. Le lamiere della cabina, deformate dall’urto, erano uscite fuori sagoma, invadendo la sagoma del binario dispari (da Torino verso Savona/Cuneo)”.
Dei due macchinisti, Angelo Santoro di 37 anni fu estratto dalle lamiere dopo sette ore: era ancora in vita, ma morì in ospedale il 5 gennaio. Fu più fortunato Ciriaco Ragazzo, che dopo un’ora dall’incidente fu liberato dalle lamiere in stato di shok ma incolume. Stranamente macchinistisicuri non cita l’incidente. (Ringraziamo l’amico Gianfranco Visentin per averci segnalato la copia si una pagina della Voce della Rotaia, originariamente pubblicata sul web da Roberto Andresini).
La ricostruzione e il nomignolo
Al di là della tragedia umana che coinvolse almeno due famiglie, quelle del macchinista deceduto e quella del capostazione, la macchina aveva la cabina distrutta, ma per il resto non aveva subito danni rilevanti. Le FS si proposero così di recuperarla.
Erano anni nei quali circolava l’idea di fare un revamping delle macchine principali, migliorandone le cabine di guida. Se ne parla ad esempio a pag 8 del numero di Novembre 88 de i Treni, dicendo che si stava studiando un restyling delle E.645 ed E646, analogamente a quanto si stava per fare con le Tartarughe, il cui rinnovamento con le R inizia proprio nel 1989.
Per le due articolate si pensava ad una cabina simile a quella delle E.656 che circolavano ormai da oltre 10 anni (dal 1975).
E’ quindi naturale che si sia pensato di applicare le idee anche alla E.636 da ricostruire. Il compito fu affidato alle Officine Grandi Riparazioni di Verona Porta Vescovo.
La cabina fu simile, secondo il Cornolò, a quella dei Caimani di ultima serie (sesta).
Questo garantì al personale di macchina un maggiore comfort grazie all’aumentato spazio disponibile ed alla presenza di un impianto di aria condizionata.
Fu proprio nelle OGR veronesi che accadde una cosa curiosa: sul pancone della macchina in lavorazione, qualcuno scrisse col gesso un nome femminile: Camilla (come si può vedere nell’immagine sotto).
Si dice sia stato uno degli operai, e che Camilla fosse il nome della sua “morosa”. Secondo alcuni, il nome invece deriverebbe dal fatto che la motrice incidentata era senza imperiale e perdeva olio proprio come l’automobile decappottabile chiamata “Camilla” dal suo proprietario, un operaio dell’officina. Sia come sia, fatto sta che da allora in officina si iniziò a riferirsi alla macchina usando quel nome, e quando la macchina uscì dalla rimessa per riprendere il servizio, il nomignolo le rimase attaccato.
L’operazione fu un successo, perché la nuova cabina era confortevole, comoda e silenziosa rispetto a quella delle E.636 standard (anche se sui forum alcuni ne criticano il freddo d’inverno).
Tuttavia non fu ripetuta con altre motrici: di lì a poco una locomotiva da 2100 kW sarebbe risultata scarsamente utile, e con un orizzonte di vita limitato l’investimento necessario non si sarebbe giustificato. Diverso avrebbe forse potuto essere il discorso per le meno anziane e più prestanti E.645 ed E.646, ma anche per queste alla fine si decise di non procedere con il progetto di revamping, a differenza di quanto avvenne per le E.444.
L’esercizio
La 284 rientrò in servizio con l’entrata in vigore dell’orario estivo 1990, assegnata al Deposito di Verona. Fu impiegata prevalentemente con treni locali verso Brescia, Trento e Vicenza, ma occasionalmente anche per servizi eterogenei, incluso il traino di qualche espresso internazionale, ad esempio in Val Pusteria.
Nell’estate 1992 fu assegnata al Deposito di Bolzano, dove restò per qualche anno, per passare poi al D.L. di Livorno (secondo Cornolò, mentre secondo altri sarebbe stata a Genova Rivarolo). Per tre lustri trainò vari generi di treni in tutta Italia (isole escluse): giunse fino a Villa San Giovanni.
Il seguente video mostra un transito della Camilla in testa ad un convoglio di bisarche (proprio come quelle che le erano state fatali!)
Terminò la sua la carriera al Milano. Nel marzo 2006 la E.636.284 venne momentaneamente accantonata presso lo scalo di Milano Smistamento e poi sottoposta ad una riverniciatura esterna per cancellare gli odiosi graffiti che imbrattavano tutto il lato destro ed entrambi i frontali (ma perché i graffitari non “decorano” la macchina della loro mamma?). Fu così possibile esporre la macchina in occasione del 75° anniversario del Deposito Locomotive di Milano Smistamento (8 e 9 Aprile 2006). Poco dopo, a luglio 2006, la motrice entrò nel Parco Storico.
Venne quindi affidata al Gruppo ALe883 presso la rimessa di Tirano. Da allora viene usata per treni celebrativi e storici.
La si può vedere in testa a qualunque cosa: dalle Centoporte alle UIC-X, alla ex Pizza Express in livrea GC.
Variazioni di livrea
Alla macchina ricostruita fu data una livrea sgargiante e unica, basata sui colori che in quegli anni (attorno al 1989) venivano applicati alle E.453/454, alle E.444 R e alle E.402P: rosso e grigio, anche se non con una filosofia coerente. Ne risultò una macchina appariscente ed elegante.
Aveva cassa e imperiale grigio cenere, le cabine rosso segnale con una fascia grigio cenere sul frontale incorporante il logo FS a losanga decentrato e telaio grigio ardesia.
Nel 1997 venne stata modificata con un tono di richiamo al XMPR (fortunatamente leggero): il telaio divenne blu, sul frontale la fascia grigia scomparve e al centro fu piazzato un vistoso logo FS XMPR.
Nel 2003, dopo una revisione, la livrea fu ripristinata tornando al grigio ardesia per il telaio ed al logo FS a losanga, posto però ora al centro, e con la fascia frontale grigia assottigliata.
Venne inoltre apposta sulle fiancate la scritta “E636 Camilla”, dando così completa ufficialità al nomignolo veronese.
La Camilla nel modellismo
Valestelor riporta una rassegna dei modelli realizzati in H0, in vari periodi, da Roco.
Nella scala minore, la prima realizzazione della Camilla fu ad opera di Lorenzo Colli, ancora in epoca pre-Locomodel. All’epoca, tra il 1987 e 1990, Lorenzo produceva tutte le articolate, compresa la 636 nelle diverse livree. Erano realizzate in microfusione di ottone, con fiancate in ottone fotoinciso e meccanica interamente realizzata “in casa”. Evidentemente realizzò la E.636.284 post revamping non appena “quella in scala 1:1” calcò i binari! Antonio Rampini ne ha una e ne ha postato un’immagine sul forum ASN, dal quale la riprendiamo.
Dei modelli in resina della Camilla furono costruiti una decina di anni fa da Ilario Baccari (Ferrovia del Caimano). Ilario è bravissimo con la resina, e ne uscì un bel risultato.
Anche Gianni PrinDerre ne rese disponibile una versione in resina.
Una Camilla realizzata da N-Kit (Fabrizio Mungai e Luca Petruzzo) venne presentata in anteprima nel 2013, ed in versione definitiva nel 2014 allo HobbyModel Expo di Verona.
Si tratta di una lastrina fotoincisa, con la quale costruirsi il modello che è poi completabile con una motorizzazione, ad esempio quella di Lineamodel come ha fatto ad esempio Pierluigi Fasolin.
Sono fornite anche delle decals permettono le tre diverse ambientazioni.
Con una realizzazione basata su questa lastrina, Marco Zaggia ha vinto il Premio Muzio 2014. Il lavoro è descritto in Tutto Treno Modellismo n. 68 (Dicembre 2016).
Decals in N per la Camilla sono disponibili anche da Giacomo Spinelli.
Certamente più semplice è rivolgersi a Lorenzo Colli, che riproduce la Camilla nella serie LocoMake. Il kit si monta con facilità, ma si può richiedere di avere la macchina già montata (in versione analogica o digitale).
Su un plastico non c’è problema ad ambientare la Camilla: è stata ovunque, ed ha trainato (e ancora traina) di tutto, anche se durante il quindicennio di servizio (1990-2005) l’impiego prevalente fu per treni merci e per dei regionali, composti da carrozze Tipo 1959 e UIC-X in grigio ardesia e rosso fegato-grigio beige e, dopo il 2000, vetture in livrea XMPR. Non mancano testimonianze di carrozze MD, treni notte e internazionali. In epoca recente poi può trainare qualunque convoglio composto di carrozze del parco storico FS (UIC-X in grigio ardesia, carrozze castano isabella di vario tipo, la ex Pizza Express ora in livrea Bandiera, e un paio di GC TEE).
Bellissimo articolo!
Esauriente, preciso, arricchito da fotografie e disegni!
Grazie, ovviamente anche per tutti gli articoli precedenti.
Grazie per l’apprezzamento!