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Archive for the ‘Carrozze italiane’ Category

Pubblicato il 29 aprile 2023, ultima modifica 18 luglio 2023

Di recente abbiamo discusso dei bagagliai e postali FS a due assi. Ve ne è uno che non abbiamo menzionato, perché è un rotabile singolare: un bagagliaio per automotrici diesel, anzi in realtà un ibrido perché poteva essere, in caso di necessità, usato anche come  trasporto passeggeri: si tratta del LDn 24.

LDn24 335, foto da leferrovie.it

Rotabile a due assi, era un rimorchio privo di cabina di guida. Aveva una lunghezza di 8790 mm fuori respingenti (7500 mm per la sola la cassa), larghezza 2900 mm a altezza sul piano del ferro era di 3518 mm. Il passo era di 5400 mm, con diametro delle ruote di 920 mm. Le sospensioni erano a balestra. La massa a vuoto era di 8 tonnellate, che a pieno carico salivano fino a 11. Era dotato di freno continuo, ed un freno a mano (di stazionamento) era azionabile dall’esterno tramite un volantino.

Figurino quotato del LDn24

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Pubblicato il 24 febbraio 2023

I finestrini delle ritirate delle carrozze italiane anteguerra, con il loro disegno a losanga, sono indimenticabili: le rendevano inconfondibili, pur nelle molte serie (1921, 1933, 1937, e tutte le “minori”) che si somigliavano tutte come stile e disegno, e sono familiari a chiunque abbia vissuto un’epoca FS fino ad almeno gli anni ’70.

Finestrino della ritirata sul nostro modello in scala N, ancora non rifinito e verniciato

Vetture di questo tipo sono state già prodotte in scala N, ma:

  • quelle di Fine Scale München erano in numero limitato e non proprio per tutte le tasche,
  • il montaggio delle bellissime lastrine di Alpenmodell non era da tutti,
  • le famose e abbastanza diffuse Tibidabo sono in realtà una sorta di via di mezzo tra le Tipo 1921 e le Tipo 1937 alle quali si ispiravano (una approssimazione accettabile a suo tempo ma oggi un po’ grossolana)
  • le belle Tipo 1937 realizzate da LoCo (Lorenzo Colli), pur se simili alle 1921, sono storicamente successive di tre lustri.

Questo ci aveva spinto a provare a realizzare in stampa 3D le “FS Tipo 1921“. E poi, c’è carenza di vetture italiane degli anni ’20 in scala N con le quali comporre convogli dell’epoca che non siano solo le “prede di guerra” di Fleischmann. Dunque i motivi per provare ad affrontare la realizzazione di queste vetture erano sufficienti.

Così presso lo stand ASN allo Hobbymodel di Verona del Marzo ’22 avevamo presentato il prototipo di una Az nel quale tutto, eccetto gli assali, era stampato in 3D.

Dalla Vetrina ASN allo Hobbymodel di Verona 2022: la Az 10000 Scalaenne

Il nostro prototipo di Az 10000 presentava però qualche problema da risolvere e varie cosette da affinare.

Cassa del prototipo della Az 10000 “scalaenne” verniciata per prova (il ricasco dell’imperiale dovrebbe essere castano, mancavano ancora i coprigiunti) – clicca sull’immagine per ingrandire.

Inoltre  il tempo trascorso da allora ci ha permesso di estendere il progetto, realizzando tutta la serie di vetture: non solo le Az 10000 ma anche le Bz 20000, ABz 50000, Cz 30000. Le accompagna il postale Uz 1300, e così si può comporre un bel convoglio completo.

La “nostra” Uz 1300 montata e verniciata da Filippo Vigarani, da facebook

Sono realizzazioni non commerciali che abbiamo fatto essenzialmente per noi stessi, ma ci siamo detti: perché non renderle disponibili agli amici che ne vorrebbero delle copia?

Così abbiamo esplorato varie strade, fino a giungere all’ipotesi di un kit da montare (davvero molto semplicemente) e verniciare. Dobbiamo rimarcare che si tratta di produzione hobbystica (ai sensi del D.Lgs. 114/98 effettuata in forma occasionale e non continuativa: “operatori non professionali che vendono, propongono, espongono, o barattano, in modo sporadico ed occasionale, prodotti di modico valore, per lo più opere della propria creatività o del proprio ingegno).

In questa nota presentiamo i vari aspetti di questi modelli e specifichiamo come chi fosse interessato può ottenerle.

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Pubblicato il 4 febbraio 2023

Di recente abbiamo parlato di treni leggeri, tipo A e asteriscati ed in un’altra nota di vetture a terrazzini, lasciando in sospeso un punto che intendiamo colmare ora.

Proprio per i treni leggeri (accelerati a composizione limitata) furono concepite nel 1933 delle vetture a terrazzini più lunghe di quelle di fine ‘800 e inizio ‘900. Furono realizzate in due tipi (CT 46.000 e BCDT 66.200), ed in numeri esigui: solo 10 per tipo.

Composizione minima “a terrazzini”con una ABDT 66.200 e due BT 46000 ad Assisi nel 2003 (treno storico). Foto Luca Catasta da ilportaledeitreni.it

Possiamo infatti quasi considerarle uno studio prototipale per le successive Tipo 1936, e probabilmente se non fosse per i terrazzini che le rendono così particolari sarebbero finite nell’oblio.

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Pubblicato il 28 dicembre 2022 

Dedicato alla memoria di Pietro

Le carrozze a terrazzini hanno un innegabile fascino. Viaggiare all’aperto, guardando il paesaggio è una forma diversa, addirittura opposta al moderno trasporto nella pancia di un missile che si sposta rasoterra, spesso in galleria. Certo, il Frecciarossa o l’Italo che, facendo concorrenza all’aereo collegano in poche ore Roma e Milano e che riescono a rilanciare la ferrovia sono una gran cosa – e in fondo poi il mito della velocità è da sempre incarnato inscindibilmente nel ferro della locomotiva, simbolo di potenza, o in quello dell’ETR.200. Ma chi ama il viaggio, e non la destinazione, preferisce poterlo gustare. E allora nulla pare meglio di una vettura dotata di terrazzini alle estremità, appendici dalle quali assaporare il paesaggio.

Probabilmente le prime carrozze dotate di terrazzino in Italia furono due vetture del treno papale di Pio IX (costruito nel 1858, e che fu usato pochissimo).

Carrozza con cappella consacrata del treno di Pio IX, con bassorilievo in oro zecchino e  terrazzino di accesso – prima carrozza a carrelli in Italia

Pio IX affacciato alla carrozza “La balconata” del treno papale (anche questa con terrazzino di accesso) alla Stazione di Velletri l’11 maggio 1863, (fototipia Museo di Roma, Archivio Fotografico)

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Pubblicato il 30 luglio 2022

UNITALSI è nota per l’organizzazione di pellegrinaggi a Lourdes (ma non solo). L’acronimo indica infatti “Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali”, trasporto che avviene primariamente in treno, anche se vi sono state occasioni nelle quali avvenne con carovane di pullman scortati da un paio di TIR per il trasporto bagagli.

A sua disposizione ha un notevole parco vetture: circa 200 carrozze in grado di comporre una ventina di treni. SI tratta di 149 carrozze UIC-X cuccette tradizionali da 6 posti ((ormai datate, anche se tuttora funzionali: sono sia ristrutturate che originali, molte ancora con i finestrini apribili), circa 40 vetture bagagliaio tipo UIC-Z ed UIC-X, e 10  vetture sanitarie (anche dette “barellate”) per trasporto infermi tipo UIC-X (una delle quali ancora dotata di finestrini apribili). A partire dal 2019 queste vetture hanno ricevuto un nuova livrea dedicata (anche se alcune sono state temporaneamente reallocate al treno AREU per l’emergenza COVID, con relativa livrea dedicata).

Convoglio UNITALSI nella nuova livrea, nel 2022 – Foto Lorenzo Pallotta da Ferrovie.it

Inizialmente le vetture usate avevano la livrea standard, all’epoca le cuccette erano rosso fegato mentre solo le speciali carrozze barellate avevano un disegno dedicato.

Carrozza sanitaria BM i livrea di origine, foto da ferrovie.info, autore non noto

Poi, dal 1995 circa al 2019 tutto era stato uniformato in XMPR.

Carrozza UIC-X barellata (BM) in livrea XMPR, foto di autore ignoto

Nel 2019 le vetture hanno ricevuto una nuova livrea dedicata, ma poiché a causa del COVID i viaggi di pellegrinaggio sono stati sospesi per un lungo periodo, non la si è vista molto in giro.

Ma vediamo di saperne qualcosina i più.

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Pubblicato il 14 maggio 2022

Come abbiamo già fatto per le Tipo 1921 e, per le carrozze dal Tipo 1940 al Tipo 1959, usiamo qui i modelli industriali in H0 per ripercorrere la storia delle Tipo 1931 e Tipo 1937 (delle quali abbiamo parlato altrove [1] [2]). Il produttore che ha realizzato questi modelli in H0 è ACME. Non citiamo qui le carrozze incorporate in amministrazioni estere (prede di guerra), delle quali abbiamo già discusso in una nota precedente.

Tipo 1931

Iniziamo con le Tipo 1931. Per ciascuna delle tre classi di origine, vengono prodotti un modello nella livrea verde di origine, ed uno in Castano successiva al 1958. Non sono riprodotti i passaggi in castano-isabella, né la fase in cui alcune Az erano divenute miste, ABz.

ACME 50370 –  Az 11 008

ACME 50371 –  Az 51052 ex ABz, ex Az 11000 – foto da littorina.it

ACME 50380 –  Bz 21 030

ACME 50381 –  Bz 31207 ex Bz 21000- foto da littorina.it

ACME 50390 –  Cz 31 027

ACME 50391 –  Bz 31068 ex Cz 31000 – foto da littorina.it

In livrea verde le tre carrozze sono riprodotte anche con numeri di serie diversi (Az 11.003 + Bz 21.039 + Cz 31.022) nel set “Diretto 479 Venezia-Bologna-Roma”, art. 55059.

N.catalogo Marcatura Descrizione Epoca Anno produzione
50370 Az 11 008 Az 11000 prima classe, livrea verde vagone II 2013
50371 Az 51052 Az 51000 ex ABz, ex Az 11000, prima classe, livrea castano IIIb 2011
50380 Bz 21 030 Bz 21000 seconda classe, livrea verde vagone II 2013
50381 Bz 31207 Bz 31200 ex 21000, seconda classe, livrea castano IIIb 2011
50390 Cz 31 027 Cz 31000 terza classe, livrea verde vagone II 2013
50391 Bz 31068 Bz 31000 seconda classe, livrea castano IIIb 2011
55059 Az 11.003 + Bz 21.039 +
Cz 31.022
Set “Diretto 479” Venezia-Bologna-Roma, 3 carrozze Tipo ’31 livrea verde vagone, Az 11000 1a classe + Bz 21000 2a classe + Cz 31000 3a classe II 2010

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Pubblicato il 30 aprile 2022

Nella puntata precedente abbiamo visto come per il riscaldamento delle carrozze, originariamente concepito a vapore prodotto dalla locomotiva, abbia avuto necessità di introdurre carri speciali quando i convogli erano a trazione elettrica o diesel.

Un problema analogo si pose quando le vetture a riscaldamento moderno (elettrico: REC) si trovavano in servizio con motrici diesel. Solo quelle di ultima serie (D.445) hanno infatti a bordo una apparecchiatura ausiliaria il cui scopo è quello di azionare generare corrente elettrica da dare in pasto alla condotta REC. Tutte le motrici diesel più vecchie, dalla D.341 alla D.443, abbisognavano di un carro speciale che a bordo aveva un motore diesel che azionava un generatore elettrico: si tratta della versione moderna dei carri riscaldo, noti anche come carri motogeneratori, o furgoni generatori.

D345.1044+nVDrec nel 1990 – Foto Claudio Gori da Flicker

E’ questo il tema che affrontiamo nella presente nota.

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Pubblicato il 2 aprile 2022

 Alle vetture dei tipi da 1921 a 1937 abbiamo dedicato varie note (Tipo 1921: [1][2], 1931: [3], 1933 e 1937: [4], alcuni modelli in scala H0 [5] e N [6]). Qui ci occupiamo di quelle che durante la la seconda guerra mondiale passarono le Alpi, ed in gran parte non fecero più ritorno.

Varie carrozze infatti andarono all’estero, vuoi per il trasporto di soldati verso il fronte russo, vuoi perché usate dai tedeschi, e non fecero più ritorno, specie quelle finite oltre quella che allora si chiamava “la cortina di ferro”, ovvero nell’Europa dell’Est che era sotto il controllo dell’Unione Sovietica.  Furono incorporate nelle amministrazioni locali: Jugoslavia, Polonia, Romania, DDR (Germania Est).

Di quelle rumene (e di una polacca) abbiamo trovato immagini, mentre per quelle finite altrove alcune immagini erano reperibili in rete fino a qualche anno fa, ma ora sono scomparse, per cui per ricostruirne almeno in parte la storia dobbiamo rifarci ai modelli in H0.

CFR – Romania

Iniziamo con le Tipo 1921 presso le CFR, in Romania. Presentano delle modifiche, come i doppi corrimano agli accessi, e la chiusura dei vetri sulle pareti di fondo.

CFR A 50 53 17-22 092-7 a Timisoara nel 1990. E’ una ex FS Bz 20.000, Foto Hubert G. Königer da drehscheibe-online.de

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Pubblicato il 19 marzo 2022

Che la stampa 3D stia trovando il suo spazio nel modellismo in scala N è fuor di dubbio. Abbiamo già avuto modo di parlare  del nostro piccolo esperimento con la FS 225.698 e delle numerose realizzazioni del Gran Maestro Gianfranco Visentin, anche se abbiamo focalizzato soprattutto sui suoi modelli in scala Z (la lista completa ed aggiornata si trova sul suo sito), segnalando comunque la lista della sua vasta produzione in N presente su shapeways. Gli altri “esploratori” del territorio sono tanti, basta guardare ad esempio le sezioni dedicate sul forum ASN: [1] [2]. C’è chi disegni e stampe li fa solo per se stesso, come Ivan Armanelli, chi come Mario Vason o Antonello Lato condivide i suoi files cosicché chiunque è interessato se li possa stampare in autonomia, chi come Luca Parasacco mette i suoi modelli stampati a disposizione presso un service come shapeways.

Uno degli esempi più notevoli è però il lavoro di Robert Kurmann, appassionato svizzero del quale abbiamo già avuto modo di parlare presentando le sue “Tipo 1955”. Robert, che lo fa solo per la propria passione, mette poi a disposizione di chi vuole non la stampa, ma il modello finito, montato e verniciato, pronto a correre sul plastico.

FS Bz 33.584. Ma in che scala è?

Incredibile pensare che siano modelli in scala N essenzialmente autocostruiti…

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Pubblicato il 26 febbraio 2022

Abbiamo di recente ripercorso la storia delle vetture FS Tipo 1921 [1][2], 1931 [3], 1933 e 1937 [4], e ne abbiamo visto alcuni modelli in scala H0 [5]: è ora di dare un’occhiata a quel che troviamo in scala N.

La storia inizia da lontano, giacché già nel 1966 Tibidabo aveva a catalogo vetture identificate come Az 52000 (delle Tipo 1937 che erano ABz fino al 1956) accompagnate da bagagliai Duz 95000. Il costo era di 1800 Lire ciascuna.

Az 52000, dal catalogo Tibidabo del 1966

DUz 95000, dal catalogo Tibidabo del 1966

Come il resto della produzione Tibidabo, si tratta di rifacimenti in 1:160 di modelli che Rivarossi aveva in H0, tanto che persino i ganci erano dello stesso tipo: a occhiello, come peraltro anche i rotabili Lima contemporanei.

Carrozza Tibidabo con ganci a occhiello, lato compartimenti

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