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Pubblicato il 17 febbraio 2024

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Eccoci alla seconda puntata del racconto in cui percorriamo la storia della locomotive a vapore negli USA, cercando di dare ragione dei nomi che furono assegnati ai diversi rodiggi in uso. Nella prima abbiamo esaminato le origini e gli switcher. Ricordiamo che quanto diciamo segue le tracce dell’articolo “The Origin of Locomotive Class Names” pubblicato nel 1952 su The Railway and Locomotive Historical Society Bulletin da G.H.Gaskell, che riadattiamo estraendone i passi che ci sembrano più significativi ed integrandoli con altre notizie ed immagini.

In questa seconda parte trattiamo i rodiggi basati su due assi motori (quindi x-4-x in notazione di Whyte): Forney, American, Columbia, Atlantic, Reading o Jubilee

Forney 0-4-4, 0-4-6 (ma anche 0-6-4 e 0-6-6)

Delle Forney, locomotive molto particolari, abbiamo raccontato abbastanza estensivamente in una nota recente. Erano piuttosto famose negli USA, e dettero in nome alle 0-4-4 (B2) e alle 0-4-6 (B3) come Forney four-coupled, senza differenza tra quelle con carrello a due o a tre assi. Analogamente, le 0-6-4 (C2) e le 0-6-6 (C3) vennero chiamate Forney six-coupled, anche qui senza far caso ai dettagli del carrello.

Forney 0-4-4  (Forney four-coupled) della Brooklin Elevated RailRoad

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Spree Alpen Express

Pubblicato il 3 febbraio 2024

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Come spesso, anche questa volta partiamo da uno spunto modellistico per parlare di treni veri, e poi tornare ai modelli. Il catalogo Arnold 2024 riporta due set (HN 4423 e 4424) riproducenti lo Spree Alpen Express  e contrassegnati da una bandierina tedesca, dunque apparentemente poco interessanti per il ferromodellista italico. Eppure potrebbe non essere così: lo Spree Alpen Express viaggiava (anche) sui nostri binari.

Spree Alpen Express a Moncucco, Foto Francesco Pozzato da facebook

In nome ricorda quello del ben più celebre Alpen Express che connetteva Roma con Copenaghen tra il 1952 e il 1987; questo invece andava dallo Spree all’Adige negli anni dal 1992 e il 1999. Lo Spree è il fiume di Berlino, e Verona era la città di destinazione del viaggio. Vediamo di saperne qualcosa di più.

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Pubblicato il 3 febbraio 2023

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Qualche tempo fa discutemmo del rodiggio delle locomotive a vapore, con particolare riferimento alla classificazione delle locomotive italiane. Accennammo anche al fatto che negli USA, ma per estensione anche altrove, i diversi rodiggi fossero associati a dei nomi: per esempio anche da noi si parla delle 690 e 691 come delle “Pacific” italiane. I ferrovieri statunitensi usavano proprio tali nomi per distinguere le varie tipologie di locomotive. Elencammo i nomi più diffusi, abbastanza familiari anche ai modellisti italiani dato che i cataloghi Rivarossi li citavano.

Catalogo Rivarossi 1972/73, modelli in scala N: si presentano una “Pacific” e una “Mikado”

Riprendiamo il discorso, per listare in modo più esaustivo i vari nomi, e soprattutto per indagare sull’origine degli stessi.

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Pubblicato il 27 gennaio 2024

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Riprendiamo a parlare dei nostri modelli in scala N realizzati in stampa 3D: dopo le Tipo 1921 e le vetture di servizio da esse derivate[1][2], proseguiamo con le Tipo 1931. Le avevamo già portate in preview a Novegro, ma ora sono pronte.

Le 1931 in scala N:  una 31000 Grigio Ardesia, una 21000 in Castano, una 11000 Castano Isabella e una 11000 verde (livrea sperimentale della 11900)

Si tratta di vagoni FS in scala esatta che, a quanto ci risulta, non sono mai stati riprodotti in scala 1:160 in passato. Innanzitutto vediamo di inquadrarli storicamente, e di capire le differenze rispetto ad altri tipi di carrozza.  Abbiamo già scritto una nota sulla storia delle Tipo 1931, ed un’altra sulle realizzazioni modellistiche in H0, ma ricapitioliamo qui i punti salienti.

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Pubblicato il 21 gennaio 2024, ultimo aggiornamento 1 aprile 2024

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Antonio Venezia è un grande appassionato di modellismo in scala N, con una vocazione per i social. Negli anni in cui facebook ancora non esisteva, aveva dato vita al Forum scalan.org (ora scomparso). Successivamente ha aperto il gruppo scalaN su facebook (dove ricordiamo che esiste anche il gruppo “scala N solo italiana”, più focalizzato sulla sola riproduzione ferromodellistica a tema italico e creato da Lorenzo Colli). La più recente delle molte iniziative di Antonio è la nascita di un giornalino digitale (in pdf) associato al gruppo faceboook.

Il primo numero del Giornalino della Scala N

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Pubblicato il 13 gennaio 2024

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Blu e azzurro azzurro tornano, ad intervalli, sui convogli italiani. Abbiamo avuto il blu delle carrozze letto (anche in tono più scuro con le IC notte) e poi delle note di blu XMPR sulle vetture Giubileo. Più recentemente la livrea DTR ha sfoggiato del blu, che abbiamo quindi sui vari Swing, Pop , ecc. Ovviamente poi sui nostri binari è passato, ed ancora transita, un blu molto più elegante e fascinoso: quello delle vetture CIWL,

L’azzurro, più raro, ha marcato rotabili eleganza e fascino non inferiori a quelli delle carrozze dell’Orient Express: abbiamo avuto il Treno Azzurro, negli anni della rinascita postbellica, e poco più tardi il superbo periodo del grigio perla e blu orientale (e quel grigio pare quasi un tono di azurro).

A quest’epoca pare ispirarsi una nuova livrea di FS: quella di Treni Turistici Italiani (TTI), che però a nostro avviso è lontana dall’eguagliare la finezza del vestito delle Tartarughe di origine.

Il convoglio TTI verso Calalzo

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Pubblicato il 4 gennaio 2024

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Di recente, parlando dell’idea di porre la cabina di guida in testa alle locomotive a vapore (Cab Forward) dicemmo che intuizione originaria è spesso attribuita a Matthias N. Furney. Questi ebbe l’idea di girare un locotender per farlo marciare con la cabina in testa al treno, e che la brevettò tra il 1861 e il 1864.

Locotender_’Ariel’ (Billerica and Bedford (2_ft._gauge) Railroad, a scartamento ridotto). Progetto di Forney, costruita da Hinkley Locomotive Works, Boston, (da Scientific American, 16 Marzo 1878)

In realtà questa ci pare una visione semplificata della storia. Certamente Forney disegnò un locotender in modo che quella fosse la sua direzione di marcia normale, come nel caso della Ariel sopra raffigurata. A questo fine lo dotò di un bissel, e distribuì i carichi in modo da gravare a sufficienza sul bissel stesso. Acqua e carbone erano stivate sopra di esso, per garantire che la sua funzione di direzionalità fosse facilitata. Ne risultò una motrice che a guardarla sembrerebbe un normale locotender, ma la presenza del fanale frontale e del “cowcatcher” (vomere) indicano chiaramente quale sia la direzione di marcia primaria della macchina.

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Pubblicato il 28 dicembre 2023

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Immaginate, a fine anni ’50, un bambino di tre anni. Tutte le volte che sente il canto di una locomotiva vapore passare sotto casa, lungo il fiume e nei pressi della stazione, corre sul terrazzo. Afferra con le manine le barre della ringhiera per guardare giù dal quarto piano quel coso di ferro nero che passa sbuffando e innalzando una nuvola di fumo candido. Come tutti i bimbi, chiedeva sempre perché. “Papà, perché quella carolina (così chiamava le locomotive) è fatta così?”

E allora il padre si inventò una storia…

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Buon Natale 2023

Pubblicato il 23 dicembre 2023

Il 2023 è stato l’aNno della D.445: se ne sono accorti tutti [1][2][3]! Poteva ignorarlo Babbo Natale?

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FS Gr 670 e 671

Pubblicato il 16 dicembre 2023

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Tra le motrici italiane più curiose vi sono indubbiamente quelle del gruppo 670 e derivati. Sono infatti delle Cab Forward (tipologia della quale abbiamo parlato recentemente), ovvero macchine che hanno la cabina di guida in testa invece che averla dietro la caldaia come avviene usualmente.

Locomotiva con tender a botte con la marcatura FS iniziale 6943  (gruppo 690, divenuto poi 670)

La scelta di posizionare la cabina in tal modo è in genere attribuita all’esigenza di migliorare la visibilità del macchinista, e la vivibilità dell’intero equipaggio di cabina, specie in presenza di lunghe gallerie che spesso furono causa di malori (e persino morte) di macchinista e/o fuochista per via del fumo (ricordiamo il caso estremo della tragedia di Balvano nella quale, assieme agli operatori di macchina, perirono 500 persone).

Eppure nel caso delle 670, questa non fu la motivazione primaria, quanto piuttosto un gradito effetto collaterale.

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