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Archive for the ‘Curiosità’ Category

Vacanze al mare

Pubblicato l’8 agosto 2015

Agosto, tempo di vacanze. Mare, spiaggia… si ma che noia stare sulla sdraio o sulla sabbia tra un bagno e l’altro… Se però la spiaggia é scelta bene, invece del solito libro o della Settimana Enigmistica c’é un bel passatempo: trainwatching (guardare i treni). Molte delle coste italiane sono percorse da ferrovie litoranee, spesso delle vere dorsali con un bel traffico vario. Ecco che allora ci si può girare, almeno per un po’, con le spalle alle onde, e aspettare il passaggio del prossimo convoglio.

E.483 NC in transito

E.483 NC in transito “tra gli ombrelloni” di Pesaro. Immagine tratta da un video citato sotto.

Ad esempio, la costiera ligure è piena di posti lungo il mare dai quali si vedono passare i treni. Tra Lavagna e Cavi la ferrovia corre lungo l’arenile (sassoso a Lavagna, sabbioso a Cavi) per qualche chilometro. Una vecchia cartolina mostra il lungomare nei pressi di quella che era la stazione di Lavagna, ora ridotta della modernizzazione delle ferrovie ad una semplice fermata non presidiata, e privata del piccolo scalo merci, binario per le precedenze e scambi vari.

Stazione di Lavagna e Lungomare, da una vecchia cartolina.

Stazione di Lavagna e Lungomare, da una vecchia cartolina.

Ricordo quando da ragazzo ci vedevo passare E.424, E.428, E.626 ed articolate varie… Oggi, dal bellissimo terrazzo di Lalla e Luciana, si vedono transitare composizioni diverse ma comunque interessanti. Certo più colorate: c’é perfino il rosa della E 483 Oceanogate!

Treno Notte in transito a Lavagna. Specie in via di estinzione?

Treno Notte in transito a Lavagna. Specie in via di estinzione?

A Cirò Marina, sul litorale ionico della Calabria, il treno sembra correre proprio sulla sabbia… La varietà di convogli non é molta, tocca consolarsi col bel mare.

CIrò Marina, D.345 in trazione e spinta. Foto © Vittorio Lascala da  ferrovieincalabria.com

Cirò Marina, D.345 in trazione e spinta. Foto © Vittorio Lascala da ferrovieincalabria.com

Più interessante il transito sull’Adriatico Abruzzo-Molisano, dove passano dei Frecciabianca, InterCity trainati da Tartarughe, regionali Trenitalia in livrea Jazz e XMPR, ma anche rotabili della Sangritana. Per esempio il Litorale di Silvi Marina – Pineto, o quello di Termoli sono punti di osservazione interessante.

Frecciarossa a Silvi Marina

Frecciarossa a Silvi Marina

La spiaggia a Nord di Termoli: sulla sinistra in alto si intravede appena il passaggio di un IC (che in realtà é a pochi metri dal mare)

Agosto 2015, spiaggia a Nord di Termoli: si intravede il passaggio di un IC (che in realtà é a pochi metri dal mare)

L'Orsetto della Sangritana visto dalla spiaggia di Termoli

L’Orsetto della Sangritana visto dalla spiaggia di Termoli

La lista potrebbe essere lunghissima. Un video su Youtube mostra passaggi di convogli nei pressi della spiaggia di Pesaro

E in scala N? Qualcosa sulla modellazione del mare sui plastici l’avevamo detta qualche tempo fa. In un altro articolo avevamo anche accennato al plastico a tema marino di Alex La Torre. Ne proponiamo un’altra immagine tratta dal Forum ASN.

Immagine del bel plastico a tema

Immagine del bel plastico a tema “costiero” di Alex La Torre (foto sua) dal forum ASN.

Buon mare (vero o in miniatura) a tutti!

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Pubblicato il 20 giugno 2015

No, non abbiamo deciso di occuparci di politica. Non è Civati che parla, e quei simboli nel titolo non sono un’imprecazione… Stiamo menzionando un famoso ponte cinese! Riprendiamo infatti a parlare di ponti ferroviari reali che potrebbero essere di ispirazione per qualche plastico.

人字桥 (pronunciato più o meno “Renzi ciao“) significa ponte (桥, qiáo)  “a forma di 人” (人字, ren zi), ed il nome non potrebbe essere più appropriato! Per inciso, l’ideogramma 人 (ren) significa “persona”, ma é un accidente: qui il significato é proprio sulla forma del segno, più che sul suo significato. Dunque, non “ponte a forma di persona” come taluni malamente traducono, ma “ponte a forma di v rovesciata” (Inverted V Bridge).

Il Renzi Bridge - da wikipedia

Il Renzi Bridge – da wikipedia

E’ una meraviglia ingegneristica chiamata anche “Wujiazhai Railway Bridge“, “Wishbone bridge“,  “pont sur arbalétriers o “Faux Namti Bridge“, poiché attraversa il fiume Sichahe (o Sicha), un affluente del  fiume Namiti (o Namti), e quindi “falso Namti”.  E’ situato nello Yunnan (云南, 雲南, letteralmente “A Sud delle nuvole”), una provincia cinese posta nell’estremo sud-ovest della nazione, grande quasi quanto la Francia e meta turistica ambita grazie ai suoi stupendi scenari naturali.

Lo Yunnnan, immagine derivata da wikimedia

Lo Yunnnan, immagine derivata da wikimedia

La Dianyuetielu

Il ponte si trova a 52 km da Pingbian, capoluogo della prefettura di Honghe, ed é parte della Chemins de Fer de L’Indo-Chine et du Yunnan, in cinese Dianyuetielu: una ferrovia a scartamento metrico, l’unica di questo tipo in Cina, lunga 855 km e costruita dai francesi tra il 1904 e il 1910. Fu la prima ferrovia in quella provincia cinese, ed anche la prima ferrovia a collegare la Cina con paesi stranieri: collega Haiphong, Vietnam (importante porto a Est di Hanoi), con Kunming, Cina.

La linea dello Yunnan. Immagine da alasweb.free.fr

La linea dello Yunnan. Immagine da alasweb.free.fr

Realizzata dalla Francia nella speranza di accedere ai tesori cinesi,  la Yunnan-Vietnam Railway non fu solo un collegamento tra una varietà di etnie e culture diverse, ma svolse anche un ruolo fondamentale negli scambi culturali ed economici transnazionali. Fu un motore di modernizzazione: oltre a portare nella regione beni di consumo occidentali (dagli orologi da polso al caffé), essa rese possibile costruire nel 1912 la prima centrale idroelettrica della provincia (diga di Shilong, il Dragone di Pietra) usando i generatori tedeschi trasportati dal treno. Ancora, per mezzo della ferrovia tra il 1911 e il 1912 il primo gruppo di studenti dello Yunnan iniziò il viaggio che li portò a studiare in Europa ed America, mentre dalla Francia arrivarono tubi e rubinetti che permisero a Kunming, nel 1918, di divenire la prima città cinese nelle cui case giungeva l’acqua corrente.

Su flickriver si può trovare una serie di splendide immagine d’epoca tratte dal libro “Le Chemin de fer de Yunnan” del 1910, che documentano la ferrovia e la sua costruzione. Chi vuole può procurarsi il libro originale su Amazon per soli $ 11.500… Altre immagini di un tempo si trovano su pictureChina.

La ferrovia passa sotto la spettacolare cascata di Wan-Tang

La ferrovia passa sotto la spettacolare cascata di Wan-Tang

La difficoltà realizzativa fu estrema: basti pensare per l’80% del percorso (sostanzialmente tutto il tratto cinese) corre tra monti e precipizi, con continui saliscendi, ed un dislivello che porta dagli 88 m.s.l.m. del confine con il VietNam ai 1896 m.s.l.m. non lontano dalla destinazione finale.

La costruzione della ferrovia

La costruzione della ferrovia, immagine da blackeagleflights.blogspot.com

Il solo tratto tra Baogu e Baizhai sale di 1200 m in soli 44 km: una pendenza media del 27 per mille. Per confronto, la ferrovia del Brennero tra Bressanone ed il passo sale di 800 m in 50 Km (pendenza media del 16 per mille, massima del 26), mentre sul lato austriaco supera un dislivello di 788 m (Innsbruck-Brennero) in 35 Km (pendenza media del 22 per mille). Si dovettero realizzare un gran numero di tunnel e viadotti: le sorgenti sono incerte, e menzionano un numero di tunnel compreso tra 155 e 195, mentre il numero di ponti é sopra i 100 per quelli fissi, ed oltre 3000 considerando anche quelli temporanei e di servizio. Il materiale necessario per la costruzione, preparato in Francia e trasportato via nave in VietNam, veniva poi portato a destinazione da uomini e bestie.

Trasporto manuale di aste metalliche per la costruzione di opere, 1906 presso Loukou

Trasporto manuale di aste metalliche per la costruzione di opere, 1906 presso Loukou

La realizzazione della strada ferrata ebbe uno spaventoso costo in termini di vite umane: tra le 60,000 persone impiegate nella costruzione, almeno 12.000 perirono, per lo più nella valle del fiume Nanxi, e prevalentemente a causa della malaria, ma anche per una epidemia di colera, frane e incidenti. Vi furono 80 vittime anche tra i 3000 ingegneri francesi, italiani, britannici e canadesi.

Le frane furono una minaccia costante per la ferrovia, interrompendone frequentemente la regolarità del servizio. Nel 2005 il servizio passeggeri nella sezione cinese della ferrovia terminò, a causa della concorrenza dei bus: venne ripreso tre anni dopo, ma solo su un breve tratto (37 km) nei pressi di Kunming. La parte vietnamita del tracciato invece vede ancor oggi attivo anche il servizio passeggeri. Una linea più moderna e a scartamento normale é in fase di realizzazione: correrà più o meno parallela, ad una distanza di una trentina di chilometri, e quando sarà ultimata probabilmente sarà la fine della vecchia Dianyuetielu.

Il “Ren Zi Qiao”.

Il Renzi Bridge - da blackeagleflights.blogspot.it

Il Renzi Bridge: il confronto con la locomotiva rende l’idea delle dimensioni. – da blackeagleflights.blogspot.com

Con i suoi 102 metri di altezza e 55 m di lunghezza, al momento della costruzione era all’ottavo posto tra i più alti ponti ferroviari al mondo, mentre oggi occupa il 34-esimo posto (ammesso che i dati di highestbridges.com siano esaustivi e corretti, ed in attesa che in Cina vengano ultimati una decina di altri alti ponti previsti per il 2015). Per superare la valle, la ferrovia la risale, poi quando questa si stringe la scavalca, e quindi la ridiscende.

Percorso della ferrovia che risale la valletta prima di attraversarla sul ponte, e poi la ridiscende. Da www.highestbridges.com

Percorso della ferrovia che risale la valletta prima di attraversarla sul ponte, e poi la ridiscende. Da http://www.highestbridges.com

Immagine presa dal monte sopra il ponte - mostra la valle: a mezza costa sui due lati si intravede il tracciato ferroviario. Foto da tinyadventurestours.com

Immagine presa dal monte sopra il ponte – mostra la valle: a mezza costa sui due lati si intravede il tracciato ferroviario. Foto da tinyadventurestours.com

Nel giugno 2006 è stato indicato come importante sito storico e culturale della Cina.

La costruzione del ponte

Venne progettato dall’ingegnere francese Paul Bodin, e la sua costruzione iniziò nel marzo 1907 (secondo altre fonti il 1° febbraio 1908: forse il primo anno include i lavori preparatori, ed il secondo la costruzione vera e propria?). e fu completata nel dicembre 1908. Curiosamente quasi tutti i testi cinesi che parlano del ponte menzionano “the French engineer Ms. Paul Bodin” e poi elaborano sul tema della “donna ingegnere”, ma a parte il nome (Paul, inequivocabilmente maschile), il busto dell’Ing. Paul Joseph Bodin mostra un viso barbuto

Dopo aver scartato l’ipotesi di un ponte in muratura, gli ingegneri della società si affidarono alle travi metalliche come unità strutturali. Un tipo di ponte a cantilever era considerato fuori questione. Il progetto di Bodin era a dir poco ardito: costruire sul posto due reticoli metallici triangolari, appoggiati a tacche intagliate nella roccia ad una altezza vertiginosa, e poi calare i due semiponti ruotandoli fino a farli toccare: realizzato così il sostegno, si sarebbe proceduto alla realizzazione della traversa orizzontale sulla quale posare i binari.

Disegno del ponte - da www.km8844.cn

Disegno del ponte – da http://www.km8844.cn

Dapprima vennero scavati i tunnel di accesso, e a monte di essi vennero scavate delle piazzole nelle quali disporre gli argani di sostegno.

Lo scavo delle gallerie prima del'inizio dei lavori del ponte. Foto da www.km8844.cn

Lo scavo delle gallerie prima del’inizio dei lavori del ponte. Foto da http://www.km8844.cn

Si procedette poi allo scavo delle tacche nella roccia, facendo penzolare degli operai appesi ad una corda: si legge di alcuni sfracellati a causa di improvvisi forti venti. In quelle condizioni, la realizzazione del solo ponte costò 800 vite umane: mediamente più di una al giorno nei circa 600 giorni necessari alla costruzione! La realizzazione dell’infrastruttura richiese la composizione di oltre 20.000 pezzi di acciaio – di cui nessuno di dimensione superiore a 2,5 m. Costruiti in Francia, vennero inviati via mare al porto di Haiphong in Vietnam, e da lì trasportati a cavallo fino alla destinazione.

In pochi mesi dall’inizio dei lavori di assemblaggio i due semiponti furono interamente costruiti. Il 16 luglio 1908 si procedette alla loro “calata”. Si iniziò alle 8 di mattina, operando con degli argani manuali (!), e alle 12:30 le due semistrutture si appoggiavano l’una sull’altra.

L’operazione di “calo” del ponte é (incredibilmente, vista l’epoca e il luogo) documentata fotograficamente.

Le fasi della costruzione del ponte. La prima immagine venne scattata alle 8 di mattina, le altre alle 8:30, 10:30 e 12:00. Immagini da www.km8844.cn

Le fasi della costruzione del ponte. La prima immagine venne scattata alle 8 di mattina, le altre alle 8:30, 10:30 e 12:00. Immagini da http://www.km8844.cn

A questo punto vennero poste delle assi di legno sopra le strutture, e tramite essi alcuni operai si arrampicarono sulle semistrutture appoggiate l’una all’altra per bloccarle con perni e rivetti.

Si possono notare le passerelle di legno appoggiate sulla struttura metallica -  Foto da www.km8844.cn

Si possono notare le passerelle di legno appoggiate sulla struttura metallica – Foto da http://www.km8844.cn

Si procedette quindi alla posa della struttura orizzontale del ponte, sulla quale vennero infine stese le rotaie.

Fase finale della costruzione, con la realizzazione della traversa su cui poggiare le rotaie.  Foto da www.km8844.cn

Fase finale della costruzione, con la realizzazione della traversa su cui poggiare le rotaie. Foto da http://www.km8844.cn

Le operazioni ebbero termine il 31 novembre 1908. Una settimana dopo, il 6 dicembre 1908, il ponte fu aperto e il primo treno passò attraverso la gola.

Transito di una vaporiera sul Renzi Ciao - foto da picturechina.com

Transito di una vaporiera sul Renzi Ciao – foto da picturechina.com

L’operazione fu considerata un miracolo di ingegneria, ed ebbe alcuni anni dopo l’onore di essere documentata sulla rivista statunitense “Popular Mechanics”.

Articolo di Popular Mechanics del 1913, da Google Books

Articolo di Popular Mechanics del 1913, da Google Books

Il ponte, considerato strategico, è presidiato da guardie.

Memorie della ferrovia dello Yunnan possono essere viste nello Yunnan Railway Museum a Kunming (si veda il photostream flickr di Florian Grupp per delle immagini. C’é anche una riproduzione (ridotta) del Renzi Bridge.

Modello del

Modello del “Renzi Ciao” al museo Yunnan Railway. immagine © Florian Grupp da flick

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Pubblicato il 6 giugno 2015, ultima modifica 23 agosto 2018

Abbiamo recentemente parlato della S-Bahn berlinese. In questa seconda puntata sulle ripercorriamo l’evoluzione storica dei suoi rotabili, e ne vediamo i modelli in scala N.

Il periodo prebellico e bellico

Versuchszüge

I primi convogli sperimentali basati su elettromotrici (Versuchszüge A bis F – Bauart 1922, tutti diversi tra loro) furono progettati nel 1913, ma a causa della prima guerra mondiale la prima sperimentazione senza passeggeri a bordo fu effettuata a partire dal giugno 1923. I sei convogli entrarono in servizio effettivo l’8 agosto 1924, e restarono in servizio fino al 1933/34. Ciascun convoglio aveva una lunghezza di circa 135 metri, ed era costituito da due semitreni. Ciascuno di questi ultimi era composto di due elettromotrici a 4 assi, con tre carrozze rimorchiate intermedie a 2 assi. L’alimentazione era basata su una terza rotaia, caratteristica che sarebbe rimasta fino ai giorni nostri. In tedesco le motrici vengono chiamate Stromschienentriebwagen (automotrice a binario elettrico): in molte delle foto riportate in questo articolo si può vedere distintamente la “terza rotaia”. I vari convogli differivano l’uno dall’altro, con l’ F che era basato su carrelli a due assi condivisi tra carrozze adiacenti. Disegni dei Versuchszüge si trovano su www.s-bahn-galerie.de.

Versuchszug A - Foto © http://www.stadtschnellbahn-berlin.de

Versuchszug A – Foto © http://www.stadtschnellbahn-berlin.de

Serie 169 (DR Br 278.0)

Nel 1925 entrarono in servizio i “Bauart 1924 – Bernau“, che dal 1941 avrebbero preso la sigla ET-EB 169 (ET erano le motrici, EB le rimorchiate).  Si trattava di 17 convogli costituiti ciascuno da due ET e tre EB. Le ET erano più lunghe delle EB, e avevano due carrelli a due assi, di cui uno solo motorizzato. Le EB erano a due assi, cosicché il rodiggio complessivo era Bo’2’+2+2+2+2’Bo’. La lunghezza complessiva era di 67.400 mm, la velocità massima di 70 Km/h. I convogli restarono in servizio fino al 1962. Alcuni furono poi trasformati in veicoli di sevizio (Gerätezüge) con marcatura 278.0. La colorazione giallo-rossa diventerà la livrea caratteristica della S-Bahn berlinese.

Bernauer - La motrice -Foto © Markus Hellwig da www.drehscheibe-online.de/foren

Bernauer – La motrice -Foto © Markus Hellwig da http://www.drehscheibe-online.de/foren

Bernauer - Rimorchiate intermedie -Foto © Markus Hellwig da www.drehscheibe-online.de/foren

Bernauer – Rimorchiate intermedie -Foto © Markus Hellwig da http://www.drehscheibe-online.de/foren

Bernauer nel 1988 - foto © Thomas

Bernauer nel 1988 – foto © Thomas “Elektroliner” da http://www.drehscheibe-online.de/foren

Geratezug 278 001-003, foto da una vecchia cartolina reperita su ebay

Geratezug 278 001-003, foto da una vecchia cartolina reperita su ebay

Serie 168

Curiosamente la numerazione non seguì l’ordine numerico: la serie successiva, consegnata nel 1926 e che inizialmente aveva la denominazione “Bauart 1925 – Oranienburg“, venne poi numerata ET-EB 168. Abbandonava l’impostazione originale ereditata dai Versuchszüge: invece di due motrici ve ne era una sola, ma con entrambi i carrelli motorizzati (con 4 motori da 95 kW), ed era accoppiata con una singola rimorchiata semipilota. Raggiungeva gli 80 km/h.  La lunghezza complessiva era di 35.960 mm. Nel complesso vennero prodotte cinquanta coppie motrici+rimorchiata. Disegni e immagini sono reperibili su www.s-bahn-galerie.de. La combinazione motrice+rimorchiata venne chiamata “Viertelzug” (quarto di treno): ancor oggi si usa tale denominazione. Due Viertelzüge formano uno “Halbzug” (mezzotreno), tre un “Dreiviertelzug” (tre quarti di treno), quattro un “Vollzug” (treno completo).

Vollzug ET 168 Oranienburg nel 1960. La motrice in primo piano é la 021. Foto © http://fotocommunity.s-bahn-berlin.de/

Vollzug ET 168 Oranienburg nel 1960. La motrice in primo piano é la 021. Foto © http://fotocommunity.s-bahn-berlin.de/

Serie 165 (DR 275 e 276.1, DB 475/875 – 476/876)

L’evoluzione della 168 giunse nel 1927. Venne denominata “Bauart 1927-1930 – Stadtbahn“. Come nei casi precedenti, il nome derivava dalla zona per le quale era previsto l’impiego. Sarebbero poi diventate le 165, Di mezzo metro più corta delle 168 (35.460 mm), ne manteneva impostazione e rodiggio. Erano meno potenti delle 165, ma sensibilmente più leggere, e raggiungevano la stessa velocità. La successiva serie del 1932 differiva per pochissime variazioni di poco rilievo: denominata”Bauart 1932 – Wannenseebahn“, divenne poi la sottoserie 165.8. Le 165 vennero costruite in gran numero: 465 coppie Motrice+Semipilota, e 173 coppie Motrice + Rimorchiata (queste ultime evidentemente da non usare come Viertelzug, ma sempre almeno in due coppie (Halbzug o maggiore). In totale dunque c’erano 638 elettromotrici (Triebwagen) di tipo ET 165. Le rimorchiate (Beiwagen) erano le EB 165, e le semipilota (Steuerwagen) ES 165. Inizialmente il Viertelzug era di terza classe, ed alcuni di essi presentavano metà della vettura di testa riservata alla seconda. In questa porzione il colore giallo ocra era sostituito dal blu. Un convoglio giunto fino ai giorni nostri e conservato come storico é stato ripristinato in queste tinte.

Dal 1970 i convogli sopravvissuti alla guerra e assegnati alle DR perché rimasti a Berlino Est, o lì tornati dopo un periodo in URSS, ebbero denominazione Br 275. Un certo numero vennero modificate tra il 1979 e il 1989, entrando nella serie Br 276.1 Dopo l’unificazione, tutti i rotabili entrarono nel parco DB, e le ex Br 275 assunsero marcatura Br 475/875 (4 per le motrici, 8 per rimorchiate e semipilota), mentre le 276 divennero Br 476/876. Nel 1997 lasciarono il servizio attivo.

Wannsee 275 747-748, foto da una vecchia cartolina reperita su ebay

Wannsee 275 747-748, foto da una vecchia cartolina reperita su ebay

Wannseebahn 275.947 nel 1988 - foto © Thomas

Wannseebahn 275.947 nel 1988 – foto © Thomas “Elektroliner” da http://www.drehscheibe-online.de/foren

La 275 660 659 Museum Zug - Foto © OlafHöll da s-bahn-galerie.de

La 275 660 659 Museum Zug – Foto © OlafHöll da s-bahn-galerie.de

Serie 125

Nel 1934 vi fu un deciso passo in avanti con la serie  “Bauart 1934-38 – Bankier“. Vennero realizzati quattro mezzi sperimentali (ET/EB 125 001-004) assai più potenti dei precedenti, ed in grado di elevare la velocità fino a 120 Km/h. Presentavano lo stesso modulo e la stessa lunghezza dei 165. Erano destinati alla connessione Potsdam-Berlin. Dieci Viertelzüge addizionali (005-014) vennero realizzati nel 1936, ed altri quattro (015-018) seguirono nel 1938, per un totale di 18 coppie ET-EB. Gli 011-014 erano abilitati ai 140 Km/h. Nel 1949 i motori vennero rimpiazzati con quelli meno potenti della successiva serie 166: evidentemente per il trasporto locale non servivano più le velocità più elevate più tenute nei servizi “diretti” espletati precedentemente. I diciotto Viertelzüge della serie 125 confluirono quindi nel gruppo 166 “Olympia” che era nato più o meno simultaneamente, assumendo i numeri di serie 035-052.

276 035-036-032-031, Bankierszug - foto da una vecchia cartolina reperita su ebay

276 035-036-032-031, Bankierszug – foto da una vecchia cartolina reperita su ebay

Bankierzug 276.035, ex ET 125 001 nel 1988 - foto © Thomas

Bankierzug 276.035, ex ET 125 001 nel 1988 – foto © Thomas “Elektroliner” da http://www.drehscheibe-online.de/foren – la produzione di serie non aveva doppi fanali come questo prototipo

Serie 166 (DR 276.0 e 277, DB 477/877)

In occasione delle Olimpiadi del ’36 vennero messi in servizio altre 34 coppie che tornavano alla potenza e alla velocità dei 165, e che vennero denominati “Bauart 1936 – Olympia“. Formarono la serie ET/EB 166. Nel 1970 le DR li  ri-marcarono come Br 276.0. Dieci anni dopo, nel 1980, vennero aggiornati e la serie cambiò in Br 277. All’ingresso nel parco DB divennero Br 477/877.

276 Olympia - foto da una vecchia cartolina reperita su ebay

276 Olympia – foto da una vecchia cartolina reperita su ebay

ET 166 nella primavera 1966 - Foto © BajanZindy (Creative Commons) da wikimedia

ET 166 nella primavera 1966 – Foto © BajanZindy (Creative Commons) da wikimedia

Serie 167 (DR 277, DB 477/877)

Tra il 1937 e il 1941 vennero effettuati  tre nuovi ordini (Bauart 1937: 80 Viertelzüge, Bauart 1939: 231 Viertelzüge,  Bauart 1941: 80 Viertelzüge, di cui solo 72 consegnati). In totale la serie ET/EB 167 ebbe dunque 283 ET, ma i numero delle rimorchiate consegnate fu minore (solo 261) a causa dei bombardamento della fabbrica Wegmann di Kassel che produceva parte delle EB. L’eccesso di 22 motrici fu gestito demotorizzandone la metà. Il totale di Viertelzüge di tipo 167 fu quindi di 272. Tal numero consentì di raggiungere e superare quota 1000: il millesimo Viertelzug entrò in servizio il 12 novembre 1940. Al termine della guerra buona parte dei Viertelzüge di questa e delle precedenti serie venne prelevato dalla URSS come parziale pagamento dei danni bellici. Vennero adattate allo scartamento russo e dotate di pantografi sull’imperiale.

Una 167 a Tallin (Ex URSS)

Una 167 a Tallin (Ex URSS)

Alcuni rimasero in Polonia o in Estonia, ma la maggior parte vennero restituite successivamente (inizi anni ’50) alla Germania Est e tornarono al loro servizio Berlinese nell’amministrazione DR. Le 167 divennero, come la serie 166 aggiornata, Br 277 nella nuova marcatura del 1970, per poi essere denominate Br 477/877 dopo la riunificazione.

Br 275 (ET 165) a sinistra e Br 277 (pre-restyling, ex ET 167) a destra. Foto © da http://www.wikiwand.com/de/DR-Baureihe_ET_167

Br 275 (ET 165) a sinistra e Br 277 (pre-restyling, ex ET 167) a destra. Foto © da http://www.wikiwand.com/de/DR-Baureihe_ET_167

ET 167 040 con il VT18.16.06 - Foto © UlrichBudde http://www.bundesbahnzeit.de/

ET 167 040 con il VT18.16.06 – Foto © UlrichBudde http://www.bundesbahnzeit.de/

Bauart Peenemünde – Serie 167

15 Viertelzüge molto simili a quelli della serie 167 vennero costruiti nel 1940 per il servizio sulla ferrovia Zinnowitz Peenemünde nel nord-ovest dell’isola di Usedom, oggi divisa tra Germania e Polonia. Tra il ’41 e il ’42 vennero trasferiti a Berlino, dove vennero denominati “Bauart Peenemünde“. Le unità sopravvissute al conflitto entrarono nel gruppo 167, con l’eccezione di una che, entrata nel parco DB, venne trasferita a Monaco. Ce ne occuperemo tra poco.

Una Peenemünder negli anni '80 - Foto © da http://www.wikiwand.com/de/DR-Baureihe_ET_167

Una Peenemünder negli anni ’80 – Foto © da http://www.wikiwand.com/de/DR-Baureihe_ET_167

Il dopoguerra

Come già accennato, dopo il 1945 molte unità furono prelevate dai russi e portate in Unione Sovietica, adattandone lo scartamento e l’accesso all’alimentazione elettrica (ne abbiamo visto un esempio sopra, parlando delle 167). In buona parte furono però poi restituite ai “compagni” della Germania Est. La diaspora però portò alcune unità anche verso altri lidi, ed in particolare a sud di Monaco.

Le motrici della Isartalbahn –  ET 182 – ET 26 -Br 426/826.6

Dopo la guerra un Viertelzug berlinese ET-EB 167 fu “trovato” nei pressi di Norimberga. Faceva parte del nucleo dei Peenemünde. Invece che riportarlo a Berlino, venne trasferito a Monaco. Lì nel 1946 venne adattato alla tensione della Isartalbahn, la ferrovia che va da München Isartalbahnhof a Höllriegelskreuth – Grünwald risalendo verso sud la valle del fiume Isar che attraversa la città bavarese. Le modifiche esteriormente più evidenti riguardarono l’installazione di pantografi sull’imperiale, l’aggiunta di respingenti e la rimozione di alcune porte. Dipinto di rosso, fu inquadrato nel nuovo gruppo ET 182 delle DB, divenendone l’elemento 01. Due coppie simili vennero costruite ad hoc nel 1949 da Wegmann a Kassel, adattandole da materiale che era rimasto incompiuto a causa dei bombardamenti: ricordiamo infatti che proprio questi avevano impedito il completamento di alcune EB 167. Divennero le unità 11 e 12. Una quarta unità, di aspetto differente, fu ricavata nel 1950 da un’altro Viertelzug di origine berlinese: la ET / EB 165 636  che al termine del conflitto fu rinvenuta a Colonia. Riadattata, divenne la ET/ES 182 21. Il parco bavarese di 182 raggiunse così quota quattro coppie.

ET 182.21 e 12 Foto © da http://www.isartalbahn.de/

ET 182.21 e 12 Foto © da http://www.isartalbahn.de/

Isarbahn - la ET / ES 26 002 ex ET / ES 182 01(Peenemunder) nell'agosto 77 - Foto da un post di Wolfgang Z su www.drehscheibe-online.de/foren

Isartalbahn – la ET / ES 182 01 (Peenemunder) nell’agosto 77 – Foto da un post di Wolfgang Z su http://www.drehscheibe-online.de/foren. Si nota la finestrella in alto sul vetro frontale centrale che la distingueva delle 11 e 12.

Isarbahn ET / ES 26 003 ex ET / ES 182 21 ex ET / EB ex ET / EB 165 636 - foto da http://eisenbahnwelt.de/

ET / ES 182 21, ex ET / EB 165 636 – foto da http://eisenbahnwelt.de/. L’aspetto rivela la ET165 di origine.

Di lì a poco, la Isartalbahn venne modificata (18 maggio 1955 ) passando dal funzionamento in continua  a corrente alternata 15 kV, 16 2/3 Hz. Le ET 182 vennero adattate, cambiando contestualmente gruppo e divenendo ET 26, con le 01, 11, 12 e 21 che divennero rispettivamente 002, 001, 004 e 003. Non ho trovato documentazione esplicita in proposito, ma dalle foto reperibili in rete si vede come la 003 (ex 165) venne nell’occasione resa simile alle tre di origine 167.

426.003, Foto Ulrich Budde da http://www.bundesbahnzeit.de/

426 003, ex ET 26 003 nel 1972 dopo la corposa ristrutturazione (in precedenza era la ET 182 21, ex ET/ES 165 636)  Foto Ulrich Budde da http://www.bundesbahnzeit.de/

Anche la 002 (ex Peenemünde) perse la finestrella in alto al centro che nella S-Bahn berlinese ospitava il cartello della destinazione. Omologate nel 1957, abbandonarono la valle dell’Isar, e prestarono servizio in varie zone della Germania meridionale: prima Rosenheim-Kufstein, poi rete suburbana di Monaco, quindi Ratisbona, Norimberga, Coblenza, con percorrenze annuali tra i 75.000 e gli 85.000 Km. Nel 1968, in occasione del cambio di numerazione di tutti i rotabili DB, il gruppo divenne 426 001-004  e 826.601-604 (ricordiamo la convenzione DB ancor oggi attiva che appone un 4 come prima cifra per le automotrici e un 8 per le carrozze pilota). tra il ’77 e il ’78 i mezzi furono accantonati.

426.002 a Koblenz nel 1976 - Foto © Werner Brutzer da www.bahnbilder.de

426.002, ex ET 182 01 (Peenemünde), a Koblenz nel 1976 – Foto © Werner Brutzer da http://www.bahnbilder.de

La 002 (la ex Peenemünde) fu salvata, e dal 2004 si trova, restaurata e ridipinta nei colori originali giallo e rosso, presso il Museo Storico-tecnico di Peenemünde.  Le altre furono demolite.

Pennemünde Museum - Foto © Steffen Kahl

Peenemünde Museum – Foto © Steffen Kahl

Serie 170 Blaues Wunder (Br 278.2)

Ritorniamo a Berlino. Nel dopoguerra l’amministrazione DR si ripropose di aggiornare i rotabili della S-Bahn il cui disegno risaliva ad un quarto di secolo prima. Fu considerata la possibilità di basarsi su sul modulo di “terzo di treno” (“Drittelzug“) basato su tre moduli interconnessi con carrelli Jacobs (cioè la carrozza intermedia, più corta, si sarebbe appoggiata su due carrelli condivisi con le carrozze poste all’estremità) ma si decise poi di restare sul Viertelzug, anche se con l’uso di un carrello Jacobs, accoppiando semi permanentemente due Viertelzüge con un rodiggio complessivo Bo’ 2′ Bo’ + Bo’ 2′ Bo’. Disegni della progettata versione a tre elementi e di quella realizzata a quattro si trovano su www.berliner-verkehr.de. La lunghezza totale dello Halbzug, costruito nel 1959, era di 74.680 mm, maggiore dei 70.920 che avevano caratterizzati tutte le serie a partire dalla 165. Le differenze con le S-Bahn precedenti non si fermavano qui: le cabine di guida erano arrotondate, anziché spigolose come in tutti i casi precedenti, e persino il colore veniva cambiato, passando dal giallo-rosso al bianco-azzurro, il che diede il nomignolo “Blaues Wunder” (Meraviglia Azzurra) ai nuovi convogli. La velocità massima era di 90 Km/h. Vennero realizzati due Halbzüge che presero i nome di ET/ES 170. Le difficoltà di approvvigionamento di materiale postbelliche aggravarono alcuni difetti di gioventù della serie, che non ebbe seguito. Dal 1970 la marcatura divenne Br 278.1. Ebbero vita breve: dei due semitreni, uno venne dismesso nel 1969 e l’altro nel 1972. Disegni e immagini sono reperibili su www.s-bahn-galerie.de.

ET 170. Foto © Matthias Winkler da www.drehscheibe-online.de/foren

ET 170. Foto © Matthias Winkler da http://www.drehscheibe-online.de/foren

DR Br 277 (DB 477/877)

Vista l’impossibilità pratica di creare una nuova serie come tentato con le 170, si decise di ammodernare la flotta esistente. A metà degli anni ’60, le vecchie 167 erano state rimodernate ed avevano costituito la classe 277. Le vetture avevano un nuovo frontale con due finestre invece di tre, nuove luci posteriori, una cabina allargata e un abitacolo modernizzato. A partire dal 1975, anche le 166 (che nel frattempo erano state immatricolate come 276.0) subirono una trasformazione analoga uniformandole alle 277 precedentemente ottenute, ed erano confluite nella stessa classe. Come già discusso, dopo l’ingresso nel parco DB successivo alla riunificazione divennero Br 477/877. Furono ritirate dal servizio nel 2003.

Una ex 167 rimodernata e divenuta Br 267 - Foto © da http://www.wikiwand.com/de/DR-Baureihe_ET_167

Una ex 167 rimodernata e divenuta Br 277 – Foto © da http://www.wikiwand.com/de/DR-Baureihe_ET_167

277 033 nel 1988 - foto © Thomas

277 033 nel 1988 – foto © Thomas “Elektroliner” da http://www.drehscheibe-online.de/foren

DR Br 276.1 (DB 476/876)

Analoga trasformazione riguardò, tra il 1979 e il 1989, le Br. 275 (ex ET/EB 165). Il risultato fu esternamente simile ai veicoli di serie 277, ma con la motrice contraddistinta da un frontale anch’esso a due finestre, ma piatto invece che inclinato come nella 277. Furono ritirate dal servizio nel 2000.

276.1 negli anni '80, immagine tratta da ebay

276.1 negli anni ’80, immagine tratta da una vecchia cartolina su  ebay

276.1 nel 2001- Foto © http://www.berliner-verkehr.de/

276.1 nel 2001- Foto © http://www.berliner-verkehr.de/

DR Br 270 (DB 485/885)

Finalmente nel 1979 venne progettata la nuova generazione di Viertelzüge.  Presentati alla fiera di primavera di Lipsia del 1980, entrarono in servizio solamente nel 1987, nel numero di otto coppie ET/EB. Era prevista la costruzione di 300 coppie. Tra il ’90 e il ’92 furono prodotte altre 158 coppie, di cui le ultime quattro entrarono in servizio direttamente nel parco DB come Br 485/885 visto che nel frattempo le Germanie si erano unificate. L’ordine per le restanti unità venne convertito in favore delle 480/880 di progettazione occidentale. Questo modello ebbe il soprannome “Cola-Dose” (lattina di Cola), forse per la livrea rosso carminio – grigio che venne adottata distaccandosi dalla tradizione.

Br 270 prototipo nel 1982. Foto © da http://fotocommunity.s-bahn-berlin.de/

Br 270 prototipo nel 1982. Foto © da http://fotocommunity.s-bahn-berlin.de/

Br 270 in livrea rosso-grigia nel 1991. Foto © da http://fotocommunity.s-bahn-berlin.de/

Br 270 in livrea rosso-grigia nel 1991. Foto © da http://fotocommunity.s-bahn-berlin.de/

DB Br 480

In parallelo, per Berlino Ovest erano state progettate macchine di nuova concezione, basate su un modulo composto di due elettromotrici invece che su una elettromotrice e una rimorchiata come era avvenuto fino ad allora. Inoltre, ogni Viertelzug aveva due cabine di guida (una su ciascuna delle due unità), per cui il Viertelzug diveniva la minima unità simmetrica, mentre nei casi precedente occorreva uno Halbzug per avere simmetria (ad eccezione della serie 165 e 170 che avevano a disposizione delle semipilota ES).  Il rodiggio era quindi Bo’Bo’+Bo’Bo’. La lunghezza di un Viertelzug era pari a 36.800 mm. La velocità massima ammessa era di 100 Km/h. Le macchine furono classificate nel gruppo 480. Esteticamente sono immediatamente identificabili per il loro cristallo frontale di forma trapezoidale. I prototipi (001-004) ebbero colorazioni differenti: le  003 e 004 presentavano il tradizionale giallo-rosso, la prime due un nuova combinazione basata sul blu cristallo che però non incontrò il favore dei berlinesi. La produzione di serie rimase quindi sul classico giallo-rosso. 41 coppie entrarono in servizio tra il 1991 e il 1992. Altre 40 seguirono nel 1994 rimpiazzando le previste 485 di progettazione orientale discusse prima. Questi treni hanno rappresentato un importante progresso tecnico, ottenuto grazie a nuove tecnologie di azionamento e controllo. Si distinguevano per maneggevolezza e le prestazioni di frenata. Vennero soprannominate “Toaster” (tostapane).

Lo schema di colore originale della 480 001 - foto © Wilhelm275 da www.skyscrapercity.com

Lo schema di colore originale della 480 001 – foto © Wilhelm275 da http://www.skyscrapercity.com

Br 480. Foto dal sito Hobbytrain

Br 480. Foto dal sito Hobbytrain

Coppia di Br 480 - Foto © http://2mymind.de/

Coppia di Br 480 – Foto © http://2mymind.de/

DB Br 481-482

Il progetto delle 480 aveva tanti pregi, ma anche un grave difetto: il costo. Per ridurlo si pensò di eliminare il secondo posto di guida, sostituendolo con uno ridotto da usarsi solo per manovra,  tanto in genere si usano almeno Halbzüge. Da queste considerazioni nacque il progetto della 481-482. Come nelle 480, entrambe le unità sono motorizzate, ma solo una (la 481) ha la cabina di guida. Inoltre la 482 ha trazione solo su uno dei carrelli: il rodiggio é pertanto Bo’Bo’+Bo’2′. L’adozione di sistemi di recupero dell’energia in frenata adottati su questi treno permise un risparmio medio di energia del 30 per cento. Le prime 10 coppie pre-serie furono consegnate nel 1996, in uno schema di colore complementare a quello tradizionale che venne però abbandonato. Dal 1997 al 2004 venne consegnata l’intera fornitura, che si concluse il 30 settembre 2004 con la 500-esima coppia. Il ringiovanimento della flotta era completato, abbassando all’epoca l’età media del parco da oltre cinquant’anni a soli sei anni.  Il soprannome della serie é  “Taucherbrille” (occhiali da sub).

Br 481-482. Foto dal sito Hobbytrain

Br 481-482. Foto dal sito Hobbytrain

Br 481 nel 1996, con lo schema di colore originale. Foto © gerdboehmer da http://www.drehscheibe-online.de/

Br 481 nel 1996, con lo schema di colore originale. Foto © gerdboehmer da http://www.drehscheibe-online.de/

DB Br 483-484

A partire dal 2016 è stato progettato un ulteriore ringiovanimento della flotta di S-Bahn berlinesi. Le DB hanno ordinato un elevato numero di nuovi veicoli che saranno realizzati da un consorzio formato da Siemens e Stadler-Pankov, e prodotti localmente (nella regione Berlino-Brandeburgo). Vi saranno 21 moduli da due vetture Br 483, con rodiggio (1A)Bo’+Bo'(A1). Altri 85 moduli saranno da 4 vetture, e avranno immatricolazione Br 484, con rodiggio (1A)Bo’+Bo'(A1)^(1A)Bo’+Bo'(A1). La velocità massima di questi treni sarà di 100 km/h. I produttori garantiscono una eccellente qualità di servizio per 30 anni. I nuovi convogli dovrebbero entrare in servizio nel 2021. Il primo prototipo verrà presentato a Innotrain a settembre 2018.

Mockup della Br.484

Prototipo Br 484.001 Foto © DB Ag Michael Setzpfand

DB Br 488.0 – Panorama S-Bahn

Tra 1997-1999 venne realizzato uno speciale convoglio a fini turistici, ricavandolo da due 477. Composto di due elettromotrici ed una rimorchiata intermedia, ebbe marcatura 488 001, 888.001 e 488.501. La ristrutturazione permise di avere pareti quasi interamente in vetro, con anche parte dell’imperiale trasparente. I sedili possono ruotare di 180° così da permettere al viaggiatore di scegliere la sua direzione preferita. Ospitò anche la Regina Elisabetta in una sua visita a Berlino. Dal 2009, abbisognando di costosissimi aggiornamenti, é però stato accantonato.

488.0 Panorama S-Bahn nel 2003 - Foto © Yerodin (Creative Commons) da wikimedia

488.0 Panorama S-Bahn nel 2003 – Foto © Yerodin (Creative Commons) da wikimedia

Br 488.0 Panorama - Foto © fotocommunity.s-bahn-berlin.de

Br 488.0 Panorama – Foto © fotocommunity.s-bahn-berlin.de

DB Br 488 – I treni storici

Il gruppo 488, oltre alla 488.0, comprende altri rotabili storici, che includono sei Bauart Stadtbahn in diversi stadi dell’evoluzione e con diverse marcature (pre-ET, ET 165, 485/885), una Bauart Wannenseebahn (275) e due Bauart 1937 con marcatura pre-ET ed ET 167.

Due foto di Thomas Wendt © http://www.bahnbilder.de mostrano una collezione di S-Bahn. In alto le ex 165, 167, Br 276, Br 277. In basso Br 480, Br 481, Br 485 (ex Br 270)

Due foto di Thomas Wendt © http://www.bahnbilder.de mostrano una collezione di S-Bahn. In alto le ex 165, 167, Br 276, Br 277. In basso Br 480, Br 481, Br 485 (ex Br 270)

La U-Bahn

Capita di vedere delle automotrici gialle, occasionalmente anche su tratte della Stadtbahn, ma principalmente su altri percorsi, ad esempio quello che scavalca il fiume nella zona di Kreutzberg. Con un po’ di attenzione si nota che questo tratto non ha linea aerea, ed evidentemente l’alimentazione è solo dalla terza rotaia: non è infatti la Stadtbahn, sulla quale come detto passano anche treni “ordinari”, ma la U-Bahn, ovvero la metropolitana che in vari punti della città si affaccia in superficie.

Automotrici tipo A3 della U-Bahn Berlin nella zona di Kreutzberg.

Le pagine di wikipidia in tedesco presentano in modo ricco i vari tipi di rotabili impiegati nella U-Bahn berlinese: ad esse rimandiamo.

Stato attuale e referenze

Ad oggi la stragrande maggioranza dei Viertelzüge sono coppie di 481-482: su alcune linee non circola altro. Tuttavia non é impossibile vedere delle 480 e delle 485/885. Complici dei problemi delle 481-482 manifestatisi nel 2009 (probabilmente a causa di  carenze di manutenzione), l’amministrazione ha deciso di tenere in vita vari esemplari dei modelli precedenti. Le vecchie 485/885 dovrebbero restare in circolazione, in un’ottantina di Viertelzüge, almeno fino al 2017. Di consistenza più o meno equivalente è il parco delle 480. Su wikipedia é possibile verificare su quali linee siano correntemente impiegate le 480 e le 485 (sezione Einsatz). Le une e le altre sono residenti presso il deposito di Grünau.

Per approfondimenti sui rotabili della Berliner S-Bahn si vedano soprattutto stadtschnellbahn-berlinfahrdienstleiter.cl e s-bahn-galerie.de.

Modelli in scala N

La S-Bahn di Berlino é di interesse principalmente locale: si tratta di rotabili specifici per la capitale tedesca. Gli interessati sono quindi probabilmente in misura maggiore i modellisti Berlinesi. La città conta 3,5 milioni di abitanti, e stimando che la diffusione del ferromodellismo in Germania sia almeno dieci volte più grande che in Italia, questo significa che il numero di persone interessate a modellini della Berliner S-Bahn non é troppo dissimile dall’insieme degli N-isti italiani. Numeri non grossi dunque, ma abbastanza da convincere Rivarossi, verso il termine della sua avventura in scala N, a puntare su di essa. Fu così che attorno al 1994 mise in cantiere vari Viertelzug 165, come si può vedere dal catalogo Minitrain del 1994.

Pag. 9 del Catalogo Rivarossi Minitrain del 1994

Pag. 9 del Catalogo Rivarossi Minitrain del 1994

Pag. 8 del Catalogo Rivarossi Minitrain del 1994

Pag. 8 del Catalogo Rivarossi Minitrain del 1994

Pag. 9 del Catalogo Rivarossi Minitrain del 1994

Pag. 10 del Catalogo Rivarossi Minitrain del 1994

Pag. 11 del Catalogo Rivarossi Minitrain del 1994

Pag. 11 del Catalogo Rivarossi Minitrain del 1994

Come si può notare dal catalogo, della Berliner S.Bahn vi erano 3 Viertelzuge motorizzati e due non motorizzati.

Vista del sottocassa di una coppia con motrice (sotto) e una coppia folle (sopra)

Vista del sottocassa di una coppia con motrice (sotto) e una coppia folle (sopra)

Si tratta di:

  • art. 5525001 : Bauart 165 – n.2303 (Treibzug) /5447 (Steuerwagen)
  • art. 5525002 : ET 165 028 / ES 165 o28, versione DR anni ’70
  • art. 5526001: EB 165 155 / EB 165 471, versione  (modelli non motorizzati)
  • art. 5525003 : Br 275 314 /Br 275 320, versione  Berliner Verkehrs Gesellschaft (BVG) degli anni post 1984
  • art. 5526003: Br 275 626 /Br 275 494, versione  Berliner Verkehrs Gesellschaft (BVG) (modelli non motorizzati)

La versione Berliner Verkehrs Gesellschaft (BVG) é ambientata tra il 1984 e il 1995. Nel 1984 infatti  la gestione del servizio ferroviario sulla S-Bahn di Berlino Ovest, dismesso dall’amministrazione ferroviaria orientale Deutsche Reichsbahn, fu affidato BVG (Berliner Verkehrsbetriebe) che lo mantenne fino al 1995 cedendolo poi alla nuova Deutsche Bahn AG. Non sorprende quindi che a catalogo Rivarossi del 1994 non vi fossero le 475/875: sarebbero state marcate così solo l’anno dopo!

L’art. 5525001 riproduce la versione di anteguerra con la semivettura di seconda classe contraddistinta dal colore blu. Venne prodotta nella propria linea “Minitrain”. Le marcature delle carrozze erano 6121 e 3662.

Minitrain Rivarossi ET/ES 165

Minitrain Rivarossi ET/ES 165

Minitrain Rivarossi ET/ES 165

Minitrain Rivarossi ET/ES 165

Minitrain Rivarossi ET/ES 165

Minitrain Rivarossi ET/ES 165

Come sempre, i produttori cercano di massimizzare l’uso degli stampi per produrre modelli in varie livree e varianti.  Quindi a catalogo Minitrain 1994 (pag.8) figura anche l’art. 5525004 che rappresentava l’ET 182.21/EB 182.21 della Isartalbahn, derivata da una ex Berliner S.Bahn 165. I tecnici Rivarossi si erano dunque ben documentati! Per realizzare quest’ultimo modello, sull’imperiale vennero apposti i pantografi (ricordiamo che la S-Bahn berlinese ha l’alimentazione dalla terza rotaia mentre la Isartalbahn aveva linea aerea convenzionale), e vennero aggiunti respingenti standard (assenti sulle S-Bahn)

La Isarbahn di Minitrain

La Isarbahn di Minitrain

Le ben note vicende aziendali portarono il costruttore comasco a concentrare di lì a due anni la produzione in scala N in Arnold Rapido, che era stata acquisita. Arnold ricevette quindi anche le Berliner S-Bahn, e a partire la 1996 le ripropose essenzialmente nelle versioni Minitrain Rivarossi, e almeno per un periodo sia con un numero di catalogo proprio (e in confezione marcata Arnold) che con la numerazione Rivarossi in scatola Minitrain.

Arnold 0194, Br 475/875

Arnold 0194, Br 475/875 in confezione Arnold anziché Minitrain

Le marcature dei modelli variarono rispetto a quelle Rivarossi, e alcuni modelli erano dotati di decals con varie marcature per chi volesse personalizzare copie multiple dei modelli. Inoltre anche le composizioni venivano rimodulate, almeno in alcuni casi. L’offerta iniziale Rivarossi era basata sui due tipi di coppia (ET motorizzata + ES folle) e (EB folle + EB folle), che Arnold rimodulò in (ET  motorizzata + EB) ed (EB + ES). Ereditò anche la ET/ES 182 Isartalbahn.

Riportiamo qui un elenco:

  • art. 189 (1996) / art. 5525001 (1997-2002) : 6121/3662 (Triebwagen+Steuerwagen)
  • art. 190 (1996) / art. 5525002 (1997-2002) : ET 165 471/EB 165 028, versione DR
  • art. 191 (1996-2002): 275 223-6 / 275 224-4, Versione Berliner Verkehrs Gesellschaft (BVG)
  • art. 193 (1996) / art. 5525003 (1997-2002) : 275-834-4 / 275 633-6, versione DR
  • art. 193 (1996) / art. 5525003 (1997-2002) : 475 104-6 / 875 104-2, versione DB
  • art. 194 (1996) / art. 5525004 (1997-2002) : 475 122-8 / 875 122-4, versione DB senza motorizzazione
  • art. 5525004: ET-ES 182 Isartalbahn

Alcuni articoli (es. 193) corrispondono in anni diversi a modelli differenti. Inoltre Arnold introdusse anche le nuove marcature DB, con la 475/875 (mostrata in una foto sopra) che nella realtà erano appena state  “battezzate”.

Arnold 5525002

Arnold Minitrain 5525002, con aggiuntivi

Arnold 5525002 - Dettaglio dei frontali di rimorchiata e motrice.

Arnold 5525002 – Dettaglio dei frontali di rimorchiata e motrice.

I modelli presentano tonalità di colore differente, rispecchiando quanto avvenuto al vero. Ad esempio, i rotabili BVG erano caratterizzati da un giallo più pallido. Il modello corrispondente (Arnold 191) era provvisto di decals per marcature diverse (275 354, 275 514, 275 676, ecc.), ed era disponibile in una coppia motorizzata ed una folle, così da poter comporre un intero Halbzug.

Arnold 0191, vista di tutte le fiancate.

Arnold 0191 (BVG), vista di tutte le fiancate.

Arnold 0191, vista di dei due frontali.

Arnold 0191 (BVG), vista di dei due frontali (EB e ET/ES).

Arnold 0191, vista delle testate intermedie.

Arnold 0191 (BVG), vista delle testate intermedie.

Arnold 5525003

Arnold 5525003 – DR 275

Arnold 5525003 - dettagli

Arnold 5525003 – DR 275 – dettagli

Dunque Rivarossi-Arnold realizzarono tutto ciò che era derivabile dallo stampo di una 165.

Per molto tempo non vi fu altro in scala N. Attorno al 2006 Frank Gutschow (Meistermodell) realizzò vari modelli di Berliner S-Bahn in diverse scale, inclusa la N, con il marchio Meistermodell. Credo si trattasse di modelli in lastrina che costruiva essenzialmente per sé, ma che su richiesta vendeva. Il paio le immagini che sono riuscito a reperire però non sono in scala N, ed il sito meistermodell.de non esiste più.

Nel 2015  Kato-Hobbytrain ha annunciato la realizzazione delle 481-482. Non sappiamo se l’annuncio abbia avuto seguito. Le uniche immagini che abbiamo trovato (su http://www.modellbahn-scheierlein.de) sono relative alle 480, e sospettiamo si possa trattare in realtà di un modello in H0.

Hobbytrain H2610 – presunto modello Halbzug Lemke-Hobbytrain-Kato H2610 in scala N

I modelli di Vertelzüge della Berliner S-Bahn sono censiti, in tutte le scale, su modellbau-wiki.de.  Ancor più completo, ma legato alla sola scala Ho, il sito stadtbahnzugs-modellbahnseiten.de.

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Mignonbahn

Pubblicato il 30 maggio 2015

Mignonbahn é considerata uno dei precursori della scala N: i trenini elettrici erano a scartamento a 10 mm, scala approssimata 1:140. Furono prodotti per pochi anni dalla Steiger.

La Ditta Staiger, fondata tra fine ‘800 e inizio ‘900, era un marchio noto nella produzione di orologi, e contava oltre 400 dipendenti. Aveva fortunosamente attraversato il dramma della seconda guerra mondiale senza registrare troppi danni alla fabbrica. Nel dopoguerra la dirigenza, che prevedeva un futuro roseo per la produzione basata sulla plastica, si lanciò nella produzione di giocattoli: automobiline e trenini, e kit di montaggio un po’ stile “Meccano”. Il marchio scelto fu “Mignon”. A partire dal 1947 realizzò 10.000 trenini in una scala che si avvicina alla attuale N. I prodotti erano sorprendentemente completi ed interessanti.

La locomotiva a vapore era particolarmente curiosa: aveva il fumo, che era funzionale: girandolo la locomotiva viaggiava all’indietro!

Locomotiva a Vapore Mignon. Foto da alte-modellbahnen.xobor.de

Locomotiva a Vapore Mignon. Foto da alte-modellbahnen.xobor.de

A catalogo c’erano vagoni passeggeri (sempre lo stesso stampo, un po’ primitivo, colorato in varie tinte), un postale e merci di diversa foggia.

Postale

Postale

Carrozze passeggeri

Carrozze passeggeri

La scelta degli accessori era vasta (ricordiamoci che siamo nel ’47!), con stazione, passaggio a livello, ponte, tunnel. Era quindi possibile comporre dei plastici piuttosto articolati.

Un plastico con due convogli: merci e passeggeri , da http://www.mignonbahn.de

Un plastico con due convogli: merci e passeggeri , da http://www.mignonbahn.de

La stazione prevedeva persino l’illuminazione dell’interno: primitiva, ma di sicuro effetto!

Interno della stazione: versione con (sotto) e senza (sopra) illuminazione. Tratto da alte-modellbahnen.xobor.de

Interno della stazione: versione con (sotto) e senza (sopra) illuminazione. Tratto da alte-modellbahnen.xobor.de

Certamente i trenini Mignon fecero la felicità di molti bimbi.

Thomas Hübner, di Riesweiler - da www.mignonbahn.de

Thomas Hübner, di Riesweiler – da http://www.mignonbahn.de

Dicembre 1959 - Gerhard e Hans, di Schwarzwald - da www.mignonbahn.de

Dicembre 1959 –
Gerhard e Hans, di Schwarzwald – da http://www.mignonbahn.de

Martin Steiger ne costruì un plastico di dimensioni importanti.

Il plastico della famiglia Steiger

Il plastico di Martin Steiger, collage di tre foto tratte da http://www.mignonbahn.de (Clicca sull’immagine per ingrandire)

Piano del plastico di martin Steiger - da www.mignonbahn.de

Piano del plastico di martin Steiger – da http://www.mignonbahn.de

Dunque un prodotto precursore dei tempi e di successo (visti i numeri!). Perché dunque ebbe vita così breve?

Come abbiamo detto, oltre ai trenini Steiger produceva un simil-Meccano.

Una delle

Una delle “Baukasten” di Steiger. Da http://www.mignonbaukasten.de/

Märklin  le fece causa, sostenendo che Steiger aveva violato un brevetto relativo al Meccano. Forse a seguito di questo evento, l’azienda riconsiderò la propria presenza sul mercato dei giocattoli. In particolare valutò che fosse difficile riuscire a imporsi sul fronte dei treni giocattolo a fronte di una presenza importante come quella di Märklin, e nel 1951 diede fine alla propria produzione della Mignonbahn, tornando ad occuparsi di orologi, fino al 2001 quando dopo un secolo di attività di successo chiuse i battenti. Chissà se fu una decisione saggia: Fleischmann, che nel 1938 aveva prodotto un trenino in scala 0, proprio in quegli anni (1952) aggredì la H0: e non si può dire che non abbia avuto successo.

Oggi ci sono ancora estimatori dei trenini Mignon: probabilmente principalmente dei (ultra)sessantenni ai quali questi oggetti permettono di riassaporare istanti della loro infanzia ormai lontana… Ci sono stati tra il 2007 e il 2010 degli eventi di incontro di questi appassionati: i “Mignon Treffen”. Chissà se tra loro c’erano anche Thomas, Gerhard e Hans?

Immagine di un

Immagine di un “mignon Treffer” del 2010, da http://alte-modellbahnen.xobor.de/

Documentazione sui treni Mignon si trova su un sito ad essi dedicato (www.mignonbahn.de) e su un bel forum che tratta di modellini “antichi” (alte-modellbahnen.xobor.de), e che ha una sezione dedicata ai Mignon.

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Pubblicato il 9 maggio 2015, ultimo aggiornamento 20 agosto 2018

Berlino é una strana città. Cresciuta incapsulando località circostanti (cosa che le é valsa il nome di “Città dei cento villaggi”), nel 1920 era la seconda città del mondo per superficie – dopo Los Angeles – e la terza per numero di abitanti, dopo Londra e New York. Il dramma della guerra, e della divisone postbellica, l’hanno profondamente segnata ma dopo il 1990 é rapidamente riuscita a cancellare le tracce della cicatrice che per trent’anni l’aveva separata in due parti.

Il Muro tagliava in due la città. Foto da http://www.dw.de/

Il Muro tagliava in due la città. Foto da http://www.dw.de/

Oggi indovinare dove si trovasse il muro non é affatto facile: bisogna far caso alla doppia fila di ciottoli che, con discrezione, ne ricorda il percorso, come una sottile cicatrice.

La doppia fila di cubetti che marca il tracciato del Berliner Mauer

Eppure il segno di quegli anni si vede ancora nell’esistenza di due “centro città”: l’elegante zona di Kurfürstendamm, che era il centro di Berlino Ovest, e quella attorno ad Alexanderplatz, oggi pulsante cuore di quella che era Berlino Est. I due centri, che distano circa sei-sette chilometri tra loro, costituiscono approssimativamente i fuochi di una ellissi sulla quale si trova il percorso circolare della S-Bahn detto Ringbahn.

Mappa di S-Bahn e U-Bahn Berlin

Mappa di S-Bahn e U-Bahn Berlin

La S-Bahn (abbreviazione di Stadtschnellbahn, ferrovia urbana veloce) indica in Germania la rete ferroviaria suburbana che connette le città satelliti con le metropoli, ma che funge anche da innervatura ferroviaria interna della città, un po’ come la RER parigina. E’ affiancata dalla U-Bahn (Untergrundbahn, ferrovia sotterranea), cioè dalla metropolitana. La S-Bahn berlinese, oltre alla Ringbahn, ha anche la Stadtbahn – ferrovia cittadina, che é un importante asse Est- Ovest che attraversa l’intera città e congiunge e attraversa i due centri città di cui abbiamo detto. Trovo particolarmente affascinante la Stadtbahn, perché la sua presenza in città non é ignorabile (a differenza della metropolitana). I suoi quattro binari corrono infatti sopraelevati attraversando il cuore (o meglio, i cuori) di Berlino, e non sono percorsi solo dai convogli della S-Bahn, ma anche da treni viaggiatori a media e lunga percorrenza.

Stadtbahn persso lo Hackescher Markt, foto di H0tte in public domain

Stadtbahn persso lo Hackescher Markt, foto di H0tte in public domain

Tutte le principali stazioni della città infatti (Zoologischer Garten, Hauptbahnhof e Ostbahnhof) sono situate sulla Stadtbahn.

Sosta alla stazione

Sosta alla stazione “Zoologischer Garten”

Sotto buona parte delle arcate in mattoni rossi sono stati ricavati dei locali, principalmente usati come ristoranti.

Arcate Ferroviarie berlinesi, foto © Elisabeth Belikda wikimedia

Arcate Ferroviarie berlinesi, foto © Elisabeth Belikda wikimedia

Insomma, la presenza dei treni in città é una costante che li rende quasi parte di un disegno architetturale spontaneo che nasce dalla giustapposizione tra linee e colori degli edifici, dei corsi d’acqua e dei convogli.

Regionalzug sulla Stadtbahn

Regionalzug sulla Stadtbahn

In un recente viaggio nella capitale tedesca ho colto alcune immagini dei treni sulla Stadtbahn, e ne riporto alcune qui. Comincio con i convogli della S-Bahn, ciascuno composto da due coppie disgiunte di elettromotrice-rimorchiata appaiate: il tutto eventualmente raddoppiato fino a comprendere 8 carrozze. Sono caratterizzate dai classici colori giallo e rosso che da sempre contraddistinguono la S-Bahn berlinese: ne parliamo in dettaglio altrove.

Una S-Bahn si affaccia tra i palazzi

Una S-Bahn si affaccia tra i palazzi

Un'altra si appresta ad entrare in stazione

Un’altra si appresta ad entrare in stazione

La Stadtbahn sopra la chiusa (Schleuse) di una canale nel Tiergarten

Una S-Bahn sopra le onnipresenti arcate della Stadtbahn

Una S-Bahn sopra le onnipresenti arcate della Stadtbahn

Una S-Bahn scavalca la Sprea e accede all'Isola dei Musei

Una S-Bahn scavalca la Spree e accede all’Isola dei Musei

La Stadtbahn passa anche sull’Isola dei Musei.

Transito di un convoglio a vapore tra il Pergamon Museum e il Bode Museum, sull’isola, nel 1951

Questo lembo di terra in mezzo alla Spree (il principale fiume della città) contiene delle vere meraviglie, come il Pergamon Museum, nel quale é stata ricostruita la porta di Ishtar, dell’Antica Babilonia, con il suo lungo viale fiancheggiato dai leoni.

La Porta di Ishtar nel Pergamon Museum

La Porta di Ishtar nel Pergamon Museum

Passare attraverso la porta di Ishtar é un’emozione e una sorpresa: ci si sente teletrasportati in un’altro luogo e in un altro tempo: al di là della porta ci si trova nello spazio antistante il mercato di Mileto, con lo splendido portale romano.

Scorcio (purtroppo solo parziale) del bellissimo frontale del mercato di Mileto

Scorcio (purtroppo solo parziale) del bellissimo frontale del mercato di Mileto

Purtroppo il tempio di Pergamo (altra perla incomparabile) é chiuso fino al 2019 per una ristrutturazione del museo, Quando riaprirà, chiuderà per cinque anni la porta di Ishtar, quindi fino al 2024 non sarà possibile godere appieno delle bellezze di questo incredibile museo, ma quel che si può vedere comunque basta e avanza. Ma torniamo ai treni. Dicevamo che vi transitano anche convogli a lunga percorrenza, Non serve infatti attendere a lungo per veder passare un ICE.

Un iCE in transito sopra i ristoranti delle arcate

Un iCE in transito sopra i ristoranti delle arcate

ICE non lontano da Alexanderplatz

ICE non lontano da Alexanderplatz

Un ICE fa irruzione tra alcuni palazzi

Un ICE fa irruzione tra alcuni palazzi

Anche i convogli a media percorrenza passano di là, ed ecco quindi vari Taurus al traino di convogli di doppio piano.

Doppio piano sopra le arcate

Doppio piano sopra le arcate

Un Taurus colorato sopra un ristorante

Un Taurus colorato sopra un ristorante

Transito di un Taurus con delle doppio piano nei pressi dello Hackescher Markt

Transito di un Taurus con delle doppio piano nei pressi dello Hackescher Markt

Berlino è anche un importante nodo ferroviario d’Europa, uno dei punti di congiunzione fra l’est e l’ovest dei trasporti continentali. Nel corso della storia ha perso le stazioni di testa che aveva in origine. Negli anni della guerra fredda, la Stadtbahn era spezzata in due, ed i principali terminal ferroviari erano le già citate Ostbahnhof per Berlino Est e Zoologischer Garten per Berlino Ovest.

Ostbahnhof, OstBerlin - foto da una vecchia cartolina reperita su ebay

Ostbahnhof, OstBerlin – foto da una vecchia cartolina reperita su ebay

La S-Bahn era gestita dalla DR – la compagnia ferroviaria della Germania Est, che ne aveva il diritto di sfruttamento ma non la proprietà. Quando iniziò la costruzione del muro che spaccava in due la città, i West-Berliner organizzarono un massiccio boicottaggio della S-Bahn, al motto “Keinen Pfennig mehr für Ulbricht” – “Neanche un centesimo per Ulbricht” (il primo ministro di Germani Est che aveva deciso la costruzione del muro).

1961: i cartelli che invitano al boicottaggio della S-Bahn. Foto Weissbart da stummiforum.de

1961: i cartelli che invitano al boicottaggio della S-Bahn. Foto Weissbart da stummiforum.de

La vicenda si trascinò per due decenni, nei quali l’amministrazione occidentale potenziò l’alternativa del metrò. La U-Bahn di Berlino Ovest comprendeva anche alcune linee che passavano, da nord a sud, attraverso alcune “Geisterbahnhöfe” (stazioni fantasma): disabilitate perché parte di Berlino Est, erano in un primo tempo presidiate da poliziotti in armi, poi ebbero gli accessi murati.

Berlin, Vopos presidiano le stazioni della U-Bahn da http://www.berliner-mauer-gedenkstaette.de/

Berlin, una stazione della U-Bahn presidiata da militari armati.  http://www.berliner-mauer-gedenkstaette.de/

Accessi murati alla Potsdamer Platz

Accessi murati alla Potsdamer Platz

Geisterbahnhof Unter der Linden - Foto da http://www.spiegel.de/

Geisterbahnhof Unter der Linden – Foto da http://www.spiegel.de/

Binari murati su un triangolo di regresso presso la Potsdamer Platz - Foto da http://www.spiegel.de/

Binari murati su un triangolo di regresso presso la Potsdamer Platz – Foto da http://www.spiegel.de/

La Germania Est lamentava i costi di manutenzione ed esercizio della S-Bahn, scarsamente ripagati dall’uso, finché finalmente nel 1984 la gestione della S-Bahn passò alla società occidentale BVB – Berliner Verkehrsbetriebe. In quegli anni, il viaggio per raggiungere Berlino Ovest venendo dalla Germania Occidentale era impressionante, con i treni che correvano in un corridoio fiancheggiato da rotoli di filo spinato e cavalli di frisia, al di là dei quali si scorgevano i viali alberati percorsi dalle Trabant.

Un Vopo (VolksPolizist, poliziotto della Germania Est) sorveglia il transito di un convoglio nel corridoio di connessione tra West-Berlin e la Germania Ovest. Foto © da www.berliner-mauersteine.de

Un Vopo (VolksPolizist, poliziotto della Germania Est) sorveglia il transito di un convoglio nel corridoio di connessione tra West-Berlin e la Germania Ovest. Foto © da http://www.berliner-mauersteine.de

Il muro interrompe la Stadtbahn presso la Görlitzer Bahnhof , 1986. Foto Roehrensee da Wikipedia

Il muro interrompe la Stadtbahn presso la Görlitzer Bahnhof , 1986.
Foto Roehrensee da Wikipedia

Con l’unificazione, la Zoologischer Garten Bahnhof perse il ruolo di terminal, ed anche i convogli provenienti dalla ex Germania Ovest venivano attestati alla Ostbahnhof. Nel 2006 venne inaugurata la nuova e moderna Hautptbahnhof (HBF, stazione principale): uno spettacolare edificio in vetro e cemento posto più o meno a metà strada tra Zoologischer Garten e Ostbahnhof.

Berlin HBF - Foto © Thomas Wendt

Berlin HBF – Foto © Thomas Wendt

La stazione principale di Berlino dall'aereo. In alto si può vedere un tratto dei binari in direzione Nord-Sud

La stazione principale di Berlino dall’aereo. In alto si può vedere un tratto dei binari in direzione Nord-Sud uscire dal tunnel che proviene dalla stazione.

ALtra vista aerea di Berlin HBF, foto tratta da www.train-sim.ro/forum, originale da newsimg.bbc.co.uk/

Atra vista aerea di Berlin HBF, foto tratta da http://www.train-sim.ro/forum, originale da newsimg.bbc.co.uk/

Un Regonalzug lascia la Berlin HBF

Un Regionalzug lascia la Berlin HBF sulla Stadtbahn

E’ una stazione singolare, perché vi si incrociano perpendicolarmente due fasci di binari: uno, in direzione Nord-Sud, interrato (Tiergartentunnel), l’altro in direzione Est-Ovest, sopraelevato (Stadtbahn).

Interno della Berlin HBF. In alto si vede un treno sulla Stadtbahn, in basso si riescono a intravedere i binari del Tiergartentunnel. Foto © kevlas-welt da flickr

Interno della Berlin HBF. In alto si vede un treno sulla Stadtbahn, in basso si riescono a intravedere i binari del Tiergartentunnel. Foto © kevlas-welt da flickr

All’appassionato di treni la HBF offre prospettive insolite, rivelando ogni dettaglio degli imperiali dei rotabili.

Nella HBF gli imperiali dei treni non hanno più segreti!

Nella HBF gli imperiali dei treni non hanno più segreti!

E il modellismo? In scala N di S-Bahn berlinese c’é piuttosto poco, e ne parleremo in dettaglio nella prossima puntata. Mostriamo invece qui un’immagine di un plastico in H0 che riproduce un bello scorcio della Stadtbahn prima della guerra.

Immagine da un plastico in H0 dedicato alla S-Bahn. Immagine di friedrichstrasse da http://forum.milanotrasporti.org/

Immagine da un plastico in H0 dedicato alla S-Bahn. Immagine di friedrichstrasse da http://forum.milanotrasporti.org/

RIproduzione in H0 della terza rotaia della S-Bahn berlinese, da stummiforum.de

RIproduzione in H0 della terza rotaia della S-Bahn berlinese, da stummiforum.de

Quanto a plastici, a Berlino c’é (o meglio, c’era) il LOXX Berlin – Un tempo stava nei pressi della Kursrfürstendamm (quindi ex-Berlino Ovest), poi si é trasferito in spazi più ampi ma più anonimi in Alexanderplatz (ex-Berlino Est), all’ultimo piano di un centro commerciale. Il grandissimo plastico – in H0, ne avevamo parlato discutendo di aeroporti nei plastici – presenta vari scorci della città, ma quando l’ho visitato, un paio di anni fa, non mi pareva riuscisse a catturare appieno il fascino della Stadtbahn.

Uno scorcio inequivocabilmente berlinese del plastico cdi LOXX

Uno scorcio inequivocabilmente berlinese del plastico di LOXX

Sul grande plastico di LOXX, in basso a destra, si possono intravedere tre S-Bahn berlinesi

Sul grande plastico di LOXX, in basso a sinistra, si possono intravedere tre S-Bahn berlinesi

Devo dire però che un’immagine trovata in rete di recente mi pare piuttosto convincente.

Dettaglio della Stadtbahn al LOXX am Alex. Foto da www.bahn.de

Dettaglio della Stadtbahn al LOXX am Alex. Foto da http://www.bahn.de

Una terza visita è però impossibile: LOXX Berlin ha chiuso ad Agosto 2017. Il materiale che aveva è stato rilevato da Leeraner Miniaturland, situato nel nord-est delle Germania, a Leer, vicino al confine olandese.

Siamo andati fuori tema? No, anche se il fuoco principale di questo blog sono le ferrovie italiane e la loro riproduzione modellistica in scala N, in realtà gli argomenti trattati seguono spunti a tema ferroviario che di volta in volta mi incuriosiscono, anche quando trascendono i confini nazionali o la scala. Alla affascinante S-Bahn berlinese dedichiamo quindi anche una seconda puntata dedicata alla storia dei suoi rotabili.

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Pubblicato il 2 maggio 2015, ultima modifica 11 dicembre 2015

Nel 1972 apparve per la prima volta sul catalogo Lima Micromodel l’art. 336 che riproduceva la “Carrozza ristoro – Gril Express – delle ferrovie francesi (SNCF). Rimase in produzione per tutta la vita di Lima, acquisendo poi il numero 320336.

Pagina el catalogo Lima 1972, da lima-n-scale-catalogs-1970.webnode.cz

Pagina del catalogo Lima 1972, da lima-n-scale-catalogs-1970.webnode.cz

Lima 320336, da lima-n-scale-passenger-cars.webnode.cz

Lima 320336, da lima-n-scale-passenger-cars.webnode.cz

Mi ha sempre incuriosito, forse per via del nome, o di quei due finestrini a mezz’altezza che mostra su un lato. Poteva essere messa in composizione di convogli italiani? Qual’era la storia di questa carrozza?

Le SNCF VR GE (Gril Express)

SNCF decise nel 1963 di sperimentare un nuovo modello di servizio di ristorazione viaggiante passando dalla ristorazione di elite, e dallo stile classico dei Vagoni Ristorante CIWL al nuovo modello di ristorazione di massa basato sul concetto di Self Service (o “Libre Service“: i francesi odiano gli inglesismi!). Trasformò a tal fine una carrozza ristorante ex CIWL (lo abbiamo menzionato nel post sulle carrozze ristorante della CIWL), inaugurando la linea“Gril Express” (con una sola elle!).

La 3676 trasformata in Grill Express (foto del 1977)

La CIWL 3676 trasformata in Gril Express (foto del 1977 da le-forum-du-n.net)L

Successivamente effettuò una operazione simile su un altro paio di vetture, modificandole per creare altri prototipi delle carrozze SNCF a libre service. Convertì successivamente altre 4 carrozze, e nel  1966/1967 ne realizzò altre due con strutture ed accesso migliorati. Al termine della fase sperimentale, SNCF ordinò a De Dietrich di Reichshoffen 58 carrozze, consegnate tra il 1970 e il 1973. Erano ovviamente diverse dai prototipi, come si può notare confrontando la foto qui sotto con l’immagine vista sopra.

VRE GE nel 1972 a Paris Est, da forum.e-train.fr/trains

VRE GE nel 1972 a Paris Est, da forum.e-train.fr/trains

Il numero 1250 di La Vie du Rail ne parlava diffusamente. Ne mostriamo alcune immagini tratte da forum.e-train.fr

Copertina del Vie du Rail n. 1251 dl 1970

Copertina del Vie du Rail n. 1251 dl 1970

Immagini pubblicitarie del nuovo servizio Grill Express, da Vie du Rail n. 1251 dl 1970

Immagini pubblicitarie del nuovo servizio Gril Express, da Vie du Rail n. 1251 dl 1970

Interno della carrozza, zona ingresso

Interno della carrozza, zona ingresso

Interno della carrozza, zona self service

Interno della carrozza, zona self service – pardon, libre service. A destra si notano i due finestrini a mezza altezza.

Interno della carrozza, zona sala ristorante

Interno della carrozza, zona sala ristorante

Denominate Vru GE, erano costruite su corpo UIC-Y (lunghezza 24,5 m), montate su carrelli Y28, ed autorizzate a velocità di 160/200 Km/h. Dotate di 10 tavoli da 4 coperti, non avevano aria condizionata, che fu installata tra il 1983 e il 1989.

Voiture SNCF Gril-Express alla testa del treno 226 Milano-Paris Lutetia (Vallorbe, 1980) © Jean Vernet, Montreux da http://www.cgn02.ch/ferphoto/

Voiture SNCF Gril-Express alla testa del treno 226 Milano-Paris Lutetia (Vallorbe, 1980) © Jean Vernet, Montreux da http://www.cgn02.ch/ferphoto/

Ebbero tre livree, tutte riprodotte da LS Models in H0. La prima é quella originale,al centro la livrea Corail con due diversi loghi, mentre l’ultima in basso é una bella livrea sperimentale utilizzata per una sola vettura in servizio sul Sud Express prima che venisse introdotta la Corail definitiva.

Le livree delle VRU GE nei disegni di LS Models

Le livree delle VRU GE nei disegni di LS Models

Gli anni ’80 con l’avvento dei TGV videro un progressivo ridimensionamento della necessità di avere le carrozze ristorante convenzionali. Queste furono progressivamente spostate sulle linee internazionali (inclusi i collegamenti notturni con l’Italia), ma le SNCF giunsero infine alla decisione di cederle.

Nel 93 alcune carrozze furono acquisite dalle Ferrovie Olandesi (NS) e ristrutturate come bar, ma in modo che fossero facilmente riorganizzabili in ristorante al bisogno. Dopo alcuni anni di servizio nelle NS, una carrozza è stata acquisita nel 2004 da Herik ferroviaria NS International, che la usò per i treni speciali charter. Nel 2014 la vettura è stata venduta da Herik a Promo, che aveva già acquistato da NS anche un’altra ex Gril Express. Una terza venne venduta in Germania nel 1997, modificata ed usata per eventi organizzati da una compagnia di birra.

Le Grill Express

Le Gril Express “olandesi”: in alto NS, al centro ed in basso la “tedesca” del “Veltins Party-Treff”. Foto da http://www.martijnhaman.nl

Anche le SNCB avevano acquisito delle VRU GE francesi, e le  avevano ristrutturate trasformandole nel servizio Resto.

Le CP (Comboios de Portugal, ferrovie portoghesi) acquisirono 4 vetture nel 1989. Sostituirono i carrelli 28 Y originale con i carrelli Y32, adatti allo scartamento iberico. Vennero usate soprattutto sui treni Lisboa / Porto – Hendaye e nel Sud Express, oltre che su alcuni treni speciali estivi. I 10 anni di servizio furono caratterizzati da frequenti guasti del gruppo elettrogeno, il che portò  CP a decidere di rimuovere prematuramente le carrozze dal servizio, cosa che avvenne poco dopo il 1998 World Expo tenutosi a Lisbona. Durante l’evento, le carrozze furono ampiamente impiegate nel Sud Express e nel “Blue Train” Porto-Faro. Una carrozza superstite dovrebbe entrare a far parte del Museo Nazionale della Ferrovia.

Ex Grill Express di CP, accantonata. Foto da www.transportes-xxi.net

Ex Gril Express di CP, accantonata. Foto da http://www.transportes-xxi.net

Schema delle Grill Express portoghesi - non dovrebbe differire sostanzialmente dall'originale francese. Tratto da www.transportes-xxi.net

Schema delle Gril Express portoghesi – non dovrebbe differire sostanzialmente dall’originale francese. Tratto da http://www.transportes-xxi.net

Le Gril Express in Italia, e il treno Italia Express

Abbiamo già visto una foto di una VRU GE in composizione al Lutetia Parigi-Milano del 1980, ma arrivava davvero fino a Milano? Per esempio, una carrozza di questo tipo era in composizione già nel 1973 all’espresso 227 Parigi-Milano con carrozze dirette per Bari, ma giungeva solo fino a Vallorbe. La composizione nel tratto francese è mostrata nel disegno seguente, tratto da  www.rmb.asso.fr assieme al paio di composizioni successive. (Come tutte le immagini su questo sito, é possibile ingrandirle cliccandoci sopra).

227ParisBari

Negli anni ’80 la Vru GE era in composizione ad esempio del 1121 Parigi-Venezia

1121ParisVenice e del 213 Palatino Paris-Roma

213Palatino

Curiosando su www.rmb.asso.fr, si trova che la Vru GE era in composizione di molti treni che collegavano Parigi con varie città italiane (Torino, Milano, Firenze, Roma, Bari) ed é quindi estremamente probabile che tali carrozze abbiano circolato in Italia negli anni ’70 in livrea originale, e negli anni ’80 in livrea Corail.

Inoltre il Bruxelles-Rimini-Ancona, che viaggiava il venerdì in direzione Nord-Sud e ritornava di sabato, aveva in composizione una Resto belga (ex Vru GE).

Tutto qui? No, la parte più interessante arriva adesso!

Una ex Gril Express fu acquistata da una compagnia ferroviaria italiana: la”Italy Express” costituitasi all’inizio degli anni ’90. Obbiettivo della società era la realizzazione di crociere ferroviarie in Italia e in Europa, anche con materiale rotabile proprio. La carrozza, che presumibilmente aveva assunto la livrea Corail (?), tornò ad avere un aspetto pressoché identico a quello di origine: unica differenza i loghi “Italy Express” e “Girotondo” (nome dato alla vettura), e la tinta panna un po’ più chiara. Venne provvisoriamente marcata 88-70 133 Vru, senza le altre cifre tipiche della marcatura UIC.

Delle foto sono apparse sulle riviste specializzate (“I Treni” n.121 Dic. 1991 pag. 5 e “Tutto Treno” n.39 Gen 1992 pag. 8 ). Mostrano delle immagini del viaggio di presentazione dell’iniziativa (da Cuneo ad Omegna, il 13 ottobre 1991), e di un secondo viaggio il 30 ottobre. La Girotondo é inquadrata in due coppie di Gran Comfort in livrea Bandiera. Il convoglio é trainato da un Caimano, e da una D.445 navetta nella tratta non elettrificata.

Foto © A.Riccardi da Tutto Treno n.39

Foto © A.Riccardi da Tutto Treno n.39

Viaggio Cuneo-Omegna - Foto © C.Dutto da I Treni n. 121

Viaggio Cuneo-Omegna – Foto © C.Dutto da I Treni n. 121

I Treni riporta anche un’immagine ravvicinata della carrozza.

La

La “Girotondo” a Omegna – Foto © C.Dutto da I Treni n. 121

Non é chiaro quanto servizio abbia effettuato con Italy Express, anche perché nel frattempo la società acquisì un convoglio prestigioso – come vedremo tra poco – e su questo concentrò la propria attività. Fatto sta che poco tempo dopo (nel 1993) la Girotondo entrò in servizio con Ferrovie Nord Milano, introducendo un servizio di ristorazione che credo la società non avesse mai avuto.

Mondo Ferroviario ne documenta l’uso nel suo n. 88 dell’Ott.1993, pag.65. La si vede a Mainate (VA) in coda a un treno di vetture FNM.

Foto © Maurizio Tolini da Mondo Ferroviario 88 p.65

Foto © Maurizio Tolini da Mondo Ferroviario 88 p.65

La didascalia ne documenta l’impiego con alcuni treni della tratta Milano-Laveno il sabato e la domenica, “a partire dall’8 maggio 1993 e probabilmente per tutta la stagione estiva”.

La composizione del convoglio é chiaramente mostrata in un’altra foto apparsa su Mondo Ferroviario n.104,  pag. 257 nella quale la si vede attraversare il viadotto di Mainate in un diretto FNM Milano-Laveno formato da una carrozza Socimi, due DoppioPiano Casaralta e un’altra Socimi trainate da una E.600. Probabilmente venne impiegata con una certa regolarità per qualche mese finchè, con il fallimento della “Italy Express” nel 1994, cessò di circolare.

Transito sul viadotto di Mainate Foto © Roberto Cocchi, da Mondo Ferroviario 104

Transito sul viadotto di Mainate Foto © Roberto Cocchi, da Mondo Ferroviario 104

Nella didascalia della foto si dice che all’epoca della pubblicazione la Girotondo si trovava accantonata presso il deposito di FNM Novate. Da quel momento se ne perdono le tracce.

Ma chi era questa “Italy Express”?

Italy Express era la prima società ferroviaria fondata da Giuseppe Arena, che poi sarebbe stato protagonista di altre avventure: nel 2001 Strade Ferrate del Mediterraneo, poi acquisita da Deutsche Bahn, nel 2006 Arenaways (strangolata da pratiche commerciali non corrette di Trenitalia, secondo quanto tardivamente stabilito dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che per questo comminò una multa salata al monopolista).

Nata a fine settembre 1990, organizzava e  vendeva su Internet crociere ferroviarie. Acquisì un VT11-5 (Br 601), al quale abbiamo dedicato un post in passato, che dopo aver servito come TEE e IC presso le DB, e per un breve periodo anche presso le DR come “Max Liebermann”, venne in Italia. Un convoglio ebbe gli interni delle carrozze intermedie ristrutturati: fu costruito un vano parrucchiere e medico, una grande sala con piano bar, ecc. Il treno ricevette la denominazione ItalyExpress, e fu usato fino al 1994 per viaggi ed eventi speciali anche all’estero (Vienna, Praga, Parigi…). Il piano era di offrire viaggio-crociera in Italia ad pubblico medio-alto prevalentemente statunitense e giapponese per sei mesi all’anno, per altri quattro mesi l’anno organizzare di viaggio in Europa, anche dell’Est, per turisti italiani ed europei, ed avere un periodo annuale complessivo di due mesi di fermo tecnico. Nonostante si trovi scritto (anche su wikipedia) che viaggi non ne furono mai effettuati, ci sono documentazioni fotografiche della presenza dell’Italy Express all’estero in almeno una occasione; un viaggio Torino-Praga all’inizio del 1994.

“Italy Express”-Sonderzug Torino-Prag il 01.01.1994 a Vienna Südbahnhof (Ostflügel). Foto © Manuel Jungmayer

DZt 23475

DZt 23475 “Italy Express”
il 4.01.1994 a Norimberga Hbf. Foto © Harald Sladkowski

Di certo le cose non andavano bene, e a inizio 2004, dopo il fallimento della Italy Express, il Br 601 venne trasportato a Villadossola all’interno di una grossa acciaieria che dall’anno prima veniva raggiunta dal servizio merci di Railitaly, altra società di Arena, anch’essa poi fallita nel 2004. Nel giugno di quell’anno fu poi portato da una G.2000 SBB da Villadossola al Deposito Locomotive di Pavia.

Il trasferimento a chiasso, Foto © Stefano Paolini da photorail.com

Il trasferimento a Pavia, Foto © Stefano Paolini da photorail.com

Rimase parcheggiato lì per altri 4 anni, esibendo mestamente il logo della ormai defunta compagnia. Nel ’98 lasciò definitivamente l’Italia, ma questa storia l’abbiamo già raccontata altrove.

Italy Express, foto © Maurizio Boi

Italy Express accantonato a Pavia, foto © Maurizio Boi del 1996.

Nel modellismo

Del VT11-5 alias BR 601 in scala N abbiamo ampiamente discusso nel già citato post, e sappiamo già che tra le varie versioni disponibili non c’é quella Italy Express. Ci resta quindi da discutere della Gril Express.

Anche se qui ci occupiamo di scala N e non della sorella maggiore, facciamo un excursus sulla H0 perché come vedremo c’é un particolare curioso. In questa scala le Gril Express sono state prodotte in H0 da Lima, Joeuf, Roco e, recentemente, da LS Models (come sempre, non pretendiamo di essere esaustivi quando trattiamo la H0).

La Gril Express di Lima in H0

La Gril Express di Lima in H0

La Gril Express di Roco in H0

La Gril Express di Roco in H0

La Gril Express il livrea originale di Jouef in H0

La Gril Express il livrea originale di Jouef in H0

La Gril Express Corail di Jouef in H0

La Gril Express Corail di Jouef in H0

La Gril Express di LS Models in H0, nelle tre livree. Foto da ebay

La Gril Express di LS Models in H0, nelle tre livree. Foto da ebay

Curiosamente é esistito anche un modello della Girotondo! La carrozza, art. 309267S, non era in commercio, ma era stata realizzata da Lima su commessa di Italy Express in 500 esemplari per essere utilizzata come gadget “per scopi promozionali o ai sottoscrittori di quote del capitale sociale”, come riportato su I Treni n.121. In fondo si trattava solo di riverniciare un modello esistente. Della carrozza si parla anche su valestor.

Modello Lima della Girotondo - foto da trenoincasa.forumfree.it

Modello Lima della Girotondo – foto da trenoincasa.forumfree.it

Modello Lima della Girotondo - foto da trenoincasa.forumfree.it

Modello Lima della Girotondo – foto da trenoincasa.forumfree.it

Peccato che Italy Express non abbia preso esempio dalle FS: anche queste avevano infatti commissionato a Lima un modello come gadget, ma era in scala N: si tratta della E.444 prototipo che fu regalata nel 1967 a chi era a bordo della prima corsa Roma-Napoli trainata da una Tartaruga , e nel 1977 ai partecipanti del viaggio inaugurale della prima tratta della Direttissima (ne abbiamo parlato recentemente nella retrospettiva sui modelli italiani Lima in scala N). Italy Express avrebbe potuto chiedere a Lima la Girotondo in scala N: infatti, come abbiamo visto in apertura, Lima aveva un modello della Gril Express anche nella scala migliore…

Lima Grill Express

Lima Gril Express in scala N

LS Models aveva annunciato già nel 2011 una sua prima realizzazione in scala N della Gril Express: l’art.72045 Gril Express DEV AO, scritte Corail Gril Express, Logo SNCB, noleggiate dalle SNCF. Altre dovrebbero seguire. Non abbiamo però reperito immagini, quindi non abbiamo certezza che il progetto sia andato in porto.

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Uno a mille!

Pubblicato il 28 febbraio 2015

Se la scala N (1:160) vi sembra troppo grossa, e neppure la Z (1:220) o la T (1:480) vi soddisfano, ecco quello che fa per voi: scala 1:1000!

La storia ha inizio nel 2007, quando viene depositato il brevetto (Patent US7623013) di un sistema elettromagnetico per muovere corpi meccanici lungo delle traiettorie predefinite, su superfici rettilinee o curve, e che ne prefigura il possibile utilizzo per il movimento di giocattoli quali treni e veicoli ferroviari, ma non solo.

Il brevetto viene implementato dalla IDL motors (Industrial Design Laboratories) di San Diego, California, che lancia i MINI MOtion trains e racing cars.

IDL vende i Nano Express trains, in versione “Ghost Castle” e “Christmas”. Si tratta di piccoli diorami con convogli in scala 1:1000: un millimetro per metro. Per dare una sensazione concreta di quello che stiamo considerando, si pensi che una UIC-X misurerebbe di 2,6 cm!

Ghost Castel Train

Ghost Castel Train

A questo punto IDL mette in piedi un’altra compagnia per commercializzare il prodotto in modo più mirato: teenytrains, che letteralmente significa “treni piccolini”.

Teenytrain produce degli ovali su cui corrono treni e/o automobili (i binari sono soltanto “disegnati” sulla guida elettromagnetica), pilotati da un alimentatore (o eventualmente a batteria).

Un ovale teenytrain, dal costo di circa 60 US$.

Un ovale teenytrain, dal costo di circa 60 US$.

Poi arriva la svolta, con elementi combinabili come i tradizionali binari del modellismo ferroviario, Secondo i produttori, si tratta di un  sistema modulare completamente configurabile con dimensioni del layout virtualmente illimitate – la dimensione minima della lunghezza complessiva di un cerchio é di 32 cm, dunque un raggio di 5 cm circa.

Il sistema modulare di teenytrain

Il sistema modulare di teenytrain

Attualmente é possibile regolare la velocità dei “treni”, ma non la direzione (possono andare avanti, ma non tornare indietro). Mi par di capire che al momento si stiano studiando ulteriori possibilità di controllo, per le quali bisognerà però attendere ancora un poco.

Un dimostrativo del sistema era presente alla fiera di Norimberga (28/1-2/2 ’15). Insomma, si tratta di un prodotto non ancora maturo, ma che già presenta delle possibilità interessanti. Ad esempio, il seguente filmato(a partire dal min. 0:50) mostra la combinazione di un modello ferroviario in scala T (1:480, binario di 3 mm) e di traffico automobilistico realizzato con teenytrain.

Ci vorrebbe un po’ di sperimentazione per verificare se sia possibile “rivestire” un oggetto mobile teenytrain con una automobilina in scala N facendola muovere, ottenendo una sorta di “Faller Car System” con qualche limite, ma con la possibilità di muovere auto (invece dei camion o bus che il sistema tedesco permette in scala N). Tra l’altro, la scala N é sei volte più grande di quella qui considerata, il che significa che la velocità apparente degli oggetti in moto sarebbe sei volte minore di quella percepita nel filmato mostrato sopra, e quindi probabilmente piuttosto realistica.

Forse sarebbe possibile muovere addirittura delle moto in scala N, che potrebbero avere un bell’effetto. Oppure, sempre in scala N, si potrebbe forse realizzare una pista di go kart. Insomma, si é aperta una opportunità. Con un po’ di fantasia ne possono uscire delle cosette interessanti.

Quanto ai treni 1:1000, voglio davvero vederli i contachiodi qui… Ci vuole il microscopio!


Per i veicoli in movimento in scala N, vedi anche

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Pubblicato il 7 febbraio 2015, ultima modifica 3 novembre 2016

Il gruppo delle E.626 a quattro motori non fu l’unico gruppo mancato che coinvolgeva le E.626. Le FS progettarono una macchina “monstre” derivata dalla E.626, che avrebbe dovuto essere realizzata accoppiando in modo articolato ma permanente due macchine derivate dalle E.626. Nel 1939 si pensò di realizzare una motrice articolata che avrebbe erogato 4000 KW. Sul Cornolò c’è il figurino di progetto, che però non abbiamo reperito in rete, e quindi ci limitiamo a mostrarne l’interpretazione pittorica proposta da Claudio Vianini, che rende l’idea di come sarebbe stata la macchina.

La E.12.2.12 nell'interpretazione di Vianini, da www.claudiovianini.com

La E.12.2.12 nell’interpretazione di Claudio Vianini, da http://www.claudiovianini.com

Un tentativo di rendere l’idea é stato fatto anche da Alessio85 sul forum.duegieditrice.it, a partire da una immagine di una E.636 di Paolo Carnietti:

La E.12.2.12 sarebbe stata più o meno così... (alessio85 da forum.duegieditrice.it)

La E.12.2.12 sarebbe stata più o meno così… (alessio85 da forum.duegieditrice.it)

Se fosse stata realizzata sarebbe stata più o meno l’equivalente italiano della svizzera Ae 8/14 , della quale proprio negli anno ’30 furono realizzati tre esemplari realizzati accoppiando stabilmente due macchine derivate dalle Ae 4/7 (da queste però differiscono per rodiggio e carrozzeria).

SBB-CFFF-FFS Ae 8/14 - immagine tratta da www.fulgurex.ch

SBB-CFFF-FFS Ae 8/14 – immagine tratta da http://www.fulgurex.ch

Probabilmente il progetto della E.12-2-12 non aveva altra ragione che quella di primeggiare, come Italia, nello scenario internazionale, così da poter fare dei poster come quello svizzero:

Poster svizzero che vanta la macchina più potente del mondo.

Poster svizzero che vanta la macchina più potente del mondo.

Altrimenti, lo stesso scopo si poteva raggiungere con una doppia trazione (nella quale però anche la seconda macchina avrebbe dovuto essere presidiata.

Doppia trazione di E.626, foto © Giulio Torrisi da trenomania

Doppia trazione di E.626, foto © Giulio Torrisi da trenomania

Ma, visto che la E.12-2-12 non abbandonò mai lo stato di bozzetto su carta, parliamo un po’ della sua ispiratrice: la  Ae 8/14. Avremo così l’occasione di accennare a diverse macchine che erano in servizio sul Gottardo e che giungevano fino in Italia, a Chiasso.

All’epoca, la  Ae 8/14 fu la macchina più potente del mondo: i tre prototipi variavano tra i 5500 Kw del primo prototipo agli 8170 del terzo. Come detto, il primo prototipo era nato accoppiando stabilmente due macchine derivate dalle Ae 4/7, che a loro volta erano state una evoluzione della Ae 3/6. Queste ultime erano macchine concepite negli anni ’10 e realizzate nel decennio successivo, ed esistevano in varie versioni (I con trasmissione Büchli, II con trasmissione a bielle e III con trasmissione a ingranaggi) e livree (marrone e verde). Curiosamente mantenevano il rodiggio asimmetrico delle macchine a vapore, con due bissel diversi.

Ae 6/3 I

Ae 3/6 I, foto David Gruber

Ae 6/3 II

Ae 3/6 II, foto P.G.Ponzio

Ae 3/6 (III) - Foto da www.zettzeit.ch

Ae 3/6 (III) – Foto da http://www.zettzeit.ch

La trasmissione Büchli era costituita da un insieme di bielle e di settori dentati che ruotavano con l’asse motore ed erano azionati da una grande ruota dentata solidale con il telaio. Curiosamente la ruota dentata era esterna alla ruota della motrice  (che è coperta da una corazza protettiva), e si trova su un solo lato della locomotiva. .

Trasmissione Büchli, foto da wikimedia

Trasmissione Büchli, foto da wikimedia

Sul solo lato della trasmissione, dove si trova il corridoio interno, sono presenti i finestrini. L’altro lato è interamente occupato dai motori e gli apparati elettrici: le due fiancate sono quindi di aspetto radicalmente differenti.

Per quanto le prestazioni delle Ae 3/6 fossero buone, sulla linea del Gottardo serviva maggiore potenza: fu quindi progettata una variante della macchina che aggiungeva un ulteriore asse motore: nasceva così la Ae 4/7, che non ebbe mai livrea marrone ma solo verde.

Due Ae 4/7: la prima mostra il lato della trasmissione, la seconda quello degli apparati motori. Foto © Stephan Wohlfahrt da www.rail-pictures.com/

Due Ae 4/7: la prima mostra il lato della trasmissione, la seconda quello degli apparati motori. Foto © Stephan Wohlfahrt da http://www.rail-pictures.com/

Le Ae 4/7 furono macchine di grande successo, tanto che prestarono servizio per ben 69 anni, fino al 1996, anche se progressivamente spostate su servizi via via meno nobili: dagli anni ’50 le Ae 6/6 le sostituirono sui servizi internazionali, e a partire dagli anni ’70 furono impiegate principalmente per il traffico merci leggero nella Svizzera interna e per il traffico passeggeri regionale.
Nonostante il loro successo, non avevano però risolto il problema del traffico pesante sul Gottardo, dove la velocità garantita da coppie di coccodrilli (Ce 6/8)  trainanti convogli da 750 tonnellate era troppo bassa (40 Km/h) .

Nel 1931 si decise di sperimentare una soluzione costruendo il mostruoso prototipo della Ae 8/14, realizzato accoppiando permanentemente due Ae 4/7 modificate: una motrice lunga 34 metri , caratterizzata da una  alternanza di ruote motrici e portanti, per un insolito rodiggio. Delle Ae 4/7 ereditava i motori, la trasmissione Büchli, e l’aspetto del frontale. La sequenza degli assi invece ricorda quello della più vecchie Be 4/7 del 1921: 6 macchine anch’esse in uso sul Gottardo. Non c’è però parentela con queste ultime: nonostante la somiglianza, il rodiggio è differente. Le Be 4/7 erano poggiate su due diversi carrelli (1’Bo1’)(Bo1’). La Ae 8/14 aveva invece per ogni semitelaio un corpo centrale fisso e due carrelli, realizzando un singolare (1A)A1A(A1)+(1A)A1A(A1).

Be 4/7 - Foto da swisslok.bplaced.net

Be 4/7 – Foto da swisslok.bplaced.net

Grazie a un dispositivo pneumatico (Adhäsionsvermehrern) le ruote portanti delle Ae 8/14 potevano appoggiarsi con carico variabile sulle rotaie e appesantire più o meno gli assi motori. La motrice era dotata di 8 motori che sviluppavano una potenza effettiva pari a 5408 KW.

Ae 8/14 11801. Conservata a Erstfeld, é parte del parco locomotive storiche delle SBB. Foto © Philippe Chappuis.

Ae 8/14 11801. Conservata a Erstfeld, é parte del parco locomotive storiche delle SBB. Foto © Philippe Chappuis.

Schema delle Ae8-14 11801 e 11851.Da www.swissrailcollector.net

Schema delle Ae8-14 11801 e 11851.Da http://www.swissrailcollector.net

Un secondo prototipo con 12 motori (3 ogni 2 assi), che sviluppavano 6070 KW effettivi, venne costruito nello stesso periodo.  La macchina aveva aspetto simile al primo prototipo, ma abbandonava la trasmissione Büchli in favore della “Trasmissione Universale SLM”.

La 11851 prima dell'incidente. Immagine da www.forum.hag-info.ch

La 11851 prima dell’incidente. Immagine da http://www.forum.hag-info.ch

Nel 1961, a seguito di un incidente, fu ricostruita ricevendo nuove cabine di guida e frontali dalla Ae 6/6 allora in produzione, un po’ come sarebbe poi avvenuto in Italia con la Camilla.

Ae 8/14 11851 - foto tratta da www.forum.hag-info.ch

Ae 8/14 11851 dopo la ricostruzione dei musetti – foto tratta da http://www.forum.hag-info.ch

Nel 1940 fu messo in servizio un terzo prototipo (11852) con 16 motori capaci di fornire 12.000 CV e basato sulla stessa trasmissione della 11851.  La Ae 8/14 11852 fu presentata in occasione dell’Esposizione Nazionale di Zurigo del ’39 e soprannominata “Landi-Lok” in riferimento al nome della manifestazione: Landi 39Schweizerische Landesausstellung Zürich.

Ae 8/14 11852 - Foto: SLM/Archiv Arthur Meyer, da www.eisenbahn-bilder.com

Ae 8/14 11852 – Foto: SLM/Archiv Arthur Meyer, da http://www.eisenbahn-bilder.com

Era la più potente locomotiva mai costruita al mondo e nell’aspetto presentava linee aerodinamiche molto innovative. Sarebbe rimasta la motrice più potente della storia per ben 44 anni, fino a quando nel 1983 la russa VL85 l’avrebbe spodestata, cedendo poi a sua volta lo scettro alla svedese IORE costruita a partire dal 2000 da Adtranz-Bombardier per la compagnia mineraria svedese LKAB.

La russa VL85: Bo'Bo'Bo'+Bo'Bo'Bo' lunga 45 m, con potenza continuativa di 9,360 kW (12,550 hp) 10,020 kW - Foto Vivan755 da wikipedia

La russa VL85: Bo’Bo’Bo’+Bo’Bo’Bo’ da 288 ton, lunga 45 m, con potenza continuativa di 9,360 kW (12,550 Hp), potenza di picco 10,020 kW /13,437 Hp)- Foto Vivan755 da wikipedia

IORE in Svezia, Co′Co′+Co′Co′ da 180 ton e 23 m, capace di 11.016 KW (14.772Hp) di picco - Foto © David Gubler da bahnbilder.ch

IORE in Svezia, Co′Co′+Co′Co′ da 360 ton e 46 m, capace di 11.016 KW (14.772Hp) di picco – Foto © David Gubler da bahnbilder.ch

I motori della Ae 8/14 però si surriscaldavano con facilità, e così si decise di ridurre la potenza effettiva pubblicizzata sul manifesto visto sopra a 11100 CV, ovvero  8170 KW effettivi. Con questa potenza la locomotiva riusciva a trainare treni di 770 t a 70 km/h sulle rampe del Gottardo, con pendenze del 26 per mille. In piano poteva trainare 2000 t a 60 km/h, e treni passeggeri di oltre 1000 t a 110 km/h. I macchinisti però lamentavano un rumore assordante in cabina, accompagnato da fortissime vibrazioni. Inoltre, la potenza era tale da rischiare di spezzare i ganci di accoppiamento.

Per inciso, la Landi-Lok ha trainato anche carrozze italiane: la foto seguente mostra lo Holland Italien Express a Lugano nel 1959, e la seconda vettura è in evidente livrea castano (clicca sulla foto per ingrandire).

Holland Italien Express a Lugano nel 1959 - Foto © Augustus da www.ferrovie.it/forum

Holland Italien Express a Lugano nel 1959 – Foto © Augustus da http://www.ferrovie.it/forum

La livrea fu inizialmente un verde chiaro, adottato poi in via sperimentale anche su altre macchine come le Ae 6/6. Negli anni ’60 ricevette la livrea verde scuro. La sua carriera terminò prematuramente, poiché a seguito dei gravi danni subiti nel corso di un incendio (1972) fu accantonata. Restaurata esteticamente nel 1984, fu riverniciata nella livrea originale ed esposta al Museo dei Trasporti di Lucerna.

Dalla Ae 8/14 discese la Ae 4/6, che era essenzialmente equivalente ad una semicassa della 8/14 con ruota centrale rimossa. Costruita in soli 12 esemplari, operò sul Gottardo. Non ne rimane nessuna, ma una NS 1000 olandese (che è sostanzialmente la stessa macchina) è preservata al Museo Ferroviario di Utrecht.

Ae 4/6 - Foto da www.hobbytrain.ch

Ae 4/6 – Foto da http://www.hobbytrain.ch

NS1000 - Foto © da forum.politics.be

NS1000 – Foto © da forum.politics.be

I progressi sui sistemi di comando multiplo delle motrici però posero fine agli esperimenti di mostri monolitici di potenza, e per risolvere i problemi di potenza si riprese ad utilizzare macchine più tradizionali in doppia o triple trazione.

Ae 4/7 in tripla trazione sul Gottardo - Foto SBB Historic

Ae 4/7 in tripla trazione sul Gottardo – Foto SBB Historic

Tuttavia, ancora negli anni ’60 vi fu un esperimento di accoppiamento stabile di motrici, che questa volta non interessava il Gottardo ma il Lötschberg: BLS accoppiò permanentemente delle coppie di Ae 4/4 (le progenitrici delle Re 4/4) per ottenere le Ae 8/8 da 6475 kW. Queste, realizzate tra il 1959 al 1966 in cinque esemplari, restarono in servizio a lungo. Una fu recentemente utilizzata nei lavori di costruzione del nuovo tunnel del Lötschberg, ed un’altra è incorporata nel parco storico svizzero.

BLS Ae 8/8. Foto © Stephan Wohlfahrt da www.rail-pictures.com/

BLS Ae 8/8. Foto © Stephan Wohlfahrt da http://www.rail-pictures.com/

Altra immagine di una Ae 8/8, da una cartolina

Altra immagine di una Ae 8/8, da una cartolina

Sempre nel parco SBB Historic é conservata (e movimentata almeno una volta al mese) la più vecchia delle Ae 8/14, la 11801. Varie belle foto la documentano, tra cui quelle su www.rrpicturearchives.net.

Rimandiamo a delle interessanti pagine su marklinfan per dettagli ulteriori su:

Per la Be 4/7 rimandiamo a swisslok e a sbbhistoric. Varie altre immagini delle motrici svizzere sono reperibili su schienenfahrzeuge.netshadow.at.

In scala N

Diamo ora un’occhiata ai modelli in scala N delle “doppie” e delle altre macchine di cui abbiamo parlato. Come vedremo, in questa produzione di nicchia la fanno da padrone Fulgurex e Lemaco, i cui modelli in metallo sono molto curati e piuttosto cari.

La Ae 3/6 era stata messa a catalogo Hobbytrain in versione I con il numero 11361, ma pare non sia mai giunta in produzione, mentre invece stata realizzata sia da Lemaco (N.023) che da Fulgurex (nel 2003, cat. 1148), e più di recente (2014) da Piko in verde, modello destinato solo al mercato svizzero (art. 94001), e, per tutti i mercati, anche in versione marrone (art. 40320).

Ae_3/6(I) Lemaco N.023

Ae_3/6(I) Lemaco  (cat N-023)

Ae 3/6 Fulgurex 1148 - è stata prodotta anche in marrone - foto © E. Hummel da www.spur-n-schweiz.ch

Ae 3/6 Fulgurex 1148 – è stata prodotta anche in marrone – foto © E. Hummel
da http://www.spur-n-schweiz.ch

Piko 3/6. Foto qsi69 da forum.spur-n-schweiz.ch

Piko Ae 3/6. Foto qsi69 da forum.spur-n-schweiz.ch

SBB 3/6 di Piko, da dm-toys.de

SBB Ae 3/6 di Piko, da dm-toys.de

Sempre Fulgurex, nel 2007, ha realizzato la versione II (cat. 1153 e 4208) in ben 12 diverse versioni.

Ae 3/6 (II) Fulgurex 4208. Foto da www.suter-meggen.ch

Ae 3/6 (II) Fulgurex 4208. Foto da http://www.suter-meggen.ch

La stessa macchina (versione II) è stata prodotta da Vetsch (art. Tf 3)

SBB Ae 3/6 II prdotta da Vetsch - cat. tf5 - Foto © E. Hummel

SBB Ae 3/6 II prodotta da Vetsch – cat. tf5 – Foto © E. Hummel

La versione III della stessa macchina è prodotta da Lemaco (cat. N-014), in 4 diverse versioni e nelle due livree.

SBB Ae 3/6 III - Lemaco - Foto © civi da www.spur-n-schweiz.ch

SBB Ae 3/6 III – Lemaco – Foto © civi da http://www.spur-n-schweiz.ch

La Ae 4/7 è stata prodotta da Hag (nel ’96, art.800 e poi nuovamente a partire dal 2005 in 4 versioni: cat. 800, 802, 804, 806) e da Fulgurex (cat. 4202, tre versioni). La Ae 4/7 non vestì mai livrea marrone. Una versione a un pantografo è realizzata anche da Wabu (art. 009.002).

Ae 4/7, HAG n.800

Ae 4/7, HAG n.800

Ae 4/7, Fulgurex n.4202-1

Ae 4/7, Fulgurex n.4202-1

La Be 4/7 è a catalogo Lemaco, in 4 diverse versioni e in livree verde e marrone

Be 4/7 - Lemaco cat. N-016

Be 4/7 – Lemaco cat. N-016 – Foto © N.Pfeil da http://www.spur-n-schweiz.ch

La Ae 8/14 11801 è stata prodotta da Fulgurex (art. 4207), da Minitrix (con vari numeri di catalogo: 12426 e 12713 – versione “fine Art” in metallo).

Ae 8-14 SBB Fulgurex 4207, dalla Collezione Peruzzi

Ae 8-14 SBB Fulgurex 4207, dalla Collezione Peruzzi

Minitrix 12426 - Ae 8/14 11801

Minitrix 12426 – Ae 8/14 11801

Minitrix 12426 - Ae 8/14 11801 - dettaglio del rodiggio

Minitrix 12426 – Ae 8/14 11801 – dettaglio del rodiggio

Minitrix 12426 - Ae 8/14 11801 - dettaglio di una semimotrice

Minitrix 12426 – Ae 8/14 11801 – dettaglio di una semimotrice

Minitrix 12426 - Ae 8/14 11801 - dettaglio di una semimotrice

Minitrix 12426 – Ae 8/14 11801 – dettaglio della seconda semimotrice

La Ae 8/14 11851  è stata realizzata da Hackh sia in versione originale pre-incidente (art. Tf.7) che in versione post-ricostruzione, quest’ultima in livrea verde chiaro (art. Tf5) e verde scuro (art. Tf6).

Ae 8/14 11851 post-ricostruzione in livre verde scuro - Hackh Tf6, foto © N_Pfeil

Ae 8/14 11851 post-ricostruzione in livre verde scuro – Hackh Tf6, foto © N_Pfeil

La Ae 8/14 11852 è stata prodotta nel 1996 da Fulgurex (art. 1141) e da Hackh (art. Tf3)

Fulgurex 1136, Ae 4/7 terzo prototipo, modello realizzato nel 1996

Fulgurex 1136, Ae 8/14 11852 (terzo prototipo), modello realizzato nel 1996, in verde scuro – da http://www.spur-n-schweiz.ch

Ae 8/14 11852 in livrea verde chiaro - Hackh Tf3, foto © N_Pfeil

Ae 8/14 11852 in livrea verde chiaro – Hackh Tf3, foto © N_Pfeil

La Ae 4/6 è presente nella produzione Lemaco (5 diversi modelli)

 SBB Ae 4/6 - Lemaco N 009 - Foto © E. Hummel

SBB Ae 4/6 – Lemaco N 009 – Foto © E. Hummel

La Ae 8/8 è realizzata da Kato-Hobbytrain

Kato 11881 - Ae 8/8 BLS

Kato (cat. 11881) – Ae 8/8 BLS

Segnaliamo per inciso che belle serie di immagini di modelli svizzeri in scala N è reperibile su www.spurn.ch e su www.spur-n-schweiz.ch

Tra le altre scale, segnaliamo i modelli della Ae 8/14 di Dingler in scala 1 – che hanno infiniti dettagli, fino ai portellini apribili. Del resto, in qualla scala si può.

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Pubblicato il 20 dicembre 2014

Anche quest’anno siamo arrivati a Natale. Se siete stati bravi, magari Santa Klaus vi farà trovare sotto l’albero qualcosa del genere…

Bachmann White Christmas Express in scala N

Bachmann White Christmas Express in scala N

Si, ho detto “Santa Klaus”: deve proprio essere americano per un trenino così kitch… Babbo Natale vi porterà sicuramente qualcosa di più elegante: i vagoncini natalizi di Minitrix già sarebbero già un pochino meglio…

Ho anche detto “sotto l’albero…” Già. E se invece ci fosse il treno sull’albero Come nel caso del Christmas Tree del 2010 di D.S.Smith:

Albero di natale con treni, di D.S.Smith da cs.trains.com

Albero di natale con treni, di D.S.Smith da cs.trains.com

Ha in basso un treno in scala O, a mezz’altezza un anello in H0 e a tre quarti un anello in N!

Dettaglio dell'albero di D.S.Smith, con gli anelli H0 e N. Foto da cs.trains.com

Dettaglio dell’albero di D.S.Smith, con gli anelli H0 e N. Foto da cs.trains.com

Auguri a tutti! Buon Natale e Felice 2015!

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Pubblicato il 9 agosto 2014, ultima modifica 18 dicembre 2014

Millequattrocentotrentacinque. Un po’ strano scegliere un numero così per lo scartamento ferroviario standard, no? Chiunque lo abbia definito, già che c’era, non poteva arrotondare a 1500, che é di poco differente? Per le ferrovie a scartamento ridotto ad esempio, la razionale brurocrazia austroungarica aveva scelto quel 1000 tondo tondo che dette origine allo scartamento metrico. Ah, forse ci sono: le ferrovie nascono in Inghilterra, e lì non usano il sistema metrico decimale: misurano in pollici. Infatti il 1435 deriva dalla scelta fatta da George Stephenson che lo scelse per la linea ferroviaria StocktonDarlington. Dunque in pollici sarà un numero tondo… Vediamo un po’. Quanto fa? Quattro piedi, otto pollici e mezzo… Accidenti, pure peggio di 1435! Ma perché mai questa strana misura? Il prof. Tom O’Hare, della University of Texas, ha una sua teoria, e l’ha descritta in una e-mail a un collega. Questa e-mail é stata da allora pubblicata in vari siti, come ad esempio su sdrm.org. La traduciamo qui in italiano.

Da: Il professor Tom O’Hare, University of Texas 
Oggetto: Specifiche militari, ovvero come le specifiche militari vivano per sempre

 Lo scartamento ferroviario standard negli Stati Uniti  è di 4 piedi, 8 pollici e mezzo. Questo è un numero estremamente strano. Perché é così? Perché questa è la misura che si decise in Inghilterra, e le prime ferrovie americane furono costruite da espatriati inglesi.

Immagine della Stockton-Darlington,  da www.stocktonteesside.co.uk

Immagine della Stockton-Darlington, da http://www.stocktonteesside.co.uk

Ma perché gli inglesi fecero questa scelta? Perché le prime linee ferroviarie furono costruite dalle stesse persone che avevano costruito i tram trainati da cavallo, ed usarono lo stesso scartamento.

Tram a cavalli, da wikipedia

Tram a cavalli, da wikipedia

Ma allora, cosa determinò lo scartamento dei tram inglesi? Fu il fatto che le persone che ne costrurono le linee usarono le stesse maschere e e gli strumenti che usavano per la costruzione di carri, e quindi da questi ereditarono la distanza tra le ruote.

immagine tratta da museumvictoria.com.au

immagine tratta da museumvictoria.com.au

Okay! Perché allora perché i carri usavano questa strana spaziatura tra le ruote? Beh, nel vecchio continente se avessero tentato di utilizzare qualsiasi altro spaziatura, avrebbero corso il rischio di spezzare gli assi dei carri su alcune delle vecchie strade che attraversano il continente, e che presentano questa spaziatura tra i vecchi solchi delle ruote.

Solchi dei carri a Pompei. Foto da nomadiccosmopolitan.com

Solchi dei carri a Pompei. Foto da nomadiccosmopolitan.com

Ma chi aveva fatto questi solchi sulle vecchie strade? Le prime strade a lunga distanza in Europa furono costruite da Roma imperiale a beneficio delle sue legioni. Le strade sono state utilizzate da allora. E i solchi? I solchi iniziali, che in seguito tutti hanno dovuto prendere a misura dei loro carri pena il rischio di distruggerne gli assi, furono scavati dai carri da guerra romani, che avevano tutti la stessa distanza tra le ruote perché erano costruiti secondo un modello arbitrariamente prefissato. 

Biga romana alla “Fano dei Cesari”. Foto da www.agriturismiurbino.com

Biga romana alla “Fano dei Cesari”. Foto da http://www.agriturismiurbino.com

Così abbiamo la risposta alle domande iniziali: la ferrovia a scartamento normale negli Stati Uniti misura 4 piedi 8 pollici e mezzo perché deriva indirettamente dalle specifiche militari originali dei carri da guerra dell’esercito dell’Impero romano! Le specifiche militari vivono per sempre. 

Così, la prossima volta che vi viene data una specifica, e vi meravigliate di quale “horse’s ass” (letteralmente: culo di cavallo) se l’é inventata, potreste essere sulla traccia giusta. Perché le bighe dell’Impero romano sono state fatte proprio per essere abbastanza ampie per accogliere i sederi di due cavalli da guerra.

Immagine tratta da blog.ilgiornale.it/casadeilucchi

Immagine tratta da purplecowideas.wordpress.com

Vari blog (ad esempio purplecowideasPearlsofprofundity e the-daryl) riprendono l’argomento di Tom O’Hare e lo estendono, sostenendo che il diametro dei razzi (bootsters) che portavano in orbita lo shuttle é determinato dal fatto che i bootsters, prodotti in Ohio, dovevano raggiungere la Florida in treno, e quindi la loro dimensione era limitata da quella delle gallerie ferroviarie, che indirettamente discende dai soliti sederi di cavallo.

Per la verità le cose sono più complesse della divertente teoria di O’Hare. Negli USA le ferrovie agli inizi usavano una varietà di scartamenti diversi, che giungevano fino ai 6 piedi (183 cm!) della Erie: ciascuna decideva il suo, e l’interoperabilità era considerata un bug e non una feature. La standardizzazione avvenne quando venne scelto lo scartamento per la transcontinentale: a quel punto fu chiaro a tutti che interconnettersi era un vantaggio, e tutte le compagnie si adeguarono allo standard. L’effetto più spettacolare si ebbe tra il 31 maggio e il 1 giugno 1886, quando, nel giro di 36 oredecine di migliaia di operai spostarono una rotaia lungo 13.000 miglia di binari in tutte le ferrovie degli stati del sud, che fino ad allora avevano usato in grandissima parte uno scartamento da 5 pollici. La complessa storia degli scartamenti americani é uno degli argomenti trattati nel bellissimo libro “The great railroad revolution – The history of trains in America” di Christian Wolmar – una lettura appassionante!

E in scala N?

Lo scartamento standard in scala 1:160 farebbe 8,96875 mm. Ma qui sì che usiamo numeri tondi: 9 mm, e basta!

Carro con cavallo in scala N, prodotto da Fleetline.

Carro con cavallo in scala N, prodotto da Fleetline.

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