Pubblicato l’11 giugno 2022, ultima modifica 20 agosto 2022
Tra le motrici giunte in Italia con le truppe Alleate a partire dal 1943 e incorporate nel parco FS al termine del conflitto, alcune, come le Whitcomb 65DE14 (divenute Ne.120, poi D.143, note come “Truman”) ebbero vita lunga e restarono in servizio anche nel nuovo millennio (ne abbiamo parlato in una nota dedicata). Altre, come le Ne.700 ebbero vita più breve ma giunsero comunque a vivere gli anni ’80. Ovviamente più breve fu quella delle macchine a vapore, dato che l’intera categoria fu dismessa nel decennio precedente. Le 736, probabilmente le vaporiere più note e diffuse tra quelle lasciate dagli americani nella penisola, durarono fino ai primi anni ’60. Più effimere furono invece quelle inquadrate nel gruppo 831, anche se il record negativo resta ad appannaggio delle obsolete inglesine che costituirono il gruppo 293 (del quale parleremo un’altra volta – grazie a Orlando Rei per la puntualizzazione).
Ma vediamo la storia delle 831.
Lo United States Army Transportation Corps (USATC) ordinò nel 1942 382 motrici di classe S100 destinate ad essere usate come locomotive da manovra in Europa e Nord Africa durante la seconda guerra mondiale.
La costruzione fu affidata a tre ditte, una dello Iowa (Davenport Locomotive Works) e due della Pennsylvania (H. K. Porter Incorporated e Vulcan Iron Works) che produssero rispettivamente 109, 150 e 123 esemplari.
Erano piccole motrici da 45 tonnellate a 2 cilindri esterni ad espansione semplice e con tre assi accoppiati, particolarmente adatte per il ruolo per cui erano state progettate: la manovra.
Come per le altre locomotive USATC, la sagoma limite impiegata era quella inglese. Le motrici furono trasferite in Gran Bretagna, da dove vennero poi spostate nei teatri di guerra. Al termine del conflitto furono vendute o cedute a varie amministrazioni ferroviaria e si sparsero per il mondo.
Il paese che ne acquisì il maggior numero fu la Francia, dove 77 unità andarono a costituire la classe 030TU. In una thread sul forum.e-train.fr si possono trovare molte vecchie immagini delle 030TU, alcune molto belle.
Furono impiegate in tutto il Paese, prevalentemente per operazioni di manovra, ma in alcune zone anche per servizi in linea. Varie furono modificate l’aggiunta di vistose carboniere esterne, sopra la caldaia o sopra la cabina. Altre furono adattate per l’alimentazione a gasolio. Si veda un breve articolo dedicato su ree-modeles, con diverse immagini.
Anche la Jugoslovenske Železnice (Ferrovie Jugoslave) ne ebbe un buon numero, e negli anni ’50 ne costruì altre su licenza, portando il totale delle macchine immatricolate nella classe 62 a ben 129.
In Grecia presso la ΣΕΚ il numero di S100 fu di 20. Furono immatricolate Δα (delta alfa) con progressivi da 51 a 70. Ben 8 di queste sopravvissero alla fine del vapore, e due sono preservate presso il Museo Ferroviario di Salonicco.
Varie restarono in U.K.: la Southern Railway ne acquistò 15 (di cui una da cannibalizzare per parti di ricambio), ma diverse altre furono acquisite per uso industriale (ad esempio da National Coal Board, Longmoor Military Railway e Austin Motor Company). Lo UK War Department ne prestò sei alle Palestine Railways (PR): due di queste vennero poi acquistate delle PR, e nel 1948 passarono al parco delle neonate Ferrovie Israeliane (רַכֶּבֶת יִשְׂרָאֵל, Rakevet Yisra’el).
Non sono le uniche macchine uscite dall’Europa: 20 andarono in Cina nel gruppo XK2, 8 alle Ferrovie Nazionali Egiziane ( السكك الحديدية المصرية : Al-Sikak al-Ḥadīdiyyah al-Miṣriyyah) dove ebbero numero 1151-1158 , 5 alla Iraqi Republic Railways Company (الشركة العامة لسكك الحديد العراقية) dove divennero SA 1211-1215.
Ma torniamo nel nostro continente: 10 motrici andarono in Austria, nel gruppo 989.
2 furono acquistate da una compagnia mineraria olandese (Oranje-Nassau Mijnen): una di queste, la ON-26, è oggi nel museo Stoomtrein Goes-Borsele, dove è tuttora operativa.
E veniamo finalmente all’Italia. Le FS non erano interessate a queste motrici: avevano già ben 370 locomotive 835 che erano piuttosto simili: stessa massa, diametro ruote quasi identico, passo rigido un po’ più lungo (3600 mm contro 3048 mm ), uguale potenza massima (380 HP), simile velocità massima (55 km/h per le 835, 50 per le S100). Anche se il massimo sforzo di trazione era inferiore (77 kN contro i 98 delle americane, dati tratti dal Cornolò), le 835, anche se di oltre 20 anni più vecchie, erano ancora funzionali e svolgevano egregiamente il loro compito. 70 di queste, requisite dagli alleati durante la guerra, erano rientrate nel parco al termine del conflitto, assieme a buona parte delle circa 30 che i tedeschi avevano (de)portato in Germania: di fatto nel 1951 ve ne erano in servizio ancora 326 unità.
Non vi era dunque alcuna necessità di acquisire le S100. Ciononostante cinque motrici (numerate da 1927 a 1931) arrivate in Italia nel 1944 per essere di supporto alle operazioni di manovra strategiche per la fase finale della guerra restarono nel Bel Paese. Una, la 1928, fu acquisita ad un’azienda privata, la S.M.P. (Stabilimenti Meccanici di Pozzuoli, poi divenuta AERFER dal 1959), che la impiegò a Pozzuoli. SMP/AERFER costruiva rotabili ferroviari. principalmente locomotive elettriche ed elettromotrici (Grazie a Giuseppe Peluso per le informazioni).
Rimase attiva fino a fine anni ’50, e venne poi accantonata e infine demolita nel decennio successivo.
Le restanti quattro furono immatricolate FS 831 da 001 a 004 ed assegnate nel 1946 al Deposito di Livorno.
Qui operarono negli scali della Montecatini, e in linea verso la miniera di Ribolla. Una foto del primo periodo FS, ancora con marcatura 1927 sul pancone, è presente sul libro di Betti Carboncini “Ferrovie e industrie in Toscana” (grazie a Pietro de’Castiglioni per la segnalazione). Dal 1950 restarono nello scalo livornese, dove pare non fossero molto utilizzate. Di fatto, gestire gruppi composti di un numero piccolo di macchine, con difficoltà manutentive e di reperimento di pezzi di ricambio è antieconomico: così ben presto le motrici furono dismesse e, nel 1956, radiate del parco. Non passò molto tempo prima che finissero nelle mani del demolitore.
Nel modellismo
Curiosamente, per una motrice così poco rilevante nella storia ferroviaria italiana, se ne trovano vari modelli.
In H0, nel 2013 Rivarossi ne produsse uno ambientato in epoca IIIA in edizione limitata a 350 pezzi per l’analogico (art. 2474) e 50 pezzi per la versione sound (art.2473). Venne realizzata anche la “Puteolana” n.28 (art HR2641 analogico e HR2642 digitale con sound)
Nel 2021 ACME ha fatto lo stesso, commercializzando con marchio Blackstar le Ree Modeles 831 001 e 004.
Ma come mai questa attenzione a un rotabile marginale? Beh, perché è stata realizzata per altri mercati: come abbiamo visto, in Francia la motrice ha avuto una buona diffusione e importanza. Una volta fatti gli stampi, generarne versioni per altri mercati costa poco e quindi ci si prova. Ree-modeles ne ha creato innumerevoli versioni (anche modificate a gasolio), con una ventina di diversi modelli già realizzati [1][2][3] ed altri previsti. Tra questi vi sono i due commercializzati in Italia da Blackstar, mentre quelli a marchio Rivarossi, che come è noto è ormai un marchio Hornby, provengono dal marchio francese dello stesso produttore: Hornby-Jouef. Modelli della SNCF 030 TU sono stati realizzati (in ben altra fascia di prezzo) anche da Fulgurex, ma non ci risulta ne siano esistite versioni italiane.
Quanto alla scala N, HFR 160 ha recentemente introdotto un kit della locomotiva a vapore francese 030TU venduto a 90 Euro. Si direbbe trattarsi della stampa 3D della carrozzeria, fotoincisione di vari particolari (grate alle finestre posteriori, tubi vari ecc.), respingenti in metallo e decals per adattare il modello ad una di varie opzioni possibili. Il tutto va montato sul telaio di una Fleischmann Br 91 o Arnold Br 74 (da procurarsi a parte): in entrambi i casi motrici con un diverso rodiggio (1-3-0 invece che 0-3-0), quindi con un bel lavoro di amputazione del telaio da fare.
Nessuno dei due biellismi è però corretto: nella S100 la biella motrice agisce sul terzo asse, che è unito agli altri due dalla biella orizzontale di accoppiamento, mentre in entrambe le motrici tedesche la biella motrice opera sull’asse centrale. Dalle immagini disponibili si direbbe che il kit preveda anche dei pezzi per la modifica del biellismo: supponiamo quindi si tratti di operazioni piuttosto complesse e delicate.
Non sappiamo se il motore originale della motrice donatrice entri nella cabina: vi sono infatti altri due kit (uno per il modello Arnold e uno per quello Fleischmann, entrambi a 27 Euro) che forniscono motori coreless da sostituire all’originale, anche se può darsi che non siano strettamente necessari, ma forniscano solo un miglioramento delle proprietà dinamiche del modello, come i vari kit di questo tipo proposti da sb-modellbau.com.
In ogni caso, il risultato è decisamente interessante, come si può vedere dalle seguenti immagini.
Ovviamente per l’italianizzazione occorrere farsi le opportune decals (ma si tratta solo della scritta o della targa sulla cabina e del numero sui panconi). Alberto Fontana lo ha fatto, ed ha aggiunto decoder digitali e luci frontali. Ecco quindi il risultato: la FS 831 in scala N!
Sei sempre sul pezzo, bravissimo :°)
Segnalo che nel libro di Betti Carboncini “Ferrovie e industrie in Toscana” a pagina 269 ci sono due foto del periodo di noleggio della 831.001 alla Montecatini (1947-1951) in cui si vedono le scritte USA e l’immatricolazione originale 1927.
Quindi almeno una 831 ha fatto servizio con le FS anche senza essere reimmatricolata e riverniciata.
Infatti mi rimane il dubbio su quale colore avessero nella veste ufficiale FS: grigio come il modello REE o nero come il modello Rivarossi?
Se serve posso inviare le foto tratte dal libro.
Grazie Pietro, foto graditissime – se ti è possibile manda a scalaenne at gmail.com
Grazie delle foto. In realtà la prima delle due (quella con la scritta USA) è una foto di fabbrica (lo dice il testo) quindi non è stata fatta in Italia. La seconda probabilmente risale al primissimo periodo: dato che la 002 ebbe il numero sul pancone, come documentato dalle immagini presenti nella nota, sarebbe assai strano che la 001 a regime non lo avesse. Quanto al colore, i modelli REE sono due: quello della 001 è grigio, con la scritta a biacca sulla fiancata, quello della 004 nero, con la targa invece della scritta. Il modello grigio è dichiarato come “primo dopoguerra”, dunque le due livree dovrebbero fare riferimento ad anni diversi.
Grazie Marco per aver riportato le mie note in merito alla 28, “puteolana” come Sofia.
Grazie anche per aver riportato luna sua foto presente nel mio archivio.
Foto identica a quella della Rivarossi, ma senza marcatura ed a maggior risoluzione.
Ti faccio notare che l’altra foto (quella ingiallita ripresa dal depliant degli Stabilimenti Meccanici di Pozzuoli, anche se ripresa dalla stessa inquadratura è diversa da quella pubblicata. In zona leggermente diversa e con due operatori in cabina.
Ciao Giuseppe (Peppe) Peluso
Scusa. Sempre con due operatori ma con porta chiusa. G.P.
Grazie a te Giuseppe. Ho deciso di non includere la seconda foto, pur notando che è diversa dalla prima, perché l’inquadratura é assai simile, e per quanto di tratti di un interessante documento mi pare non aggiunga gran che a quanto si può osservare nella immagine “rivarossi”. Graditissime comunque le informazioni che hai dato, ed anche la condivisione della brochure!
Scusa la pignoleria ma in realtà le motrici della seconda guerra mondiale che durarono meno furono le gr293 (ritirate nel 1955)
Riporto poi qui due segnalazioni deto che nei rispettivi articoli non riesco a postare commenti:
Riguardo la carrozza inox sperimentale ho trovato un’altra foto (http://www.videoeffe.it/Foto/Foto%20-%20Carrozze.htm) datata 1999 dove dalle condizioni direi che non ha più di una decina di anni: si può quindi dire che risale ai primi anni 90. .i pare poi di aver letto che tutte le ruote fossero indipendenti tra loro, ma non sono sicuro. In ogni caso ti ringrazio per aver salvato quella foto a pochi mesi dal collasso di trenomania
Riguardo i terrazzini siciliani ho trovato due video i cui si vedono: