Pubblicato l’11 aprile 2015, ultima modifica 15 maggio 2015
Strano destino quelli di una ditta dal nome “Lavorazione Italiana Metalli e Affini” (Lima): passare dalla lavorazione delle lamiere per riparare treni bombardati alla produzione di modellini ferroviari, dapprima in metallo e poi in materiale plastico, passando per una fase intermedia nella quale produceva giocattoli vari.
I modellini ferroviari prodotti a Isola Vicentina dell’Ing. Ottorino Bisazza si qualificavano come “giocattoli” ma presentavano un buon realismo, anche se il livello di dettaglio e la precisione della riproduzione furono sempre inferiori alla comasca Rivarossi e della tedesca Marklin. Ma forse la fortuna della Lima stava proprio qui, nel produrre “giocattoli” e non “gioielli” per modellisti esigenti. Il prezzo era da giocattolo, e le prestazioni dinamiche pure. Ciononostante, vari prodotti erano sicuramente apprezzabili anche dal punto di vista modellistico, specie se voleva considerare il rapporto qualità/prezzo. Tutto sommato il prodotto Lima era di buona qualità, i prezzi erano competitivi e accessibili alla fascia media della popolazione, che incominciava a vivere in quegli anni la prosperità derivante dal boom economico. Il successo raggiunse l’apice negli anni ’70 e ’80, quando Lima arrivò ad avere fino a 400 dipendenti. Poi però proprio le sue caratteristiche ne decretarono la fine. Quando il mercato del “trenino come gioco” si estinse, perché le nuove generazioni preferivano nuovi divertimenti (giochi elettronici ed altro), fu più facile sopravvivere per le aziende che avevano come mercato la nicchia dei modellisti. Anche se Lima tentò di elevare i propri standard qualitativi con le nuove linee “MiniBahn” e “Minitrain”, non riuscì a evitare il proprio fato, finendo nel ’92 con l’essere acquisita dalla storica rivale Rivarossi. Sappiamo che il tentativo di Rivarossi di consolidarsi con l’acquisizione anche di Joeuf e Arnold non ebbe fortuna, ed anch’essa finì nel 2004 in pasto alla inglese Hornby, che oggi possiede questi marchi storici e delocalizza la produzione in Cina.
La storia di Lima é documentata in un sito interessante, anche se ancora in costruzione e che comunque di scala N non ha molto: www.lima-tribute.it, . Qui presentiamo quindi un approfondimento relativo ai rotabili italiani in scala N prodotti dalla casa vicentina.
Nel 1966 Lima aveva lanciato la scala N, e dal punto di vista del modellista italiano aveva iniziato con il piede giusto: a catalogo c’erano una buona riproduzione della E.424 ed una D.341. La E.424 aveva un sottocassa troppo grosso, ma se messa sui binari la cosa non si notava. La D.341 sarebbe stata bella, non fosse che per un marchiano errore del disegnatore l’imperiale è a rovescio, con il ventolone che non sta dove si trovano le griglie sulla fiancata, ma sul lato opposto). Ad ogni modo, ci sono modellisti che ancor oggi non ci hanno fatto caso, dunque la cosa era sicuramente tollerabile in anni nei quali, a differenza di oggi, non c’era la gran disponibilità di fotografie con le quali confrontare, e spesso i treni veri li si vedeva soltanto passare veloci. E comunque, quando in Lima se ne sono accorti, gli stampi erano ormai fatti…
Dato che evidentemente in Lima non si sapeva ancora cosa fosse il controllo qualità, e visto che erano un po’ pasticcioni, ogni tanto venivano scambiati i carrelli. Così poteva capitare una partita di E.424 con i carrelli delle D.341, e viceversa…
Le carrozze passeggeri disponibili comprendevano una vettura passeggeri UIC-Y (un po’ accorciata) e un postale UIC-X (che Lima chiamava “Bagagliaio”) accorciato in misura ancora maggiore, oltre a tre carrozze CIWL che si potevano trovare sui binari nazionali: una ristorante, una Pullman e una salone. Anche queste erano realizzate con qualche approssimazione, e certamente al vero non trainate delle due motrici disponibili nel catalogo Lima. Per la verità, va ricordato che in quegli anni anche i tedeschi (Arnold e Minitrix) accorciavano le vetture, ed anche Rivarossi in H0 riportava la lunghezza delle carrozze in scala 1:100 invece che 1:87.
Della carrozza passeggeri FS di prima classe si é sempre detto che fosse una riproduzione della UIC-X, ma dal catalogo del 1966 é chiaro che l’intento era di riprodurre una UIC-Y: c’é tanto di figurino! Non solo: il catalogo originale dichiara la marcatura 27799. Tale marcatura non esiste al vero, ma la nella numerazione per-UIC la 23799 è proprio una delle UIC-Y. Dunque si tratta solo di un errore di stampa sul catalogo. La lunghezza di 24,5 m avrebbe dovuto dar luogo ad un modello di 153 cm invece dei 138 effettivi. Dunque l’accorciamento é del 10%. Più grave l’accorciamento del postale, che esssendo una UIC-X avrebbe dovuto misurare 165 cm, con un errore del 20%
La scelta della livrea (grigio ardesia con riga bianca) fu corretta ma sfortunata: avrebbe in effetti dovuto essere applicata alle nuove vetture FS, ma alla fine la ebbero solo alcune Ristoro, e non venne mai adottata dalle UIC-Y, né tantomeno dal postale. Purtroppo però ormai era fatta, e le carrozze Lima avrebbero continuato ad essere prodotte così per dieci anni. Con lo stesso stampo avrebbero potuto farle anche in castano, ma in quegli anni il grigio ardesia era il nuovo, e così furono fatte solo in quel colore.
C’erano poi carri merce adeguati alla circolazione FS.
Non abbiamo immagini del carro n.403 FS a sponde alte, piuttosto raro perché già l’anno dopo la marcatura fu cambiata con una tedesca. Insomma, nel 1966 l’intero catalogo presentava solo modelli italiani. Come inizio non era affatto male: quanto è bastato a molti per un primo bel plastico.
L’anno successivo vede un sostanziale allargamento del catalogo e la sua internazionalizzazione, con l’introduzione di altre 4 motrici e 6 carrozze passeggeri (tutte estere). Tra i carri merce, quello a sponde alte diviene teutonico, ma in compenso appaiono nuovi carri FS: un carro trasporto auto, due coppie di carri basculanti, un carro cemento ed uno tramoggia (di quest’ultimo non abbiamo immagini).
Tra gli accessori arrivano degli edifici non disprezzabili, in stile italiano.
Vi furono anche degli “starting kit”, sognati da diversi ragazzini dell’epoca.
Successivamente arrivò la E444 prototipo. Il modello fu commissionato dalle FS che lo distribuirono come omaggio a tutti i partecipanti al primo viaggio della E.444.001, la nuovissima locomotiva veloce, motivo di orgoglio italiano sul piano internazionale, avvenuto l’8 novembre 1967 sulla Roma-Napoli. Era contenuto in un cofanetto in legno e plexiglass.
Il modello della E.444 aveva la carrozzeria un pò larga, ma non era affatto brutto. Il 1968 lo vede giungere a catalogo.
Fino a questo punto i ganci erano ad occhiello, copia ridotta di quelli H0. Il 1969 é l’anno del passaggio ai ganci Arnold. Si può osservare come a catalogo i modelli nuovi siano presentati con i nuovi ganci, mentre per quelli preesistenti vengono ancora usate le vecchie foto con i ganci ad occhiello. Il passaggio dal vecchio al nuovo sistema non fu particolarmente traumatico. I carrelli delle carrozze possono essere facilmente sfilati e sostituiti, quindi avendo una carrozza coi ganci vecchi ed una con quelli nuovi si poteva in un attimo scambiarne due carrelli trasformandole in due “carri scudo“, con gancio nuovo a un’estremità e vecchio sull’altro.
Si potevano così facilmente mescolare in composizione carrozze vecchie e nuova. Nel caso dei merci, bastava svitare la vite centrale per scambiare i ganci tra due carri, ottenendo lo stesso effetto.
Il 1970 porta altri due carri marcati FS: il Fiat e il Sillan.
Nel 1971 gli edifici del 1967 non ci sono più, e compare invece la (piuttosto brutta) stazione di Lecco.
Sul catalogo del 1971 sono stampati i prezzi (sui cataloghi precedenti erano su foglietti a parte e non é facile trovarli).
Grazie ad una tabella del Sole 24 ore che riporta gli indici ISTAT, é possibile tradurre i prezzi di allora in quelli del 2008. I prezzi delle motrici variano da 18 Euro (2250 Lire per le D.341) a 22 Euro (2750 Lire per le E.424 ed E.444). In scala H0 costavano circa il doppio. Le carrozze passeggeri costavano 600 lire (4,75 Euro del 2008) e i merci più semplici 400 lire (3,15 Euro del 2008). Binari diritti e curvi costavano 60 Lire (50 cents del 2008) cioè 480 Lire al metro (circa 4 Euro), scambi manuali e incroci 500 Lire (4 Euro) e gli scambi elettrici 1000 Lire (8 Euro). Tra gli accessori, la stazione di Lecco 400 Lire, e la pensilina 600 Lire.
Per confronto, si consideri che lo stipendio base di un operaio generico era di 123.000 Lire (970 Euro del 2008), ed un chilo di carne costava 2100 Lire (poco meno di 17 Euro del 2008). Possiamo dire che Lima rendeva il ferromodellismo di base era alla portata di tutti? Con 50.000 Lire (meno di mezzo stipendio) si poteva comperare una intera ferrovia: quaranta metri di binario (20.000 Lire), dieci scambi elettrici (10.000 Lire), quattro locomotori (10.000 Lire), 10 carrozze passeggeri (6.000 Lire) e 10 carri merce (4.000 Lire).
15 anni dopo i prezzi erano notevolmente diversi: nel 1986 una E.424 costava 58.000 Lire, le UIC-X (in scala corretta) 10.000 Lire, e un carro merci di base 5.000 lire. Erano stati anni di inflazione violenta. Lo stipendio base era passato a 608.000 Lire. Dunque i salari erano saliti di un fattore 5, mentre i costi di locomotori erano saliti di un fattore 20, e carri e carrozze di un fattore di circa 10-12. Insomma, in termini reali, un raddoppio (carri e carrozze) o una quadruplicazione (locomotori)! Infatti traducendone tradurne i valori nell’equivalente del 2008 otteniamo 64 € per la E.424, 11 € per le carrozze e 5,5 € per i carri, prezzi sorprendentemente non lontani da quelli dell’usato di oggi. Insomma, comperare trenini era un buon investimento che proteggeva i soldi investiti dall’inflazione!
Ma torniamo ai modelli. Per altre novità FS occorre attendere fino al 1975, quando compare una irriconoscibile Grand Comfort: forse il più brutto modello di sempre della casa vicentina.
Sempre nel 1975, il carro FS Esso assume una nuova livrea, pur mantenendo lo stesso codice a catalogo.
Di carri cisterna ve ne fu una lunga teoria. la serie di quelli fin qui incontrati (320451-320454) fu allungata con altri due carri: 320455 e 320456.
Altri 6 carri – sempre ripitture dello stesso stampo – seguirono successivamente: 320780-320785. Non é chiaro quando questi 2+6 carri apparvero, anche se probabilmente in due diversi tempi, visti i numeri di serie. Di essi non ho trovato menzione nei cataloghi visti. Forse in uno di quelli mancanti…
Nel 1976 le carrozze passeggeri e postale FS finalmente cambiano livrea, perdendo il filetto avorio e divenendo interamente grigio ardesia.
Pur mantenendo il numero a catalogo 320301, la carrozza di prima classe viene anche realizzata in versione a 10 compartimenti (anziché a 9). C’erano infatti gli stampi fatti per le carrozze tedesche, a 10 e 12 compartimenti. Ammesso che la cosa sia stata intenzionale, potrebbe essere stato un tentativo di far assomigliare il modello a una UIC-X, che effettivamente di compartimenti in prima ne presenta 10, ma interpretare il modello come UIC-X significa aggravarne l’accorciamento rispetto al reale, come abbiamo già visto parlando del postale. Peccato, perché sfruttare il modello a 10 compartimenti avrebbe potuto essere una eccellente idea: poteva servire per riprodurre la UIC-Y di seconda classe (Bz) o le cuccette (Bcz e AcBcz). Invece probabilmente si tratta solo del solito pasticcio Lima: insomma, un’occasione perduta.
Tra i carri FS compare quello Coca Cola.
Nel 1977, in occasione dell’inaugurazione del primo tratto della Direttissima Roma-Città della Pieve avvenuto il 24 febbraio, viene reiterato il dono ai viaggiatori di un cofanetto contenente la E.444, uguale a quello del 1967 ma con targa adattata all’occasione. Il logo Lima, prima posto sul retro del cofanetto ed ora in bella mostra davanti, é quello nuovo degli anni ’70. Il modellino del ’77 ha ovviamente i ganci Arnold, quello di dieci anni prima li aveva da occhiello ed era leggermente più curato, con i pantografi verniciati di rosso. In realtà in testa al treno, composto di carrozze Gran Comfort, non c’era la Tartaruga prototipo riprodotta da Lima, ma due E.444 “prima serie” come quelle realizzate in scala N da Rivarossi. Chissà se qualcuno dei passeggeri omaggiati si sarà accorto della (peraltro evidente) differenza…
Nel ’78 Lima abbandona la vecchia numerazione a tre cifre, e passa a quella a 6 cifre, alla quale nel 1980 si aggiungerà, per i locomotori, la G finale per sottolineare il cambio di motorizzazione, che si accompagna alla sostituzione della trasmissione basata su vite senza fine con una trasmissione a ingranaggi. Negli ultimi anni della produzione (credo dal ’90) motorizzazione e trasmissione verranno ulteriormente modificati, raggiungendo finalmente con la terza generazione dei buoni standard qualitativi (ma é difficilissimo oggi trovare modelli con la motorizzazione di ultima serie!). A catalogo, sui modelli con motore di terza generazione la G sarebbe stata sostituita da una L. Su come riconoscere le varie motorizzazioni/trasmissioni Lima che si sono succedute nel tempo abbiamo scritto un breve articolo nei primi tempi di questo blog.
Lunga attesa poi fino al 1980, quando compare l’inguardabile brutto anatroccolo, la fantomatica FS 312, macchina in realtà mai esistita al vero. Ma già, Lima faceva di queste cose. Questo modellino, in livrea con colori diversi, veniva spacciato per tedesco, italiano, americano…
A completare il pasticcio, sul catalogo la foto della motrice esibisce il logo FS, ma la didascalia (che recita “220284G Locomotiva Diesel MDT delle FS”) è invertita con quella della 220248G dell’americana Baltimore & Ohio.
Sempre nel 1980 giunse anche una UIC-Z Eurofima fortemente accorciata.
Il catalogo 1980 presentava anche degli accessori: lampade, segnali (anche se di tipo tedesco, e non FS) e una piattaforma intermodale con container che venivano “nazionalizzati”: sul catalogo inglese erano LHB e SCOTCH BEEF, su quello italiano (chissà perchè) DUNLOP e SEA…
Nel 1983 il carro Interfrigo cambia livrea e acquisisce marcatura FS. In precedenza, fin dal 1965, vi era un carro Interfrigo con lo stesso numero di articolo, ma riportato sistematicamente come “carro tedesco” su tutti i cataloghi.
Vere novità arrivano nel 1988, con la E.424 in livrea Navetta e la E.444 meglio rifinita, sul cui fianco compare il disegno della Tartaruga e sono presenti scritte gialle. Sono accompagnate da due UIC-X in scala finalmente corretta ed in livrea rosso fegato: una prima classe ed un bagagliaio (di bell’effetto, ma sbagliato: é un tedesco dipinto con colori FS, come peraltro anche i più nobili Rivarossi).
Il carro scoperto a sponde alte torna ad avere anche una marcatura italiana, come nel 1966. La bisarca SITFA cambia livrea, assumendo il colore arancio e mantenendo lo stesso numero a catalogo.
L’art. 320546, svizzero a catalogo, é stato venduto sia in versione svizzera (grigio) che italiana (rosso vagone).
Con il 1991 iniziano ad arrivare promesse che non verranno mai mantenute, come il Lollo ACT e le UIC-X in grigio ardesia.
La carrozza letto T2 WLABm FSI e carri FS Eaos e Fals/Fed 167 invece arrivano sul mercato. Quest’ultimo a catalogo è indicato come Fed 167, ma la marcatura sul modello risulta essere Fals, come si può vedere ingrandendo la sua immagine sotto.
Il 1992 é l’anno dell’acquisizione da parte di Rivarossi.
Nel 1994 giungono gli annunci dei due carri FS UAS (Ausiliare e Savona Silos) e soprattutto di due attesissime articolate: sogni destinati a restare nel cassetto.
E’ la fine: si decide di concentrare la produzione della N ex-Rivarossi ed ex-Lima sotto il marchi Arnold Rapido, anch’essa parte del gruppo della casa comasca, ma sarà un’operazione col fiato corto. Si chiude così mestamente l’epopea Lima, pioniere della N italiana.
Oggi il marchio esiste ancora, ma é proprietà della inglese Hornby. La produzione Lima in N non c’é più, e nemmeno la produzione in Italia: i modelli Lima H0 odierni sono fatti in Cina. Qualcosa ad onor del vero é sopravvissuto: nel maggio del 2005 alcuni tecnici della sede vicentina della ex Lima hanno fatto nascere la nuova casa modellistica vicentina Vitrains che produce una bella gamma di modelli italiani, purtroppo solo in H0, a prezzi non stratosferici: una motrice si aggira in media attorno ai 150 €.
Chiudiamo qui questa carrellata sulla N italiana di Lima. Forse torneremo, in futuro, a parlare dell’azienda veneta per esaminarne anche la produzione di modelli esteri – sempre in N, Naturalmente!
L’effettuazione di questo lavoro di ricerca sarebbe stato impossibile senza la disponibilità dei molti cataloghi Lima pazientemente raccolti su lima-n-scale-complete-catalogue.webnode.cz. Chi é interessato a tenerne memoria ne faccia una copia, prima che possano sparire nel Digital Oblivion.
Grazie a Gigi Voltan per alcune interessanti note integrative.
Seguo sempre con piacere i tuoi post, anche se collezionavo in H0 Lima per motivi di reperibilità e di “tasca” (all’inizio degli anni ’90 avevo già le mie difficoltà a trovare pezzi, in provincia). Mi sono accontentato, ma sono soddisfatto lo stesso. E, inoltre, ho avuto anche la D.312, che solo dopo anni a lavorare nei depositi ho scoperto essere un bluff.
Grazie del commento
Molto interessante ed istruttivo!
Alcune precisazioni sono necessarie: devo verificare alcuni dati, prima di pubblicarle, mentre per altre, essendo un po’ delicate e riguardando persone e/o Ditte in essere, potrò fornirle solo direttamente ad eventuali interessati.
320320 Eurofima SNCF in scala con sale montate brunite, ma non si carica la foto!
ma prima era cosi bello anni 80 pure io avevo trenino della lima prima sono veramente buoni
dove posso trovare i pezzi di ricambio lima scala n,tipo carrello carozza passeggeri e chassis-telaio -motore per e444.001fs?
su ebay oppure alle borse scambio – un calendario di queste ultime lo trovi qui: http://www.amiciscalan.it/home.php?main=asn&page=appuntamenti.php
Sono appassionato di treni e perciò di trenini fin da piccolo. Preferii da subito Lima, per la semplicità dei modelli ed il prezzo più “umano” per un bambino di 8/10 anni.
Nel 1965/67 acquistai il mio primo treno completo in scala HO, la confezione credo si intitolasse ‘l’olandese’, motrice e tre carrozze con un circuito base.
Poi vennero binari, scambi, trasformatori, sezionamenti, il dash, legni e carta fino all’abbandono verso i primi anni 70 per il sopraggiungere di nuovi interessi.
Vidi i primi modellini scala N comparire sugli scaffali del mio giocattolaio di fiducia, poi nelle vetrine di un fornitissimo negozio di ferromodellismo di Rovigo.
Ringrazio, con il cuore, l”autore di questo blog che mi riempie gli occhi di ricordi di oltre 50 anni fa e rinnova l’affetto perla mia marca preferita LIMA!!!
I carri Falns non erano male, viaggiano pure piuttosto ravvicinati e non danno problemi…perfezionabili con poco..ne ho vari..