Pubblicato il 3 agosto 2013
Il Gruppo FS E.626 è uno dei più importanti nella storia delle FS: ne parleremo diffusamente presto. Qui seguiamo la storia che portò 23 macchine del gruppo fuori dai confini nazionali: 21 di esse non fecero ritorno in patria, e finirono immatricolate in compagnie ferroviare estere.
Le E.626 Jugoslave
Alcune E.626 che operavano nel Nord-Est (Carnia e Dalmazia) al termine della guerra si trovarono in territori che prima del conflitto erano parte dell’Italia, e che poi vennero annessi dalla Jugoslavia. Le macchine operavano sulla S.Pietro del Carso-Fiume (oggi Pivko-Rijeka) e sulla Trieste-Postumia. Dopo la tregua firmata nel 1947, tra il dicembre 1948 e gennaio 1949, sedici E.626 furono ufficialmente cedute come parziale pagamento dei danni di guerra. Si trattava delle 018, 023, 028, 030, 031, 034, 038, 042, 044, 052, 058, 062, 063, 077, 093 e 098. Lo stesso destino fu seguito da macchine di altri gruppi, ed anche da carrozze varie: ne abbiamo parlato in “Motrici italiane in Yugoslavia” ed in “Centoporte all’estero“.
Mentre queste 16 macchine restarono a operare in Slovenia (la Jugoslavia era uno stato federale), un’altra macchina, la 083, era rimasta a Fiume a seguito di un incidente avvenuto nel 1943, e venne incorporata nella ZTP Zagabria (Željezničko Transportno Poduzeče – Azienda di Trasporto Ferroviario). La macchina, unica ad operare in Croazia, ebbe il nomignolo di “Marijan” mentre quelle operanti in Slovenia venivano chiamate “Breda” o “Italianka”. “Marijan” ebbe questo nome forse perché era caratterizzata da una livrea particolare, blu e celeste (i colori della Madonna). Foto dell’originale non se ne trovano, ma la livrea è resa in un modello H0 documentato su www.vlaki.info e su www.zeljeznice.ne
Con quest’ultima macchina, il gruppo delle E.626 in Jugoslavia raggiunse il numero di 17. Erano tutte motrici della seconda serie di E.626, cioè facevano parte del gruppo di 85 macchine che erano state costruite nel 1930 subito dopo la serie prototipale. Pedrazzini nel suo libro sulle E.626 menziona la tesi di una diciottesima macchina che sarebbe stata usata come scorta di pezzi di ricambio, ma dice che non c’è una chiara evidenza che ciò sia avvenuto. Del resto è forse difficile ricostruire con esattezza cosa avvenne negli sciagurati anni della guerra, quando quattro quinti delle E.626 vennero danneggiate o distrutte.
Le macchine incorporate nella JDŽ (Jugoslovenska Drzavna Železnica, Ferrovie dello Stato Jugoslavo, dal 1954 divenute Jugoslovense Železnice) hanno mantenuto la marcatura originale fino al 1957, quando furono riassegnate alla serie E61. Nella sigla, il 6 è il numero di assi motori e 1 la serie di progettazione.
La livrea delle “Slovene” fu in color oliva, con telaio, ruote e praticabili in marrone scuro, imperiale argento, traversa frontale e bordini dei fari in rosso.
Alcune macchine (come la 012) ebbero i fanali innalzati e posti sugli avancorpi, al fine di poter anteporre alle macchine dei carri spartineve senza nascondere i fanali stessi. In anni successivi, le ruote furono rifatte a vela piena anziché a raggi come in origine.
Il 4 maggio 1961 entrò in vigore la nuova classificazione Jugoslava, che premetteva un 3 per le macchine elettriche alimentato a 3 kV in continua, ed un 4 per le macchine dell’attuale sistema in alternata a 25 kV ~ 50 Hz: la marcatura del gruppo divenne quindi 361. In quegli anni inoltre le FS prestarono alle JZ altre 5 macchine, che non furono reimmatricolate nè modificate, e fecero ritorno in patria a termine prestito.
Al cambio di marcatura vennero divise in due sottogruppi: 001-010, 101-107. Il primo sottogruppo comprendeva macchine dotate di motoalternatore, non provviste di REC (Riscaldamento Elettrico Carrozza), mentre quelle del secondo avevano una dinamo e il REC. Nel 1966 le unità 009 e 010 vennero ammodernate dotandole di REC e di dinamo, e contestualmente il loro rapporto di trasmissione fu variato del 20%, passando dal 24:73 che caratterizzava tutte le macchine al 21:76. La marcatura fu cambiata in 201 e 202 e si costituì così un terzo gruppo (che differiva dal secondo appunto per il rapporto di trasmissione). Joseph Pospichal ha sul web una tabella con i numeri delle macchine nei vari periodi, e alcune belle foto in bianco e nero degli anno ’60.
Come in Italia, queste macchine trainarono tutti i tipi di treno, dedicandosi verso la fine della loro vita per lo più ai soli treni merci. La dismissione delle motrici iniziò nel gennaio 1971, e si concluse nel gennaio 1983, quando anche le ultime due macchine (la 006 e la 106) furono fermate e trasferite al museo di Ljubljana.
Alcune unità sono preservate. Di recente una di esse (la 201) è stata ristrutturata tornando allo stato JZ originario ed è conservata presso il Museo Ferroviario di Zagabria.
La 361.106, ex FS E.626.034, ha avuto un restauro statico ed è stata monumentata a Ilirska Bistrica (in italiano Bisterza, o Villa del Nevoso.) La ristrutturazione è ben documentata su un forum sloveno, anche con interessanti immagini dell’interno della macchina.
La 361-001 (codice originale FS E.626.030) é esposta nel cortile delle Officine Centrali (Centralnimi Delavnicami) di Moste (Ljubljana).
Le E.626 Cecoslovacche
La storia delle altre sei macchine (015, 016, 017, 019, 021, 024), anch’esse tutte appartenenti alla seconda serie, è più avventurosa. Furono requisite dai nazisti che le prelevarono dalla Direzione ferroviaria di Udine. I tedeschi avevano bisogno di motrici per le linee ferroviarie elettrificate a 3 kV cc nella Polonia occupata, nella zona attorno a Varsavia. Non tutte però raggiunsero la Polonia: durante il trasferimento la 015 subì gravi danni in Austria, nella zona di Salisburgo, a causa di un bombardamento. Rimase lì fino a dopo la fine della guerra, e rientrò in Italia nel 1951. Le cinque motrici che avevano raggiunto la Polonia tornarono indietro durante la ritirata. La 016 raggiunse la Baviera (Fischbach, nella zona di Rosenheim – Kufstein) e nell’ottobre 1945 fu restituita all’Italia. Le restanti quattro si trovarono in Cecoslovacchia alla fine del conflitto. Catturate dall’Armata Rossa, nel 1951 vennero consegnate alla ČSD (Československé státní dráhy, Ferrovie Cecoslovacche). Queste ultime destinarono la 019 a fornire pezzi di ricambio, e trasformarono le altre tre a 1,5 kV cc per poterle utilizzare nella zona di Praga, dove prestarono servizio a partire dal 1953 immatricolate nel gruppo 666. La E.626.017 divenne E666.001, la 024 ricevette il numero 002 e la 021 fu reimmatricolata 003. Vennero dipinte in verde scuro con una stella rossa sui lati. Furono impiegate primariamente per sostituire le macchine a vapore nella movimentazione di treni merci tra le stazioni di Praha Smíchov e Praha Vršovice, che erano connesse da due tunnel di 1146 m e di 1126 m , detti “Vinhorady” (le vigne), dal nome del quartiere sotto il quale passano (un terzo tunnel fu costruito alla fine degli anni ’80). E’ facile immaginare perchè il vapore andasse sostituito su quella breve ma trafficata tratta. Quando nel 1962 l’elettrificazione della zona passò a 3000 V cc, le CSD non ritennero economico riconvertire le 666 al voltaggio originario, e le spostò sulle linee Rybník – Lipno e Tabor – Bechyne, dove furono utilizzate fino al 1966 allorchè se ne decise la demolizione (Informazioni da Hans Rosenberger: “Storia sui binari – Locomotive E.666 CSD”, iTreni, n. 300, gennaio 2008).
Fu così che, come certi umani, queste motrici che avevano vestito il fascio littorio si trovarono ad indossare la stella rossa…
E.626 estere nel modellismo
In H0, la JŽ 361 (ex E.626) era prodotta da Roco. Fu realizzata sia in versione seconda serie che terza, ma solo la prima delle due è filologicamente corretta (grazie a Massimo Biolcati che mi ha segnalato questo punto).
Sempre Roco, in collaborazione con la slovacca Xenia, nel 2001 aveva prodotto la CSD in tutti e tre i numeri di serie.
Micro Metakit aveva prodotto alcune versioni: abbiamo trovato menzione della JZ E61-015 Marijan (cat. 2974) e della CSD E.666 in versione del 1953 (cat. 2973). I prezzi sono stratosferici: 1450,00 Euro.
In scala N, si trovano autocostruzioni derivate dai modelli Tibidabo sia della JŽ 361 che della ČSD 666. Sono presentate in un articolo su vlaki, un forum sloveno, sul quale si trovano anche molte foto dettagliate.
Peccato che le realizzazioni siano basate su una terza serie (anziché seconda), e che le colorazioni abbiano qualche imprecisione. Per fare le cose bene bisognerebbe partire dalle lastrine di Mario Malinverno.
Altri articoli relativi alle E.626:
- E.626: la storia
- E.626: i tipi
- Le E.626 a quattro motori: le “E.434″ mancate?
- E.626 all’estero (questo articolo)
- La “doppia” E.626: FS E.12.2.12
- E.626 nel modellismo (non ancora pubblicato)
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