Pubblicato il 15 giugno 2024
Alla fine del XIX secolo i colori dominanti per le carrozze ferroviarie in Europa erano il marrone e il verde, fatta salva qualche concessione al “crema” per la parte superiore della cassa, come in alcune vetture della CIWL, ma anche ad esempio delle Ferrovie Nord Milano.
In Italia la Società per le Ferrovie dell’Alta Italia (SFAI) usava per le proprie carrozze il “Morello indiano”, ovvero il marrone scuro della castagna d’India, che rimase la tinta per le vetture della Rete Mediterranea, mentre la Rete Adriatica prevedeva che la cassa fosse verniciata nel colore “Verde vagone” con il telaio e le ferramenta in nero. A inizio ‘900, le neonate Ferrovie dello Stato, nelle quali confluirono Rete Mediterranea, Rete Adriatica e la Rete Sicula, decisero di adeguare il proprio parco ai colori della Rete Adriatica: dunque la prima livrea delle Ferrovie dello Stato fu Verde Vagone, con l’imperiale Grigio Cenere, mentre telaio e carrelli erano neri.
In realtà non abbiamo fotografie a colori di vetture in tale livrea, dato che l’era della fotografia a colori moderna iniziò solamente nel 1935 con la pellicola per diapositive Kodachrome, seguita l’anno dopo dalla tedesca Agfacolor, ed il 1935 fu l’anno in cui la livrea di origine fu dismessa a favore del Castano Isabella. L’immagine mostrata sopra è del 2017, e il convoglio è un treno storico, con le due centoporte ridipinte nella livrea di un tempo.
Le non molte altre immagini a colori disponibili sono tutte relative a carrozze museali o storiche, che quindi non possono essere assunte come testimonianza originale. In vari casi poi le riverniciature non sono proprio corrette: infatti le vetture verdi a tetto chiodato avevano anche il ricasco dell’imperiale in tale colore, mentre in quelle con l’imperiale in tela olona l’intera copertura era monocolore (grigia).
La seguente foto ad esempio mostra una centoporte serie 39000 nel 1994 restaurata in verde presso il DopoLavoro Ferroviario di Bologna. La riverniciatura pare non essere filologicamente corretta: l’imperiale (probabilmente troppo chiaro) non ha i ricaschi colorati pur essendo chiodato. Su bordo destro dell’immagine si intravvede appena una vettura con i ricaschi (correttamente) verdi.
Guardando le immagini d’epoca (in bianco e nero) possiamo provare a farci un’idea. La Cz 30.029 (Tipo 1921) nella prossima foto ha l’imperiale interamente monocolore in tela olona (lo si riconosce dal fatto che si vedono due imbocchi per l’acqua, ma non sono presenti le sopraelevature dei serbatoi che si hanno quando l’imperiale è chiodato)
La Az 11.003 (Tipo 1931) invece mostra con evidenza le casse acqua, ed ha i ricaschi dell’imperiale dello stesso colore delle fiancate.
Lo stesso si può dire per la Ciy 34000 (centoporte a tre assi)
Purtroppo il bianco e nero non è sempre ben decifrabile: a volte vi sono riflessi che ingannano. Ci pare però che vi siano dei controesempi abbastanza evidenti, come mostrato della seguente Cz tipo 1931, nella quale si direbbe che l’intero imperiale sia effettivamente monocolore nonostante l’imperiale chiodato.
Torniamo alle testimonianze ai giorni nostri: a Pietrarsa, dove almeno in teoria le cose dovrebbero essere ben studiate, troviamo nuovamente vetture in livrea verde senza il ricasco colorato: si tratta di un cellulare e di un postale.
Anche presso il Museo Ferroviario Piemontese troviamo una vettura con imperiale (troppo) chiaro, e senza quei ricaschi verdi che a nostro parere dovrebbero essere presenti.
Stessa cosa per le vetture del treno ospedale reso visitabile nelle giornate autunnali del FAI nel 2020.
Nella prossima immagine invece abbiamo una centoporte serie 36000 con i ricaschi correttamente in verde.
![](https://scalaenne.wordpress.com/wp-content/uploads/2024/05/ciz36376.jpg?w=500)
CIzCR 36376 con ricasco dell’imperiale verde a Pistoia nel 2018, Foto Alessio Pedretti da metrogenova.com
Rifacciamo un passo indietro, tornando alla storia della livrea. Come abbiamo detto, il verde vagone fu la livrea ufficiale fino al 1935, quando ad esso subentrò il celeberrimo castano-isabella. Tuttavia, i cambi di livrea non sono mai istantanei sull’intero parco. Solo quando per una vettura giunge il momento della revisione generale essa viene ridipinta. Dunque per almeno un lustro, ma assai spesso per periodi più lunghi, convivono vetture con livree differenti, così come nel 2024 possiamo ancora incrociare alcune carrozze in XMPR quando tale livrea è ormai dismessa da dieci anni. Un caso emblematico fu quello delle Tipo 1933, con le caratteristiche vetture (ABCz 61000) che offrivano compartimenti di tre diverse classi. Ordinate appunto nel 1933, furono consegnate tra il 1937 e il 1938, dunque almeno due anni dopo la cessazione ufficiale della livrea verde. Eppure, le prime consegne furono nella livrea ormai dismessa!
![](https://scalaenne.wordpress.com/wp-content/uploads/2022/02/abcz61015-foto-3153.jpg?w=500)
ABCz 61.015 in livrea verde di origine – si notano sulla fiancata i numeri romani che indicano le tre classi.
Vetture verdi sopravvissero quindi almeno fino al secondo conflitto bellico, ma anche dopo la sua fine poteva occasionalmente capitare di trovare qualche carrozza che ancora testimoniava dei tempi delle origini delle Ferrovie dello Stato. Un esempio lo abbiamo in un’immagine del 1944 alla Stazione Centrale di Milano, dove in una composizione eterogenea (si metteva assieme quel che si poteva per garantire un po’ di mobilità) si può individuare un DI 92000 in livrea verde.
Nel modellismo, vetture in questa livrea si trovano in una certa varietà in H0, mentre in scala N gli esemplari commerciali in verde vagone sono piuttosto rari. Per fortuna la recente ondata di cose fatte in casa in stampa 3D ha colmato il (quasi) vuoto esistente: ma di tutto questo parleremo diffusamente in una prossima occasione.
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Probabilmente, nell’immediatissimo dopoguerra, un gran numero di foto a colori furono fatte alla rete ferroviaria italiana (come del resto a quelle degli altri paesi occupati), sia come testimonianze ufficiali sia da soldati appassionati di treni. Non so quante vetture verdi rimanessero allora, ma se anche erano poche è probabile che qualcuna sia in qualche modo apparsa in queste foto.
Qui poi colgo l’occasione per fare una domanda: quante foto a colori si esistono delle nostre ferrovie scattate durante/prima della guerra? Dove si possono trovare?
Probabilmente no invece. Otto Perry, uno dei massimi fotografi ferroviari americani (oltre 20000 foto nel Denver National Archive), scattava in bianco e nero ancora a fine anni ’50. Per tutti gli anni ’60 il B/N continuò a dominare, e solo negli anni ’70 si ebbe una significativa diffusione della fotografia a colori a livello popolare. Dunque direi che foto a colori delle nostre ferrovie sono molto rare fino a diversi anni dopo la fine della guerra. Sarei felice di essere smentito…