Pubblicato il 3 dicembre 2016, ultima modifica 15 ottobre 2020
Il periodo postbellico è tra i più affascinanti della storia recente. L’Italia usciva da 20 anni di dittatura che, anche se grazie alla propaganda e al controllo dei mezzi di comunicazione e dell’educazione aveva sollevato entusiasmo e speranze nelle masse uscite da una prima tragica esperienza della “Grande Guerra”, aveva poi fatto piombare la nazione nella nuova catastrofe del secondo conflitto mondiale.
Quasi l’intera nazione era stata un campo di battaglia, con un fronte mobile che l’aveva attraversata spostandosi dal sud al nord, ed era devastata dai bombardamenti dal cielo e da terra e dal passaggio di truppe straniere. Quella rete ferroviaria che era stata coltivata come simbolo e strumento di modernità e di progresso era stata martoriata: solo il 25 % dei binari era intatto, e metà dei ponti era danneggiata. Il 70% delle motrici elettriche che avevano modernizzato il trasporto su rotaia era distrutto o danneggiato, come pure il 78% di carrozze e bagagliai.
Ci sarebbe stato da piangersi addosso, eppure invece fu proprio in quegli anni che, per contrasto, esplose una voglia positiva di vita e di rinascita che diede impulso a quella che sarebbe diventata l’Italia moderna, e nel giro di pochissimo tempo (15 anni!) avrebbe miracolosamente portato al boom economico e a quel primo, generalizzato benessere materiale che avrebbe permesso a buona parte delle famiglie italiane di possedere un’automobile, una lavatrice ed un televisore.
E’ in questi anni (1957) che nasce il Treno Azzurro, nuovo simbolo di modernità, velocità e progresso.
Rispetto all’ETR.200, che era stato il treno dei record prima della guerra, e che ora era tornato sui binari in varie incarnazioni, tra cui la “Freccia del Vesuvio” che in meno di 8 ore congiungeva Napoli e Milano, o al Settebello, che già circola dal 1952, non è certo un passo in avanti. E non è ancora il futuro Treno Bandiera con una nuova motrice (E.444) e nuove carrozze (Gran Confort). E’ un treno tutto sommato più modesto: è pragmatico, sembra un po’ le nozze con i fichi secchi, ed ha le semplice eleganza del pranzo di paese organizzato per il passaggio del vescovo: è il meglio che si può fare, con quel che si ha.
La sua storia viene da lontano: già nel 1951 una coppia di rapidi sulla relazione Milano-Napoli assume la sigla R30/R33. Nel 1956 si specifica che il convoglio debba essere composto dalle Az 13.010 e dalle Bz 33.000 con sedili imbottiti e boccole a rulli, e dai DUz 93.100. A complemento vi sono due carrozze CIWL che contribuiscono da dare un tono al treno: una Pullman Côte d’Azur e una Ristorante.
E’ sostanzialmente, tra il materiale ordinario, il meglio che si ha a disposizione: sono le recenti carrozze Tipo 1946 che avevano avuto il compito di rimpinguare il parco vetture disastrato dal conflitto. Erano vetture derivate dai prototipi del 1940, e seppure il comfort fosse tutto sommato paragonabile alle carrozze del decennio precedente, sembrano quasi di lusso se confrontate con le più o meno contemporanee Tipo 1947 Corbellini dedicate prevalentemente alle brevi e medie percorrenze. Le si complementa col meglio che c’é in quel momento in tema di trazione: le E.428.
Il 17 gennaio 1957 una direttiva FS ordina di verniciare un certo numero delle carrozze menzionate in celeste e blu, e di dedicarle primariamente agli R30/R33, con quelle di scorta usabili anche per gli R51/R56 Napoli-Torino.
L’anno dopo, il 1 giugno 1958, giunge la denominazione ufficiale, e l’R30/R33 diviene il “Treno Azzurro“. Sarebbe rimasto in orario con quel nome fino al 1971.
Chissà da dove viene la scelta di nome e colore. C’è chi pensa ai colori di Napoli – ma sebbene la squadra del Napoli abbia divisa azzurra, i colori della città sono rosso e oro. E’ piuttosto forse un francesismo, ad imitazione del più famoso “Train Bleu” del 1922 – e del resto anche lì c’erano carrozze CIWL. E’ comunque un tocco di eleganza e distinzione – quell’eleganza che recentemente (da 20 anni!) le FS hanno smarrito – fatta eccezione per le livree delle Frecce, e che neppure le nuovissime livree IC-Sun sembrano ritrovare.
Fatto sta che il Treno Azzurro non passa inosservato, e lascia una traccia viva ancor oggi nella storia delle ferrovie italiane.
Ma torniamo alla sua storia. Non appena arrivarono le nuove motrici (le E.646),il Treno Azzurro venne loro affidato.
Anche se motrici e carrozze erano sulla carta capaci di viaggiare a 140 km/h, tale velocità fu possibile solo dal 1963, anno di riedizione ed adeguamento delle tabelle di frenatura.
Due locomotive E.646 di II serie, le 035 e 037, costruite dalla Breda nel 1962, furono realizzate con lo schema di colorazione, celeste e blu orientale, del Treno Azzurro. Erano poche: a Roma e a Firenze, stazioni di testa, la motrice doveva essere cambiata, e quindi un convoglio aveva bisogno di tre motrici sulla Napoli-Milano. Quindi le due in livrea azzurra non bastavano a coprire tutte le esigenze di servizio, ma almeno poteva talvolta capitare di vedere il convoglio in livrea elegantemente omogenea.
Le 035 e 037 restarono in tale livrea per un tempo breve: già nel 1967 furono uniformate alla livrea verde. Era l’anno in cui entrava in servizio un’altra motrice con colori simili, anche se il celeste era sostituito dal grigio perla: la E.444 prototipo. In realtà si trattava il crepuscolo del Treno Azzurro: la nuova frontiera dei treni veloci si spostava a 180 Km/h, che le carrozze del Treno Azzurro non potevano reggere. A partire da quell’anno cedettero quindi il passo alla UIC-X (da 160 Kmh, sostituite nel 1970 dalle “filetto rosso” in grado di viaggiare a 180 km/h): il colore era grigio ardesia, ma la denominazione Treno Azzurro rimase in orario fino al 1971. Nel frattempo le carrozze color cielo si dispersero, e fu possibile ancora per qualche anno vederle su linee prima non visitate, come la Milano-Venezia e la Milano-Ventimiglia, e persino all’estero, come si vede dalla prossima immagine.
I tipi di carrozza e le composizioni
Come abbiamo visto inizialmente le vetture usate erano di Tipo 1946, capaci di 140 Km/h (ma li si poterono raggiungere solo con l’avvento delle E.646): le Az 13.000 (per la precisione 13.010, le 13000 erano le Inox Piaggio del 1939) e le Bz 33.000. E le 23.000? In origine le 33.000 erano delle Cz (terza classe), e le Bz erano le 23.000. Quando nel 1956 la terza classe fu abolita, vi fu un “todos caballeros”: le Cz divennero Bz, e le Bz 23.000 (che avevano modulo interno uguale alle 13.010) vennero promosse ad Az 23.000. Poiché però il Treno Azzurro doveva avere il meglio, non ebbe mai le Az 23.000, ma solo 34 delle originali Az 13.010 come prima classe, mentre per la seconda vi erano ormai solo le Bz 33.000. Almeno 15 di queste vennero verniciate in celeste e blu, ad alcune (forse 5) ebbero un compartimento dedicato al servizio ristoro. Non avendo reperito foto d’epoca per documentare tutte le carrozze, includiamo alcune immagini di modelli, ben sapendo che potrebbero differire dall’originale.
Come già detto, a queste facevano compagnia dei bagagliai postale DUz 93.100, generalmente posto in testa o in coda al convoglio.
Poiché il Treno Azzurro doveva avere il materiale migliore, appena arrivarono le nuove Tipo 1957, e subito dopo le Tipo 1959, alcune di queste vestirono la prestigiosa livrea. Sono carrozze assai simili alle precedenti (anche se alcune, ma non le Bz e le ABz, erano dotate di carrrelli di tipo 24 invece che 27, che permettevano di elevare la velocità massima a 160 Km/h). Esteticamente si distinguono soprattutto per l’imperiale. Hanno infatti sagoma esterna simile alle tipo 1946, ma queste ultime sull’imperiale mostrano due cordonature, una per fiancata, con funzione di grondaie, mentre sulle Tipo 1957 le cordonature sono limitate a due tratti per fiancata, posti in corrispondenza delle porte d’accesso. Tra i due tipi, le 1957 sono riconoscibili per gli aereatori ai finestrini e 2 soli aereatori sull’imperiale, mentre sulle 1959 vi è sull’imperiale un aeratore per compartimento.
Per quel che riguarda le Tipo 1957, si ipotizza che alcuneBz 45.000-099 (un numero compreso tra 3 e 6) abbiano ricevuto la livrea blu-celeste.
Si aggiunsero poi le 17 unità Bz 45.200-45.216 di tipo 1959, ed alcune (forse 5) Bz 45.260-309, che ebbero un compartimento destinato al ristoro (ma trattandosi un attrezzaggio “volante”, non furono classificate BRz).
Sempre del Tipo 1959, vestirono di azzurro anche le venti Az 23.676-695 (ovviamente di prima classe) e le 9 miste ABz 64.520-526, e 542-543.
Quanto alle composizioni, uno spezzone del prossimo filmato del 1959 mostra il transito di un Treno Azzurro consistente un bagagliaio, di 4 Az 13000, due Bz Tipo 1957 ed altre due Az 13000.
Un altro filmato, questo di ottima qualità, è il seguente, che ritrae le carrozze del Treno Azzurro (probabilmente) nel Rapido 51/56 Napoli-Torino. In composizione, al traino della E.646.033 con modanature, una ABz, una Az, il DUz, due Bz, una Az ed una carrozza ristorante CIWL. L’anno della ripresa non è dichiarato
Spezzando in due tronconi la celebre foto del treno in stazione a Milano C. che abbiamo mostrato in apertura, possiamo tramite un ingrandimento farci un’idea di un’altra composizione:
nella parte alta possiamo vedere che si apre con il bagagliaio DUz 93.100 tipo 1949 seguito da tre Az 13.000 tipo 1946, e proseguendo nella parte bassa troviamo la quarta Az 13.000, la carrozza ristorante CIWL, due pullman CIWL (una WSPC e una WSP: la prima con cucina la seconda senza) . A seguire, ma qui si distingue male, altre carrozze Treno Azzurro: un Bz 45.000 tipo 1957, una Bz 33.000 tipo 1946, un’altra Bz 45.000 tipo 1946 per chiudere con una Az 13.000 tipo 1946. Una rispettabile composizione di 12 vetture!
Le vetture CIWL erano, come detto, delle Pullman Côte d’Azur, una con cucina ed una senza, ed una ristorante. Da Napoli vi fu, per un certo periodo, anche una carrozza letto – sempre CIWL – diretta a Parigi, che a Roma veniva sganciata per attaccarla ad un convoglio diretto verso la capitale transalpina. Dunque fu possibile per un po’ in un solo treno vedere tutte le tipologie CIWL.
La composizione variava, raramente c’era una Bz di rinforzo, e a volte si trovavano anche due Az in più, una delle quali riservata agli “Onorevoli”.
Nel tempo la composizione cambiò, e pian piano le Pullman scomparvero. Luigi Voltan, nel suo libro “Il Treno Azzurro”, discute di molti dettagli in proposito: rimandiamo alla lettura dello stesso per approfondimenti.
Ricordiamo che le carrozze azzurre e blu di scorta furono spesso usate per il Napoli-Torino R51/R56, e che nel tratto tra Genova e Torino il convoglio, ridotto a sei vetture, era trainato da una locomotiva trifase.
Treno Azzurro ai giorni nostri
Nonostante la sua storia sia stata tutto sommato breve, e la locazione geografica limitata alla direttrice Napoli-Milano, con excursus sulla dorsale Tirrenica con il Napoli-Torino, il Treno Azzurro ha lasciato una profonda traccia nell’immaginario degli amanti della ferrovia. In epoca moderna si è quindi pensato di rinverdirne i fasti, ed alcune carrozze e motrici sono state ridipinte nella nobile livrea, anche se necessariamente con alcune approssimazioni.
Nel 2002 si è iniziato riverniciando una motrice. Si tratta però di una E.645, e non della gemella E.646. Infatti, come spiegava Giorgio Stagni all’epoca, “nell’impossibilità di riverniciare una delle due macchine che già portarono questa colorazione nei primi anni Sessanta (E.645.035 e 037), si è scelto di colorare così una E.645, che è oggi la macchina più simile alle “vere” E.646 azzurre, specie per la disposizione dei finestrini. Infatti tutte le E.646, convertite all’esercizio navetta, al posto dei finestrini presentano una serie di griglie di aspetto completamente diverso, mentre le E.645 differiscono solo per dettagli minori (scalette, prese d’aria e altro). Anche le cornici dei finestrini alluminio sono state “mimetizzate” in nero. Le tinte blu e celeste sono state scelte cercando la massima coerenza con la documentazione e le foto d’epoca delle carrozze del Treno Azzurro, e potrebbero pertanto risultare dissimili dalle tonalità utilizzate in campo modellistico sulle E.646 Lima/Rivarossi.”
La macchina, entrata in servizio, fu sfortunata: dopo aver trainato alcuni treni rievocativi, fra cui l’Orient Express, era destinata a diventare mezzo storico del MERS (Manutenzione ed Esercizio Rotabili Storici). Purtroppo il 2 Febbraio 2007 un incendio ne distrusse in breve tempo cabina B e parte di una cassa, e la motrice dovette essere avviata alla demolizione.
Nel 2010 una delle ultime E.646 in esercizio, la 085 che vestiva livrea XMPR, entrò nel novero delle macchine storiche. Affidata alla Associazione Treni Storici Ligure, fu dipinta nei colori del Treno Azzurro. Come risulta dalla nota di Stagni, la macchina non è nello stato originale: l’approssimazione però è gradita, in quanto permette di far rivivere l’epopea del Treno Azzurro.
Altra approssimazione si ha con il recupero del bagagliaio, restaurato ridipinto a cura della Associazione Treni Storici Ligure: non è un DUz 93.100, ma un Ulz tipo 1958 (50 83 90 38 135-0, ex-Ulz 1554).
Sono state recuperate anche quattro carrozze (le 51 83 29 70 146-1, 51 83 29 70 502-5, 51 83 29 70 504-1 e 51 83 29 70 519-9) che hanno ricevuto la livrea del celeste e blu scuro e la relativa marcatura d’origine Bz 45366, 45722, 45724 e 45739 – successivamente ne è stata aggiunta una quinta. L’intervento è stato realizzato nella sede operativa di Santo Stefano di Magra, a margine della Revisione Ordinaria eseguita dall’O.M.V. di Paola nel corso del 2009.
Così il Treno Azzurro ha potuto riapparire da protagonista al Porte Aperte del Museo dei Trasporti di La Spezia sabato 24 e domenica 25 aprile 2010.
In quell’occasione è stato girato un video che ne mostra gli interni.
Il 20 giugno dello stesso anno l’intero convoglio ha effettuato una escursione fino a Ventimiglia, ben documentata con varie interessanti foto su Marklinfan. Da allora ha compiuto vari altri viaggi rievocativi, inclusi quelli per il Mercatino di Natale di Trento al quale abbiamo dedicato una nota qualche anno fa.
La diatriba sul color Celeste
Di quanto i colori siano ingannevoli abbiamo discusso altrove. La cromia delle foto non è veritiera già in origine, negativi e stampe invecchiano, ed è difficile asserire con certezza quale debba essere una tonalità di colore. Si aggiunga che l’esposizione al sole e alle intemperie modificano le tinte. In genere però si può almeno asserire con una buona precisione quale sia la tinta di origine: le FS hanno un preciso catalogo di colore, storicamente curato dalla ditta Lechler (di nuovo, dettagli già discussi in un’altra nota).
Sorprendentemente però nei cataloghi di colore ufficiali non vi è menzione del “Blu” e del “Celeste” del Treno Azzurro. Questo ha, negli anni, scatenato interminabili ed accese discussioni – specie riguardo alla maggiore o minore fedeltà dei colori delle riproduzioni modellistiche (in H0 ACME e i modelli Rivarossi dell’epoca comasca hanno un celeste chiaro, mentre quello usato da Rivarossi-Hornby è più carico), tanto da indurre GiEffeCi da redigere un comunicato stampa per difendere un modello Roco!
Del resto l’osservazioni di fotografie (spesso in bianco e nero!) mostrano la coesistenza di diverse tonalità di celeste in vetture diverse. Gigi Voltan ha provato a formulare alcune ipotesi in proposito, discutendone anche con Michele Mingari, autore di un altro libro sul Treno Azzurro:
1: deterioramento dei colori causato dall’esercizio e lavaggi delle carrozze;
2: diversa resa dei colori su carrozze già dipinte in castano e Isabella e poi riverniciate in blu e celeste (le Az 13000, Bz 33000 Tipo 1946 e DUz 93100 Tipo 1949) rispetto a carrozze verniciate su fondo nuovo, magari grigio e quindi più neutro, come le Bz 45000 Tipo 1957 e le Az 23658, Bz 45100 e B(R)z 45260 tipo 1959;
3: utilizzo nel tempo da parte delle stesse FS presso l’officina di Voghera (deputata alla revisione di questi rotabili) di colori diversi in tempi diversi.
In definitiva, secondo Gigi il primo gruppo di rotabili destinati nel 1957 al Treno Azzurro aveva le tinte più chiare e meno contrastate; forse già dal 1958, con l’immissione delle carrozze Bz 45000 tipo 1957 le FS modificarono i colori rendendoli più contrastati, ed utilizzandoli poi per le 1959 pure nuove e per le riverniciature delle 1946 e 1949 (DUz), creando dei transitori a più tonalità. Le poche foto a colori delle FS del 1963 mostrano infatti i colori definitivi più contrastati – ma come abbiamo già detto nemmeno delle foto ci si può fidare…
Abbiamo poi visto come nella verniciatura della E.645.040 i “restauratori” abbiano propeso per un azzurro chiaro, mentre secondo la scuola di pensiero di La Spezia il celeste è più carico, come si vede nella E.646.085 e nelle carrozze storiche.
A chi ancora litiga sul “vero” colore del Treno Azzurro, non possiamo che consigliare la visione di “Rashomon” del Maestro Akira Kurosawa…
Nel Modellismo
Come abbiamo visto, in H0 le carrozze sono state riprodotte (almeno) da Rivarossi (si veda in proposito Valest Elor), ACME, Os.Kar e ATRF. LASER ha prodotto il bagagliaio DUz (art. LA4011/51). La E.646 nei colori Treno Azzurro era presenti nel catalogo Rivarossi, sia come 035 che come 037, ed anche come 085. La 037 è stata riprodotta anche da Lima. Roco ha invece realizzato la E.645.040 (quella del citato comunicato stampa).
Quanto alla scala N, della relativa modellazione del Treno Azzurro abbiamo parlato tempo fa, ed a quella nota rimandiamo.
A chi volesse verniciare da sé dei modelli, si può suggerire un Pantone 551C per il Celeste, ed un tono intermedio tra il Pantone 653C e il 654C per il blu (da una nota nel libro di Voltan) e carrelli e sottocassa in castano, anche se come abbiamo discusso non c’è un’unica verità vera…
Ringrazio Gigi Voltan per varie correzioni alla bozza di questo articolo.
conto di far circolare finalmente il “mio” trenoazzurro sul modulare al prossimo palacavicchi. e646 di Colli, bagagliaio, 3 Az, 1Bz e 1ABz di Danifer (appena rimesse in ordine), 2 Pulmman (quella con cucina da Voltan) ed una WR.
Foto e filmato a cura di G. Passini
Hallo Paolo,
vielen Dank für dein Bericht, habe von ACME in H0 einen 10 teiligen
Treno Azzurro zusammengestellt mit CIWL Speisewagen und zusätzlich zwei CIWL Kurs Schlafwagen,(12 Wagen) durch deine Fotos konnte ich diesen Zug etwas verfeinern, zum Beispiel die Fußböden dunkelgrau und die erste Klasse
mit weißen Kopfstützen versehen, weiter bekamen alle Wagen eine LED
Innenbeleuchtung der Gepäckwagen rote Schlusslichter, als Lok habe ich die Roco 645 040, 636 117,von LE 646 003 und von ACME 646 014,
Werde ein Video machen.
Bei YouTube bin ich unter Henbry .R zu finden.
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Vielen Dank und
Grüße aus Deutschland
Henry
Danke Henry. Es gibt kein Paolo hier, ich heisse Marco 😉 (Paolo ist ein Freund, der eine Anmerkung geschrieben hat). Sehr schön, dass ein Treno Azzurro in Deutschland fährt! Danke für deine Fotos.
Buonasera. Mi chiamo Michele Mingari. Ho appena letto, trasmessomi da un amico, il reportage sul Treno Azzurro. Intervengo nn tanto in merito all’argomento in sé, sul quale ormai è stato detto di tutto e di più, quanto x segnalare che l’autore della foto della locomotiva E.646.037 in Deposito a Genova Brignole NON è come indicato Luigi Iorio bensì Domenico Villa, oggi defunto. La collezione Villa, lasciata in dotazione a Gianfranco Ferro, anch’egli scomparso, è ora in custodia e in gestione al Signor Franco Dell’Amico. Se mi è consentito, vorrei sottolineare come per l’ennesima volta il “signor” Luigi Iorio si attribuisce fraudolentemente una foto di cui NON è l’autore! Oltretutto indicando una collocazione temporale errata, 1967, mentre la foto in realtà è stata scattata nel maggio del 1963. Grazie dell’attenzione. Michele Mingari. michele.mingari@acmetreni.com michelemingari@gmail.com
Buongiorno Michele, che sorpresa averla tra i lettori di queste note (conosco i suoi utilissimi libri) che, ribadisco, sono scritte per mia memorie e senza pretese.. Ringrazio per il commento, ho provveduto a modificare correggendo l’indicazione di data e autore della foto come da lei segnalato. Un cordiale saluto
Ringrazio e invio i miei complimenti per il Vs. sito e i migliori auguri di valida continuazione. Michele Mingari
Il dom 5 nov 2023, 08:31 scalaeNNe – Note Sparse (Treni, Ferrovie e loro modellazione